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Lords Of Black – Recensione: Icons Of The New Days

Lords Of Black sono un gruppo spagnolo salito alla ribalta grazie all’importante affermazione del proprio cantante, Ronnie Romero: il frontman cileno, infatti, è stato scelto da Ritchie Blackmore nel 2015 per raccogliere l’eredità del compianto Ronnie James Dio dietro al microfono dei “rinati” Ritchie Blackmore’s Rainbow. Vista la portata dei nomi coinvolti, la consacrazione di Romero – tra gli epigoni più dotati e credibili dell’ex singer di Rainbow e Black Sabbath – ha permesso alla band di ricevere maggiori attenzioni dal pubblico internazionale, caricando le loro pubblicazioni di aspettative tutt’altro che leggere.

Come già evidenziato nelle precedenti occasioni, però, ricollegare la travolgente ascesa dei Lords Of Black alle fortune del suo cantante sarebbe riduttivo e sicuramente offensivo nei confronti di un combo che, in poco piedi un lustro, ha saputo ritagliarsi il proprio spazio grazie alle indubbie qualità dei singoli, a un songwriting maturo e fin qui sempre ispirato e a una sicurezza nei propri mezzi costruita uscita dopo uscita. Quando poi, il chitarrista Tony Hernando viene affiancato da Roland Grapow (Helloween) per la produzione e il missaggio, risulta evidente la voglia di realizzare un prodotto di grande fattura.

E ascoltando “Icons Of The New Days” – questo il titolo del successore del già ottimo “II” – l’impressione di trovarsi di fronte a una piccola gemma di Power Metal è davvero forte. La ricetta dei Lords Of Black non subisce stravolgimenti o variazioni: accanto alla matrice Power – citata poc’anzi – troviamo una vivida attitudine Heavy Metal filtrata attraverso la ricercatezza Progressive, a creare un connubio di assoluto valore, personale, suonato splendidamente e prodotto in maniera pulita e funzionale. Sia chiaro, la proposta del combo spagnolo non è innovativa – il tutto è ampiamente riconducibile a quell’ondata Power Metal che ha inflazionato il mercato nella seconda metà degli anni ’90 e fino all’inizio del Terzo Millennio – ma la classe, l’indubbio gusto per la melodia e la maturità dei singoli permettono al terzo full-lenght dei Lords Of Black di elevare ulteriormente la qualità finale del disco.

Dodici brani, oltre un’ora (l’edizione deluxe contiene un bonus disc con cover dei Queen, degli Anthrax, di Bruce Dickinson e dei Journey che innalzano il minutaggio) in cui Romero, Hernando e il batterista Andy C. mettono in mostra la loro perizia esecutiva e interpretativa in canzoni ora dirette e aggressive – l’opener “World Gone Mad”, “When A Hero Takes A Fall”, “Forevermore” e “Long Way To Go” in tal senso sono esemplificative di quest’attitudine – ora più ragionate e articolate – la potente title track, la struggente “The Way I’ll Remember”, la cadenzata “King’s Reborn”, il rifframa sincopato e il virtuosismo tastieristico di “The Edge Of Darkness” – mantenendo sempre invariato il loro ottimo gusto per melodie estremamente orecchiabili.

Per evitare di penalizzare qualche brano a vantaggio di altri, sottolineiamo come ogni composizione meriti di essere ascoltata e riascoltata per meglio godere del certosino lavoro della band e scoprire, di volta in volta, la ricercatezza di ogni singolo passaggio. Ma la sublimazione di tutto quanto fin qui descritto rivive nella conclusiva suite “All I Have Left”: undici minuti in cui tutti gli elementi marchio di fabbrica del gruppo spagnolo si intersecano per dare vita a una canzone che alterna diversi stati d’animo, colori contrastanti e atmosfere suadenti.

L’ascesa dei Lords Of Black continua inarrestabile, dunque, e questo “Icons Of The New Days”, grazie a brani di assoluto valore e una produzione fantastica in grado di mettere in risalto ogni passaggio, è la prova che il successo dei nostri splende di luce propria. Uno dei dischi più interessanti di questa prima parte del 2018.

 

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