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Machine Head – Recensione: Øf Kingdøm And Crøwn

Il 26 agosto 2022 i Machine Head sono tornati, a distanza di quattro anni dalla pubblicazione di “Catharsis”, album molto discusso e criticato in particolar modo per le sue sonorità eccessivamente nu meta,l che hanno suscitato scalpore e disapprovazione.

Øf Kingdøm And Crøwn“ ci riporta ai Machine Head del passato. Un album concettuale, che necessita di qualche ascolto per essere compreso appieno, fortemente ispirato dall’anime “Attack On Titan”, di cui il frontman è appassionato e di cui troviamo un riferimento molto esplicito all’interno del pezzo di chiusura. L’album ha in totale 13 tracce, di cui tre interludi, ma ne erano già state svelate sei a partire dal 2020, sia sui social dalla band, sia con la pubblicazione di alcuni singoli. In questo disco troviamo il frontman Robb Flynn, la mente (e la penna) del progetto, assieme a Waclaw Kieltyka che sostituisce Phil Dammel, Jared MacEachern e alla batteria  Navene Koperweis (ex  componente degli Animals As Leaders), che sostituisce nelle registrazioni  Matt Alson, comunque in pianta stabile nella band. “Slaughther The Marthyr” è la prima traccia dell’album con una durata totale di più di dieci minuti. Il brano sembra diviso in due parti con una sorta d’introduzione della durata di tre minuti, dove troviamo solo la voce del cantante pulita e profonda supportata dalle chitarre e dall’aggiunta dei cori in seconda battuta. L’atmosfera sofferente e delicata si trasforma totalmente al minuto 3, dove sembra quasi che inizi un altro brano di stampo thrash. Questo pezzo narra, anzi urla, la storia di Ares ed Eros che combattono per la conquista del potere.

Choke To The Ashes Of Your Hate” e  “Become The Firestorm” sono molto potenti e decisamente speed /thrash dalla ritmica inarrestabile, mentre nel  breve interludio  successivo “Overdose” abbiamo una voce che comunica ad Ares che la madre è appena morta. Da questo parte “My Hands Are Empty”, singolo già uscito nel 2020, dove si narra della pazzia di Ares, causata appunto dal dolore della perdita della madre, che è passata a miglior vita proprio per colpa di un’overdose. Il brano inizia in modo possente, con un coro solenne che esegue la melodia principale  in primo piano sopra a una sorta di marcia, che rende l’idea della celebrazione di un rituale, per poi esplodere con violenza dando modo ad Ares di esprimere tutta la sua rabbia. La potenza del brano è smorzata a tratti dal coro iniziale che viene ripreso in più punti e dona epicità e profondità alla struttura. Uno dei pezzi più teatrali dell’intero disco. “Unhallowed” si presenta come un brano melodico e forte allo stesso tempo, molto orecchiabile e che rimanda sicuramente ai Trivium, con linee vocali principalmente pulite e ritmiche corpose alternate ad arpeggi efficaci, che si appesantisce nella parte finale. L’ interludio “Assimilate” precede “Kill Thy Enemies”, per poi arrivare a “No Gods No Masters”, altro brano dove si alternano parti dalle ritmiche martellanti più strong a parti più d’atmosfera, dominate dagli arpeggi clean di chitarra e dalla voce pulita di Flynn.

Bloodshot” e “Rotten”  portano nell’album una buona dose di cattiveria sanguigna, seguiti da “Terminus”, che introduce brevemente “Arrows In Words From The Sky”, dove i Machine Head omaggiano Attack On Titan  utilizzando un midtempo che ricorda chiaramente la  sigla dell’anime originale. Se questo album ha avuto sicuramente degli alti e bassi, questo brano è sicuramente una degna chiusura a questo viaggio concettuale.

Øf Kingdøm And Crøwn” è un disco che contiene brani complessi e ricchi di particolari, sicuramente di livello molto più alto rispetto al precedente, con melodie che rimangono impresse  e testi interessanti. Non è un capolavoro, ma è un lavoro interessante che ci fa ben sperare in un ritorno degno dei Machine Head che conosciamo.

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