Living Colour: Live Report della data di Zingonia (BG)

Sono frastornato da una manifestazione di tanto straripante superiorità.

Tanto per cominciare quattro incredibili strumentisti sul palco, ma naturalmente non è questo. C’è molto di più. Una rara capacità di fare coincidere una tecnica ai massimi livelli con la fantasia, l’orecchiabilità e lo spettacolo, di divertirsi e di fare divertire. Una forza, un impatto semplicemente devastanti.

Viene il dubbio che i dieci anni di separazione li abbiano in realtà passati imprigionati in una sala prove. Niente altro da fare che suonare e progettare la fuga. Nell’anno di grazie 2003 li hanno liberati, hanno scatenato la loro furia sul mondo, e l’impatto è quello di un ciclone. Un approccio totale alla musica, tutti i generi tradizionali della musica nera miscelati in un unico calderone e riletti con gli occhiali del bianco hard rock. Funky, soul, hip-hop, Hendrix sono gli ingredienti che vanno a comporre un suono unico, incredibilmente articolato eppure omogeneo e fluido.

Il pubblico non aspetta altro che il ritorno dei loro beniamini: nessuno ha ancora messo le mani sul nuovo lavoro, per cui si tratta di uno zoccolo duro di affezionati che da dieci anni aspettava questo evento, e viene ripagata con gli interessi. Un attacco con due brani classici, ed è subito il delirio, poi la prima bordata: una ironica dichiarazione di intenti che si trasforma in un infuocato proiettile di rock. Sono neri. Sono tornati. ‘Back In Black’! Il pubblico gradisce e si scatena, e loro mettono in chiaro che non ce ne sarà per nessuno. Tiro micidiale, attitudine ai massimi livelli, e un Corey Glover assolutamente incredibile, capace di cantare in falsetto su tonalità altissime e con una potenza straripante.

I quattro si divertono, affiatati e sorridenti sul palco, non si risparmiano in nessun modo, si sporgono sulle prime file per un contatto fisico costante con il pubblico in visibilio. E danno un senso all’esibizione live, manipolano, modificano, dilatano i brani. Fanno valere il loro background jazzistico e ci fanno capire quanto sia ridicola e insopportabile l’abitudine di riproporre sul palco un compitino sempre uguale, magari ulteriormente imbolsito da siparietti recitati svogliatamente uguali ogni sera. Qui tutto è spontaneo, immediato, energico.

Lo show ha secondo me il suo apice in una incredibile versione di ‘Sacred Ground’ (dall’ultimo disco): tappeto di drum machine doppiata da un Will Calhoun in stato di grazia; Doug Wimbish che si alterna tra il basso e degli stranissimi pad elettronici che producono un suono da apocalisse controllata, oltre a cantare con un distorsore a pedale con il quale modula la sua voce fino a tonalità cavernosissime; stacco centrale con accenno a ‘Sex Machine’ cantata in coro col pubblico; ingresso di un gigantesco roadie che si inserisce con un rap; ripresa e conclusione con visioni di apocalisse ecologica. Da brividi.

Uno spettacolo unico per energia e intensità di questi quattro fuochi d’artificio umani. Riascoltare i brani incisi dopo avere visto cosa sanno creare su un palco li fa quasi sembrare rigidi, ingabbiati; se trovassero un produttore capace di riprodurre anche in studio questa alchimia magica e di fissarla su disco credo ne uscirebbe qualcosa di epocale.

Finalmente posso dire anche io, con gli enormi Anal Cunt, "Living Colour is my favourite black metal band"!.

Living Colour – Colleid0scope

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