Ghaals Wyrd + Saor + Gaerea: Live Report e foto del concerto di Paderno Dugnano

Ancora una volta il traffico intenso alla barriera di Milano costringe il sottoscritto ad arrivare proprio durante l’esecuzione dell’ultima canzone dei Gaerea, lasciandomi l’amaro in bocca ma soprattutto arrabbiato di come non si riesca a far iniziare una serata con tre band almeno alle ore 20 e non ad orari in cui la maggior parte degli spettatori ancora lavora. Con il beneficio del dubbio, lascio a Giorgio introdurre questa serata mistica, devota alle sonorità più oscure del black metal, con qualche scatto del gruppo di apertura, ma per quel poco che ho potuto sentire e vedere deve essere stato davvero un concerto molto inteso.

SAOR

Seguono, dopo svariati problemi tecnici alla batteria, gli scozzeri Saor, anche loro in questo momento sulla cresta dell’onda post-atmospheric black metal e apprezzatissimi nell’ambiente album dopo album.

Il palco è scarno, minimo sindacale anche per quel che riguarda gli effetti luce dando quindi tutta l’importanza solamente alla musica. Il “gruppo” sale sul palco con una sala che va a riempirsi man mano che passano i minuti con Andy completamente immerso nell’esecuzione dei brani. La loro proposta mischia moltissimi elementi folk di chiara ispirazione anglosassone, portando l’ascoltatore anche dal vivo a compiere un lunghissimo viaggio attraverso la visione estrema della musica scozzese. Pochi dialoghi e tanto pathos rendono la performance dei Saor, davvero unica e molto introspettiva, tanto che la risposta varia da persona a persona. Personalmente una band molto complessa ma non per questo difficile, di fondo però bisogna entrare assolutamente in sintonia con i vari elementi proposti da Andy per poter beneficiare a pieno dello spettro sonoro proposto dai soli quattro brani suonati allo Slaughter Club. Non c’è dubbio però che chi dirige l’orchestra in zona mixer sia molto ispirato regalando un bilanciamento davvero unico e rendendo finalmente giustizia a suoni che devono essere ascoltati nel modo migliore per poterne godere appieno. Di conseguenza i Saor sono promossi a pieni voti e chi non si è presentato questa sera meriterebbe una bacchettata sulle dita.

Setlist:

  • Origins
  • The Awakening
  • Aura
  • Tears Of A Nation

GAAHLS WYRD

Con un cambio palco filato liscio come l’olio e una sala abbastanza colma di presenze, possiamo dunque omaggiare l’ingresso sul palco di Gaahls Wyrd in questa sua nuova trasformazione “solista” della sua carriera.

La sola sua presenza sul palco è da brividi, emana un’energia oscura difficile da mettere per iscritto ma ti rapisce e non ti permette distrazioni. Sul palco richiama tutti i presenti all’attenti in questa attraversata demoniaca tra i suoi vari progetti presenti e passati. Nota ancor più positiva è l’aumento di decibel, accompagnato da un identico aumento della qualità sonora. Mai mi era capitato, in venue di queste dimensioni, di poter ascoltare a cotanto volume senza un minimo di distorsione. Ennesima dimostrazione di come lo Slaugher Club sia davvero un posto sopra la media se vengono date le chiavi a fonici capaci.

Ciò che ci aspetterà da qui alla fine sarà la massima espressione di un black metal maligno e oscuro, suonato in modo allucinante con un frontman che, nel bene ma soprattutto nel male, ha scritto capitoli fondamentali di questo genere. Infatti non solo porterà dal vivo questo suo nuovo progetto, ma ci infonderà altro spirito mefistofelico con brani tratti da Gorgoroth, God Seed & Trelldom.

Dopo un benvenuto tramite “Ghost Invited” siamo direttamente catapultati al paragrafo citato poc’anzi con “Carving A Giant” e “Wound Upon Wound”. Questo manda subito in estasi il pubblico, grazie anche a una performance malvagia di Gaahls che mai mi sarei aspettato di poter osservare, ma soprattutto ascoltare dal vivo. La sua voce, tramite i suoi acuti spacca timpani e sinistri, sono il portale diretto con l’inferno che, mischiato al suo sguardo freddo e blasfemo, ti catturano e ti portano a fissare solo lui con le sue lente ma macabre movenze da destra a sinistra del palco. Una danza perpetua e funerea che in alcuni frangenti riuscirà a metterci molto a disagio, segno di un carattere diabolico ma magnetico.

Passato il capitolo Gorgorth si apre quello relativo al suo disco solista, di cui vengono suonate buona parte delle tracce meglio riuscite tra l’ultimo full lenght e il precedente EP, seguito da un’ennesima cover, ma dei God Seed, ovvero “Aldrande Tre”. Molto suggestivo poterlo ascoltare mentre propone alcune tracce in norvegese, sicuramente di un impatto molto più personale e più affine col True Norwegian Black Metal rispetto alla controparte in inglese.

Infatti il duo di canzoni riservato ai Trelldom lo ritengo il migliore della serata, decisamente il culmine di un percorso oscuro e tetro. C’è veramente poco da aggiungere.

Ma la vera conclusione per gli affezionati di Gaahls avviene tramite due pilastri fondamentali della sua carriera: “Exit – Through Cave And Stone” e la finale “Alt Liv”, che manda in completo delirio praticamente tutta la sala.

Nessun intermezzo, nessuna pausa, nessuna chiacchera inutile se non qualche ringraziamento, nessuna presentazione stravagante di pezzi o della band. Come è salito sul palco nel silenzio, esce in silenzio con le corna dirette al pubblico pronunciando un semplice grazie col suo sguardo freddo e demoniaco. Il concerto più interessante dell’anno senza ombra di dubbio.

Setlist:

  • Ghost Invited
  • Carving A Giant (Gorgoroth Cover)
  • Wound Upon Wound (Gorgoroth Cover)
  • The Humming Mountain
  • The Dwell
  • Awakening Remains – Before Leaving
  • Carving The Voices
  • Aldrante Tre (God Seed Cover)
  • From The Spear
  • Slave Til En Kommende Nat (Trelldom Cover)
  • Sannhet, Smerte Og Død (Trelldom Cover)
  • Through And Past And Past
  • Exit – Though Cave And Stone (Gorgoroth Cover)
  • Alt Liv (God Seed Cover)

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