L’Italia che avanza e non perde colpi

Allora, Andrea, prima di tutto ti ringrazio per la tua disponibilità, e mi fa piacere tornare a sentir parlare degli Arthemis. Prima di tutto vorrei sapere che cosa è cambiato (nel gruppo, nel songwriting, nella produzione, ecc.) dal vostro album precedente, ‘The Damned Ship’.

“Ciao Anna… innanzitutto devo dire che molte cose sono cambiate per ciò che riguarda il songwriting… la fase compositiva dei brani stavolta, anziché in sala prove è stata tutta svolta improvvisando davanti al computer di Alessio Garavello, singer della band durante il lavoro di pre-produzione del nuovo album… così abbiamo avuto modo di capire da subito se le song erano d’impatto oppure no… devo confessarti che per scrivere alcune delle song che più sono state apprezzate nel nuovo ‘Golden Dawn’ anche in Giappone mi ci sono volute solamente poche ore… ed è proprio il discorso improvvisativo, secondo me, che ha reso le canzoni più dirette, d’impatto, più eighties in certi tratti, pur non tralasciando affatto l’aspetto tecnico, che come avrai sentito è sempre molto presente… forse più di prima anche grazie al ritorno dietro le pelli del drummer Paolo Perazzani, primo drummer della band dal 1994 (…avevamo quindici anni) che ha eseguito davvero un’ottima performance sul nuovo disco. Gli altri componenti della band sono esattamente gli stessi di ‘The Damned Ship’, Matteo Galbier al basso, Matteo Ballottari alla chitarra solista come me, e Alessio Garavello alla voce… sul fronte produzione devo dire che ha influito non poco l’utilizzo di ben quattro chitarre ritmiche anziché due e di ben tredici chitarre diverse per registrarlo,ecco perché si sente questo grande muro sonoro e vengono messe in risalto le dinamiche dei vari strumenti, voce compresa… al New Sin Studio abbiamo curato prevalentemente questo aspetto… ed ecco ‘Golden Dawn’.”

La prima cosa che mi ha colpito è stata proprio la copertina di ‘Golden Dawn’, che già di suo ispira un sentimento di grandiosità, ma al tempo stesso un gran senso di purezza, e di pace. Pensi che siano emozioni che si possono legare all’album, o ne assoceresti altre?

“Certamente… abbiamo scelto quella copertina perché rappresenta tutto ciò che noi vogliamo comunicare con la title-track ‘Golden Dawn’… o meglio questo era ciò che immaginavo mentre scrivevo il testo della suddetta song. Le lyrics sono uscite da sole, dal cuore, come la musica, in maniera del tutto spontanea e la copertina, disegnata da Jonathon Earl Bowser, era perfetta… non siamo grandi estimatori del genere fantasy e penso che questa cover vada al di là del classico, ha più impatto di un cavaliere con la spada, sicuramente, è insolita come lo è la nostra musica in certi momenti del disco e questo è un altro motivo per cui l’abbiamo scelta.”

Visto che sei l’autore di praticamente tutti i brani, e visto che comunque i testi sono molto interessanti, vorrei che mi facessi una piccola descrizione, brano per brano, delle idee, i concetti, i significati principali che stanno dietro ad ogni canzone che compone ‘Golden Dawn’. C’è un filo conduttore comune, oppure ogni brano va preso singolarmente, a livello di significato?

“Innanzitutto non c’è nessun filo conduttore tra i brani; ognuno possiede una piccola storia a sé: si parte con ‘Fire Set Us Free’ il cui significato è sicuramente l’associazione della vita quotidiana al Fuoco, che sprigiona passione, rabbia, ma anche sentimenti positivi e aiuta spesso le persone ad uscire da situazioni apparentemente senza via di scampo. ‘Black Rain’ è la storia di un uomo che nella vita ha commesso molti errori e sfiora la pazzia; questa song rappresenta la sua reazione violenta alla violenza che ha caratterizzato la sua vita fino ad ora al fine di cercare una via d’uscita da questa infelice situazione. ‘The End Of The World’ parla della fine del mondo, un tripudio di avvenimenti , il caos totale, la catastrofe più grande di tutti i tempi, la perdita di controllo di tutto ciò che prima era possibile placare, come la musica stessa all’interno della song. ‘The Traveller’ rappresenta come, viaggiando per il mondo e cercando di rispettare ed imparare da tutti i popoli qualcosa di positivo, si possano evitare facilmente guerre, situazioni spiacevoli ed inutili spargimenti di sangue di cui siamo tutti oramai stanchi… è certamente la mia opinione a riguardo, essendo io uno che solitamente viaggia molto in giro per il mondo e cerca di assorbire tutti gli aspetti più curiosi e le sfaccettature dei popoli che lo abitano. ‘Master Of The Souls’ tratta di una persona che, in seguito all’assunzione di una potente pozione maligna vuole rinascere e dedicare tutta la propria vita al servizio del bene e si rivolge a Colui che controlla tutte le anime; ‘Arthemis’ parla di Artemide, Dea della caccia, della vendetta, della giustizia, implacabile verso tiranni e gli ostacoli che si pongono davanti la sua strada al fine di compiere la sua missione di salvezza…’Arthemis strikes to save us all, don’t give up, never surrender!’. ‘The Axe Is Coming’ parla di ciò che accade durante il momento compositivo di una song degli Arthemis, un vero e proprio inno alla chitarra, che è in grado di darmi sempre nuove emozioni ed a cui da tredici anni dedico tutta la mia vita, caratterizzato dal più bruciante solo di chitarra dell’intero album, in pieno stile neoclassico a là Marty Friedman, Jason Becker, Malmsteen, miei grandi ispiratori di sempre. ‘From Hell To Hell’ parla di un uomo “non morto” che nella propria vita ha compiuto omicidi, razzie, furti, costretto e condannato a vagare dall’Inferno reale alla vita infernale che ha sempre denotato il suo sconforto; la più grande condanna per una persona… non riposare mai in pace. ‘Golden Dawn’ è l’unica ballad dell’album e la spiegazione, i sentimenti, le tematiche si possono intuire dall’ascolto della song e la contemporanea visione della fantastica cover dell’album.”

