Lalu – Recensione: The Fish Who Wanted To Be King

Quarto album per la band di Vivien Lalu, compositore e produttore francese che per “The Fish Who Wanted To Be King” recluta nuovamente il cantante Damian Wilson (già con Threshold e Arjen Lucassen), visto l’eccellente lavoro svolto sul precedente “Paint The Sky”.

Progressive rock evocativo e fantasioso, merito della creatività di Lalu ma anche della fondamentale traduzione in musica dei numerosi campi di atmosfera e di ritmo, grazie all’estro del batterista Jelly Cardarelli e alla puntualità del bassista Joop Walters, quest’ultimo anche alla chitarra. Così come fondamentali sono le tastiere, che legano brani, porzioni, episodi in un unico viaggio.

L’elaborata e delicata “Deoxyribonucleic Acid” è forse l’episodio più immediato di un album che ad una prima impressione può risultare troppo cerebrale, ma che dopo qualche ascolto cresce e rivela piacevoli sfumature, come i grandi del progressive rock d’annata sapevano fare. Merito di una scrittura mai banale, a tratti esotica e – fortunatamente – non all’inseguimento della modernità. Ne sono esempio la title track e “Amnesia 1916”, due tour de force che passano attraverso atmosfere e velocità diverse, portando l’ascoltatore su un altro pianeta. Un album che è una continua scoperta.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2023

Tracklist: 01. Forever Digital 02. The Fish Who Wanted to Be King 03. Deoxyribonucleic Acid 04. Is that a London Number? 05. Amnesia 1916 06. A Reversal of Fortune 07. The Wandering Kind
Sito Web: https://www.facebook.com/vivlalu

giovanni.barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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