White Skull: La saga dei celti! – Intervista

The Ring Of The Ancients‘ è il settimo lavoro della vostra carriera. Cosa rappresenta per voi questo traguardo?

“Sette album non son pochi ma secondo il mio parere non rappresentano nemmeno un traguardo, ovvero io intendo la parola traguardo come una conclusione; è vero che si è conclusa una fatica, un nuovo album ma io vedo un album come la continuazione di una corsa, nuova linfa e non un punto d’arrivo. Il traguardo lo vedremo il giorno che appenderemo gli strumenti al chiodo… Siamo molto soddisfatti del nuovo album per svariati motivi, ci ha donato nuova linfa, siamo tutti contenti del lavoro prodotto, siamo felici di suonare le nuove canzoni…”

Il disco suona molto diretto e live, come se sia produzione che pezzi siano stati scritti per essere eseguiti su un palco. Era il vostro intento?

“Assolutamente sì. Molti fan ci hanno sempre detto, i vostri dischi suonano bene ma live spaccate molto di più che su disco; per questa ragione abbiamo effettuato una produzione con un sound più diretto, quasi live. Per quanto riguarda il songwriting, solitamente i pezzi dei White Skull sono sempre stati di attitudine live e quindi questa strada non è stata abbandonata. Quando scriviamo un pezzo dobbiamo sentirlo forte in prova, quando lo sentiamo forte ed energetico, che trasmette energia lo portiamo a termine. Non siamo maniaci della tecnica, sì in qualche brano si osa un po’ più, ma di solito la tecnica va a discapito della potenza, fra i due preferisco la potenza, suoniamo metal, non jazz.”

Come avete lavorato stavolta a livello di tempistiche, produzione, ecc.?

“Quest’anno abbiamo lavorato in assoluta tranquillità, a causa dello stop forzato dei Live shows (periodo di malattia di Gus n.d.a.). La prima fase è stata quella di trovarci tutti assieme Jammare e stendere un po’ di idee registrando tutto ciò che si suonava. Poi si è passati in preproduzione e in pratica abbiamo registrato e sistemato tutte le nostre idee, e lì ci siamo realmente resi conto cosa ci piaceva e cosa no. Poi fase finale siamo entrati in studio per circa 40 giorni tra registrazione e mix, lavorando in un clima molto rilassato.”

Il nuovo CD è un concept tematico (non una storia) incentrato sui Celti e le loro leggende. Volete darci una descrizione delle varie tracce e delle vicende a cui sono legate?

“Come hai giustamente detto l’album è un concept tematico, racchiude tutto in un unico argomento con le canzoni non legate fra loro da una storia. Gli argomenti trattati nei testi sono molto vari, si va dalle storie dei Druidi come in ‘Ninth Night’ o ‘From The Mist’ o ‘Half Moon Path’, dai tipi di scrittura usata a quei tempi ‘OGAM’, a storie vere come quella di Re Nauda, detto il Re dalla Mano d’argento ‘King With The Silver Hand’, a battaglie storiche come la marcia su Alesia ‘Marching To Alesia’, a quanto i celti amassero conservare le teste dei loro nemici e attaccarle come trofeo alle loro cinture ‘Head Hunters’, storie ridicole ma sagge come ‘After the Battle (…Bottle)’; insomma si tratta di un disco in cui leggendo i testi si possono assaporare storie che ti portano ai tempi dei Celti.”

C’è un libro in particolare, un film o un’opera d’arte che vi ha fatto decidere di passare dalla science fiction di ‘XIII Skulls’ alla mitologia dei celti? In genere chi ha scritto le lyrics e con cosa si è documentato? Intendo libri o altro…

“Non ci sono stati input esterni, l’idea è nata dalla band, un po’ per dare un seguito ai vichinghi e romani. I celti sono un popolo a cui siamo legati, hanno abitato nelle terre in cui siamo noi ora. Le lyric sono state scritte da Steve Balocco. Prima di scrivere Steve ha fatto un’accurata ricerca sfruttando libri e internet.”

Parliamo del video clip di ‘Ninth Night’. Potete descrivercelo e spiegarci come ci avete lavorato?

