Carissimi fans degli Arch Enemy, che delusione. Ebbene sì, questa volta i fratellini Amott hanno toppato. Oggettivamente dopo un capolavoro quale “Rise of the Tyrants” e ben 4 anni di attesa per del nuovo materiale in studio, era lecito aspettarsi qualcosa di altrettanto grandioso.”Khaos Legions” è un album mediocre ma soprattutto indeciso, figlio della melodia di “Rise of the Tyrants” ma ammorbato dalla commercialità di “Doomsday Machine“.
Che gli Arch Enemy si fossero ammorbiditi rispetto agli esordi non v’era dubbio, ma i risultati come dimostra il già citato “Rise…” non si erano fatti attendere, con brani molto melodici ma interessanti, complessi ed intricati al punto giusto. La strada ormai era tracciata, bastava seguirla. E invece la band sbanda pericolosamente, vittima del “Khaos” citato nel loro ultimo titolo.
Gli elementi di base non cambiano ma vengono utilizzati e sfruttati inadeguatamente, ci sono le belle melodie ariose ed efficaci (“Yesterday is Dead and Gone“, “No Gods No Masters“) ma le strutture sono veramente troppo semplici, quasi rock, talmente orecchiabili che in pochi ascolti diventano stancanti, per quanto piacevoli. Tantissima melodia insomma, superfarcita da una quantità esponenzialmente più elevata di assolo melodici degli Amott: anche qui il discorso si ripete; tecnica ottima, esecuzione da brividi, melodie azzeccate ma inserite malamente nei brani. Viene quasi da chiedersi perchè le due asce non diano sfogo ai loro impulsi da shredder in un album strumentale al di fuori degli Arch Enemy.
Ma non è finita qui, perchè se già il lavoro iniziava a scricchiolare, senza grande criterio i 5 svedesi si autoflagellano propinandoci delle incursioni di death metal old school serrato e veloce in dei brani che assolutamente non ne necessitavano e che almeno, senza questo elemento, avrebbero conservato la coerenza e l’omogeneità data dalla melodia (la già citata “No Gods No Masters” ma anche “Cruelty Without Beauty“). Anche l’eccessivo numero di brani non aiuta ad alzare il valore dell’album, con i pezzi migliori concentrati nelle prime 7 tracce, seguite da una serie di brani meno azzeccati dal forte odore di filler.
A leggere la recensione mi rendo conto che possiate immaginare di trovarvi di fronte ad una schifezza immonda; per i detrattori della band lo sarà sicuramente, in realtà, per chi ha seguito fin qui le gesta della band capitanata dalla bionda Angela, l’album conserva i trademark che ha reso famosi gli Arch Enemy: piacerà sicuramente ai primi ascolti per la sua immediatezza, ma poi andrete disperatamente a cercare sui vostri scaffali “Wages of Sin” per ritrovare la giusta armonia. “Khaos Legions” lascia veramente l’amaro in bocca, album che sicuramente avrà un grosso riscontro commerciale ma che gettà un oscura ombra sulle possibilità di evoluzione della band. Neanche una parola sulla Gossow? In linea col passato, per lo meno hanno avuto la decenza di non inserire clean vocals nonostante la traboccante melodia.
P.S. Lo sentite anche voi il plagio di “18 and Life” nel solo di “Cult of Chaos“?
album splendido…
Il plagio c’è, evidentissimo.
Per quanto mi sforzi di ascoltare questi ormai non più “nuovi” Arch Enemy, non smetterò mai di rimpiangere il primo periodo. Si sono bruciati tutti i ponti.