Lex Koritni ha compiuto trent’anni ma evidentemente non gliene può fregare di meno e continua a cantare rock and roll con il piglio di sempre, quello di un ragazzino cattivo che non ha la minima voglia di crescere. I Koritni sono una band australiana di origine, ma con contatti ed etichetta discografica francesi, praticamente sconosciuti in Italia (nonostante un paio di passaggi nel nostro Paese nei tour promozionali per i primi album), giunti con “Night Goes On For Days” al quarto lavoro in studio (oltre a questi, sono stati pubblicati un paio di live). Questo lavoro si caratterizza in primo luogo per la presenza di un produttore di grosso calibro che risponde al nome di Kevin Shirley, che si è occupato dell’album collaborando con lo stesso Lex Koritni, e per la collaborazione di alcuni ospiti speciali. Il più importante di questi è senza dubbio John Coghlan, ex batterista degli Status Quo, che torna in studio di registrazione dopo un lungo periodo di lontananza e partecipa a questo lavoro nel brano “Water Of Life”, lunga traccia di oltre sei minuti di durata e quella con maggiori richiami a blues e southern rock.
Per il resto, questo nuovo lavoro dei Koritni non riserva grosse sorprese. Fin dall’inizio della loro carriera, i cinque musicisti hanno saputo confezionare brani hard rock legati a doppio giro di catena ai canoni classici del genere, con evidenti riferimenti quindi a band come AC/DC (richiami evidenti soprattutto in “Horns Up” e nel singolo “Rock ‘n’ Roll Ain’t No Crime”) e Guns ‘n’ Roses. Eliminate da tempo le ballad dai testi distruttivi, Lex Koritni canta con voce sporca ma ammaliante, irriverente e malizioso, coadiuvato da una sezione ritmica di grande precisione e da due chitarre versatili, ed è pronto a farci muovere al ritmo della frenetica “Seal The Deal” e farci rilassare temporaneamente sulla più delicata “Woman In Love”. Conoscendo la discografia dei Koritni, “Night Goes…” si può definire come un lavoro più vario del precedente “Down At The Crossroads”, più maturo rispetto al disco d’esordio, “Lady Luck”, che comunque è ancora divertentissimo nella sua ingenuità, fedele alle radici e allo stile del gruppo e ottimo modo, volendo farlo, per un primo approccio verso la band.