“Tengo a precisare che il videoclip è visualizzabile attualmente nel sito dell’Audioglobe, prossimamente nel sito dei WS e nel CD. Il video è diviso tra la band che suona e la storia dei druidi durante la Nona Notte; la band si vede suonare in due situazioni diverse, una quasi sala prove, mentre un’altra all’esterno, durante la Nona Notte. Il trattamento e la sceneggiatura sono stati scritti da me e dalla regista Margi Villa, poi scelta la location e studiati gli aspetti tecnici si è passati alle riprese che son durate 2 giorni. Le riprese sono state curate da Rob e Max rispettivemente cameraman e direttore della fotografia, ovviamente il tutto sempre diretto e supervisionato dall’Hitleriana Margi Villa (gli mancavano i baffetti e il frustino, ma per il resto era un’autentica dittatrice).”

Come ho scritto in sede di recensione mi ha molto colpito la ricchezza della proposta di quetso album; passate dal power roccioso e melodico di ‘Marching To Alesia’ ad un cadenzato di ‘Half Moon Path’, ed ancora allo speed di ‘Guardians’. Forse questo è il vostro album più eterogeneo. Siete d’accordo?

“Sono d’accordo con te e riassumo velocemente che l’album rispecchia l’attuale anima della band. Non ci siamo fatti dei problemi in sede di composizione se un brano era più heavy o un altro più power, l’importante era che suonasse gradevole alle nostre orecchie e soprattutto che ci divertissimo a suonarlo, nellostesso tempo eravamo contenti perché consapevoli che ciò avevamo appena scritto rispecchiava l’anima della band.”

Quali sono i brani che vi soddisfano maggiormente?

“Ti direi tutti… onestamente ce n’è qualcuno che mi soddisfa di più, ma questo non vuol dire che gli altri siano da meno… i più in sono ‘After the Battle (…Bottle)’ ‘Guardians’, ‘Marching to Alesia’, ‘Ninth Night’, ‘Head Hunters’ e se continuo così te li scrivo tutti… ah ah ah”

Avete dovuto scontare uno stop forzato per diverso tempo in seguito ai problemi di salute di Gus. Ora siete pronti a rilanciarvi nella vostra tradizionale intensissima attività live?

“Quasi pronti… siamo stati costretti ad annullare qualche data già fissata a causa di un problema di lavoro di Gus, recupereremo le date molto presto.”

Che ricordi avete del Gods di quest’anno? Pensate sia stata una buona idea la giornata al metallo italico?

“Bellissimo, è stata una gran bella esperienza. La giornata italiana… io l’ho vista come una giornata positiva, è stato divertente dividere il palco tra amici, ho apprezzato la presenza di un buon pubblico e ringrazio quanti presenti al nostro show.”

Con che band avete legato maggiormente fra quelle presenti all’evento?

“Con tutte quelle che ho incontrato, ho scambiato volentieri chiacchiere, esperienze personali e storielle con gli amici venuti da tutta Italia.”

Il “teschio bianco” ha cambiato diverse case discografiche nel corso degli anni. Ora siete approdati alla Dragonheart. Siete soddisfatti del loro lavoro? Come mai avete cambiato così tante volte label?”

“Di Dragonheart siamo soddisfatti. Il perché dei cambi etichetta… Ti dirò nessuno cerca il cambio di etichetta le cose si evolvono e a volte si cambia. Qualche volta si cambia per migliorare e crescere, a volte si scappa appena scadono gli obblighi contrattuali perché ti accorgi che l’etichetta con la quale stai lavorando non ti presta le dovute attenzioni e non mantiene promesse fatte al momento di stringere un contratto.”

Ok, chiudete con un saluto ai lettori metallus indicando tre motivi per i quali ‘The Rings Of The Ancients’ non può mancar loro!

“I tre motivi: – supportiamo il Metal di casa nostra che non ha nulla a che invidiare con quello proveniente dall’estero; – è un album diretto! – Se non lo ascoltate cosa canterete ai nostri concerti? Per concludere un caloroso Saluto tutti i lettori di Metallus e alla redazione, e ringraziamo tutti per il supporto alla Band.”

 

Leonardo Cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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