C’è una canzone a cui sei più legato delle altre?

“Sicuramente ‘Arthemis’… dopo aver scritto tre album devo dire che per quelli che sono i miei gusti Lei è la migliore. E fortunatamente è proprio quella che da il nome alla nostra band… cool!”

Oltre ai significati, potresti dirmi anche quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione, se ce ne sono alcune particolarmente importanti per te? Ti ispiri, ad esempio, alla letteratura fantasy, una fonte di ispirazione molto diffusa tra i gruppi del genere degli Arthemis, oppure prendi spunto da cosa più legate alla vita quotidiana?

“Io penso che alla base ci sia lo stupore che ho quotidianamente davanti ad ogni piccola cosa. Contrariamente a ciò che scrivono tanti gruppi Black Metal, io amo la vita e tutto quello che mi circonda, le sensazioni forti. Sicuramente adoro associare alle lyrics a ciò che vedo nella vita quotidiana, amo molto le immagini d’impatto, i paesaggi… insomma… lavorare di fantasia. Non ho mai letto un racconto Fantasy in vita mia, sono troppo impegnato a suonare almeno sei o sette ore al giorno, facendo il musicista di professione, e tutto ciò che mi resta sono degli ottimi film, una visione del mondo talvolta distorta che mi piace creare, forse per uscire dalla realtà ogni tanto, e qualche libro qua e là, spesso biografie di rockstar che leggo molto volentieri.”

Andando a parlare più in generale della scena metal, quali sono, se ce ne sono, i gruppi che, secondo te, al momento sono sopravvalutati nel metal internazionale, e quali invece sono sottovalutati e dovrebbero godere di una fama maggiore?

“Solitamente non ritengo giusto dar giudizi poiché sono solo opinioni personalissime che spesso rischiano di venir travisate… penso che attualmente un sacco di band siano veramente sopravvalutate, e che sia inutile continuar a sfornare dischi uno uguale all’altro per anni… non ha assolutamente senso… gli Stratovarius? I Sonata Artica?…. basta. Non ascolto mai power metal sinceramente… solo speed metal Americano ed Hard Rock anni ’80 e ’70… e penso che R. J. Dio o Malmsteen meritino di ritornare in voga come negli anni ’80…. la loro musica è sincera e distinguibile… in questo momento della nostra vita nella musica l’unica cosa che manca è la personalità… c’è bisogno di band che cerchino di spingerci oltre.”

Come sta andando la promozione, considerando anche che la vostra fama è arrivata fino in Giappone? In particolare, avete progetti a breve o a lungo termine per quanto riguarda i concerti?

“In Giappone siamo supportati dalla più grossa etichetta nipponica, la Avalon/Marquee che svolge un grandissimo lavoro a livello promozionale e ci ha portati al tredicesimo posto (subito dopo i Led Zeppelin) nelle chart di vendita nazionali e questa è una cosa fantastica…. ci siamo trovati benissimo con loro anche per quanto riguarda la promozione e le vendite del precedente ‘The Damned Ship’… stessa cosa vale per l’Europa. Con la Underground Symphony ci siamo sempre trovati benissimo e anche con Audioglobe che cura la nostra distribuzione in Italia ed all’estero…. staremo a vedere ora. Abbiamo anche un sito creato dai fan giapponesi http://arthemis.web.infoseek.co.jp ed un sito ufficiale http://www.arthemisweb.com molto visitati dai fan… .per quanto riguarda i concerti stiamo svolgendo delle esibizioni live nel nord Italia.

Bene, siamo giunti al termine dell’intervista. Lascio a te la parola per salutare i lettori di Metallus.

“Ciao ragazzi comprate ‘Golden Dawn’, un album di puro speed-power metal carico d’energia, per soli headbangers… ready to attack!!!…Keep the Arthemis Flame Burrrrrrning! Grazie mille anche alla redazione di Metallus… continuate così… Rock on!”

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