A Magnus Karlsson riconosco il merito di avermi, per così dire, abituato bene: i dischi del talentuoso chitarrista e compositore svedese, infatti, si caratterizzano sempre per un carattere spumeggiante che, pur tenendo conto delle inevitabili oscillazioni in quanto ad efficacia ed ispirazione, mantiene comunque vivi tanto l’attenzione quanto il divertimento. Attivo dal 2013 con il suo progetto personale “Free Fall”, Karlsson può anche vantare un’esperienza granitica come produttore e musicista live, che lo ha visto collaborare a vario titolo con Allen/Lande, Kiske/Somerville, Starbreaker e Primal Fear: una lista parziale ma che, anche in virtù della qualità espressa da questi artisti, lascia intuire il livello generalmente alto sul quale gli impegni lavorativi dello svedese si attestano. La lista dei cantanti assoldati per la produzione di questo quarto lavoro non fa certo eccezione ed è essa stessa un’ulteriore testimonianza della credibilità conquistata dall’uomo, dal produttore e dal musicista in tanti anni di carriera: tra i nomi di Alexander Strandell, Jakob Samuel, James Durbin, Kristian Fyhr, James Robledo, Michael Eriksen, Girish Pradhan, Raphael Mendes, Terje Haroy, Antti Railio e Jake E ci vedi infatti non solo gli interpreti in quota Frontiers, come del resto prevedibile, ma anche presenze che allungano la lista ma, allo stesso tempo, ne aumentano la qualità intrinseca. Anche grazie al drumming ricco di Anders Köllerfors, “Hunt The Flame” si presenta immediatamente come un disco in grado di avvolgerti e riscaldarti, prima di abbandonarsi all’immediatezza semplice ed efficace dei suoi ritornelli…
Non servono tutti e cinquantanove i minuti di esecuzione per rendersi conto che questo disco si propone innanzitutto di consolidare una formula che Karlsson ha convintamente abbracciato fin dall’uscita dell’esordio omonimo: quella di un heavy/power elegante e raffinato, ulteriormente impreziosito dai suoi assoli di chitarra (“Nightbird”, “Following The Damned”) ma senza mai perdere di vista il divertimento, l’accessibilità e la capacità di non prendersi eccessivamente sul serio. Se a questo si aggiunge una buona dose di sensibilità scandinava, che suggerisce sempre quando fermarsi per non sovraccaricare il tutto, si intuisce come “Hunt The Flame” non impressioni tanto per la natura prevedibile dei suoi contenuti, quanto piuttosto per la brillantezza con la quale riesce ad insistere su una formula di indubbio e meritato successo. La continua alternanza dei cantanti coinvolti nel progetto accresce ulteriormente la varietà dell’offerta, pur senza snaturarla: tutti i vocalist si confermano naturalmente all’altezza, per quanto le performance di Durbin (“Thunder Calls”), Pradhan (“Holy Ground”) e Railio (“Summoning The Stars”) si possano segnalare tra quelle che meglio coniugano l’efficacia dell’interpretazione con la qualità del materiale messo a disposizione. Senza mai rinunciare alla sua natura melodica, pirotecnica e pimpante, “Hunt The Flame” getta in questa girandola vorticosa – per molti sensi un’adrenalinica caduta libera – riff malinconici (“You Can’t Hurt Me Anymore”) ed orchestrazioni sinfoniche (“Break Of Dawn”), cantando di amori e spigolose quotidianità (“Demons Of Our Time”) in nome di un denominatore comune – quello melodico e chissenefrega anche un po’ pop – che sempre riconduce tutta questa grondante ricchezza ad un concetto raffinato, del quale Karlsson può rivendicare orgogliosamente e da dieci anni la paternità.
L’introduzione di Wikipedia è particolarmente efficace: “Magnus Karlsson ha iniziato il suo percorso musicale sulla chitarra classica all’età di 10 anni. I suoi gusti musicali vengono fortemente ispirati dalla corrente musicale dell’NWOBHM e dall’ascolto di band come Iron Maiden, Dio, Judas Priest e Black Sabbath. Le sue principali influenze chitarristiche sono arrivate dall’ascolto di Steve Morse, Steve Vai e Allan Holdsworth. Ha suonato in svariate band metal e fusion e ha sviluppato uno stile che mescola musica metal e folk”. Le influenze richiamate, così come i generi differenti con i quali Karlsson si è misurato, aiutano in qualche modo a comprendere la grandezza e l’ampiezza degli orizzonti musicali di un artista che, anno dopo anno, è diventato quasi un simbolo (o una bandiera, diremmo noi sportivi divanati) di un certo modo di intendere e confezionare musica. Una missione svolta certamente con mestiere seriale ed un occhio al portafoglio, ma anche con un trasporto artistico ed una voglia di unire pubblico e colleghi che non possono lasciare indifferenti: perfettamente bilanciato nella sua progettazione ma forte di un’esecuzione semplicemente travolgente, “Hunt The Flame” è un’esperienza da vivere tutta d’un fiato, un assalto melodico implacabile che lascia senza respiro e che, al termine della riproduzione, ti lascia stordito ed in balia di un silenzio ovattato, da scacciare al più presto. Dai, ancora una volta, play.

Etichetta: Frontiers Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Hunt The Flame feat. Alexander Strandell 02. You Can’t Hurt Me Anymore feat. Jakob Samuel 03. Thunder Calls feat. James Durbin 04. Break Of Dawn feat. Kristian Fyhr 05. Far From Home feat. James Robledo 06. Night Bird feat. Michael Eriksen 07. Holy Ground feat. Girish Pradhan 08. Following The Damned feat. Raphael Mendes 09. The Lucid Dreamer feat. Terje Haroy 10. Demons Of Our Time feat. Jake E 11. Summoning The Stars feat. Antti Railio Sito Web: facebook.com/MAGNUSKARLSSONOFFICIAL |