Recensione: Mount The Mountain

Gli australiani Mammoth Mammoth tornano a poco più di due anni di distanza da “Hammered Again” con il loro (poco) stoner (molto) rock goliardico e scanzonato, vero marchio di fabbrica di questa band diretta e senza fronzoli. Il ménage à trois tra Motorhead, Rose Tattoo e Black Sabbath prosegue anche nel nuovo “Mount The Mountain”, un platter che inanella dei pezzi intriganti e di immediata presa, esattamente ciò che ci saremmo aspettati dal four-piece di Melbourne.

Ogni brano fa leva su di una melodia portante efficace e su di un refrain ficcante che ricorderete fin dai primi ascolti, ogni elemento si incastona per esaltare la voce catarrosa e piena del bravo Mikey Tucker e la chitarra di Ben “Cuz” Couzens, che infila una serie di assoli piacevoli, coinvolgenti e soprattutto pieni di energia. Questa volta più spazio anche alla sezione ritmica, composta dal potente basso di Pete Bell e dalla batteria di Frank “Bones” Trobbiani, del tutto protagonisti sulla trascinante “Wild And Dead”.

La canzone d’apertura, che dà il titolo all’album, mette subito in chiaro questo approccio forse un po’ giocoso ma caratteristico allo stoner con un brano che punta molto sull’orecchiabilità e su di un appeal rock’n’roll, confermato da una serie di pezzi dal giusto tiro che potrebbero diventare presto i nuovi inni del gruppo, ovvero “Hole In The Head”, “Procrastination”, dall’irresistibile effetto live, il singolo “Sleep Walker” e “Hard Way Down”. Tutto, ma senza esagerare, sporcato dai ritmi dilatati e dai riverberi del vecchio doom.

La cover di “Can’t Get You Out Of My Head” di Kylie Minogue, ristrutturata dai nostri con personalità, non è molto più se non una nota di colore, ma termina l’album con quel tocco di ironia che distingue i Mammoth Mammoth, una band che sa riciclarsi con un certo stile.

Andrea Sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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