Versus Music Project porta in Italia gli Anaal Nathrakh, gruppo alfiere di un grindcore imbastardito che, forte del nuovo “The Whole Of The Law” su Metal Blade Records è pronto a seminare distruzione su e giù per l’italico stivale. L’Alchemica Music Club, in quel di Bologna,è uno dei club designati per la calata dei barbari rumoristi, segno che questa realtà italiana continua ad allargarsi e a proporre concerti su concerti di qualità, in barba a chi dice che”non c’è mai niente in giro”…
Ovviamente, a supporto del gruppo principale, non possono mancare due succulenti opening act per far salire l’adrenalina (qualora ce ne fosse bisogno) e le scariche di endorfine dettate da cattiveria primigenia: il compito di aprire le danzze spetta ai cesenati Lambs ‡, che col loro crushing misanthropic sludge crust riescono ad autodefinire il proprio genere di appartenenza e la propria sana voglia di mettere a ferro, fuoco e disagio l’audience che comincia a palesarsi in attesa del grande evento. Suoni slabbrati, grinta da retroterra tipicamente hardcore e strutture in grado di far impallidire combo ben più blasonati fanno applaudire il quartetto, che ha al suo attivo “Betrayed From Birth” e si appresta a scalare le vette del suono estremo fra i patri confini e non: un’ottima prova che lascia un’impressione più che buona fra gli astanti, pronti ad ascoltare la prossima band.
I Blood Of Seklusion, anche loro in formazione a quattro elementi, provengono da Modena e propongono un death metal scevro di fronzoli, in grado di elargire mazzate a più non posso e lasciare tramortiti: la classe non è acqua e l’old school perpetrata sonicamente dal gruppo è una sciabolata in faccia, forte della voce e delle capacità tecniche del combo che pubblicherà presto il nuovo “Servants Of Chaos”. Promossi a pieni voti, senza riserve, dunque, entrambi gli opening act della serata.
E’ il momento degli Anaal Nathrakh: anti-superstar, nonostante il livello di notorietà raggiunto, che si presentano sul palco tranquillamente per provvedere agli ultimi dettagli pre-macellazione uditiva. Il pubblico ha raggiunto un buon numero e non vede l’ora di essere investito dall’onda d’urto generata dal leviatano che si trova innanzi: i quattro fucilieri partono ma la batteria non esce dalle casse… Perplessità iniziale che subito viene rimediata ma in fin dei conti chi se ne frega: la gente è travolta dal muro di suono e dal fare amichevole del gruppo che nonostante sia privo delle basi elettroniche/loop e della voce fornita dal batterista (comunque una vera macchina!) macina pezzi su pezzi e poco importa se il suono verrà sistemato solo dopo la metà del concerto. In fondo essere grindcorenel 2016 comporta anche questo e la partecipazione della gente estasiata nelle prime file dimostra quanto i pezzi siano conosciuti a memoria e la verve (invero anche epica infusa in ogni brano) che fa da defagrante alle composizioni sia ben più necessaria di qualche suono tirato a lucido. E bravi Anaal Nathrakh, in grado ,seppur nel loro genere “di nicchia”, a svettare e riscuotere meritatissimi consensi al di là di tutto.