Non bisogna necessariamente essere dei “draghi” dello strumento per rendersi conto di quanto Kiko Loureiro sia chitarrista di valore eccelso e dotato di una poliedricità poche volte incontrata in un musicista metal.
Membro storico e co-fondatore degli Angra, che ha lasciato in maniera del tutto amichevole prima della pubblicazione dell’ultimo “ØMNI” per la classica occasione della vita, cioè affiancare Dave Mustaine in seno ai Megadeth coi quali ha già pubblicato il più che buono “Dystopia” il chitarrista di Rio de Janeiro si è imbarcato in un tour per promuovere il suo repertorio solista, sconosciuto ai più ma molto apprezzato da una nicchia di fan (e un Legend bello pienotto ne è la conferma).
Arrivo al locale mentre i Gatecloser stanno terminando la loro esibizione: ancora un po’ acerbi questi giovani ragazzi di Forlì hanno però un’ottima attitudine e riescono a mescolare nel loro sound le caratteristiche peculiari dell’hard ‘n’ heavy e qualche graffiata blues nelle chitarre; credo ne sentiremo parlare.
Sembrano più abituati al palco i Chronosfear da Brescia e nonostante un’esibizione senza sbavature per la quale faccio loro i complimenti, dovrebbero cercare di diversificare un po’ la loro proposta, eccessivamente legata al power di Helloween, Gamma Ray e Stratovarius visto che sembrano esserci i presupposti “tecnici” per farlo; comunque decisamente meglio dal vivo rispetto all’album di debutto che risulta un po’ debole soprattutto a causa di una produzione davvero sottotono.
Le leggiadre note di “Pau De Arara” danno il via allo show di Kiko che per questo tour europeo si è fatto accompagnare proprio dalla solida sezione ritmica degli Angra formata da Bruno Valverde e Felipe Andreoli; da qui in poi sarà un tripudio di note in bilico tra metal, fusion e samba per un chitarrista che merita la posizione che ha raggiunto ma al quale andrebbe riconosciuto qualche cenno in più nelle varie poll di fine anno.
Personalmente non ho la competenza adatta per parlare analiticamente della tecnica sciorinata dal chitarrista brasiliano ma la musica contenuta nei suoi quattro album solisti (due ottimi e gli altri due forse leggermente inferiori) stupisce per varietà e inventiva nonostante siano da affiancare, per linee guida, a quelli di chitarristi già conosciuti del panorama della musica strumentale.
Arpeggi incontrollati, tapping, sweep e alternate picking, armonici, legato pazzeschi… questo è quello che viene riversato sul pubblico del Legend il tutto contenuto in pezzi magnetici: “Reflective” tratta dal bel “Sounds Of Innocence”, “Gray Stone Gateway” con Valverde sugli scudi, “No Gravity” title track del debut e “Ray Of Life” vicinissime per stile a Joe Satriani, il latin metal di “El Guajiro” dove ad un sottofondo percussivo Kiko lascia volare le dita più veloci che mai, l’accenno di “Angels And Demons” degli Angra e la fucilata “Dilemma”!
Insomma un concerto coi fiocchi in cui l’Ibanez di Kiko è stata l’assoluta protagonista e ci risuonerà in testa per molto tempo!