Katatonia: Live Report e foto della data di Trezzo Sull’Adda (MI)

Il venerdì sera è la serata ideale per godere di un po’ di sana musica live se non si ha un’occupazione che impegna anche il sabato; mentalmente si è predisposti a lasciarsi la settimana lavorativa alle spalle e anche se si deve affrontare il traffico cittadino ci si sposta ben volentieri in locali come il Live Club, soprattutto se in cartellone c’è una band come i Katatonia.

SOM

Arriviamo nell’ormai famigliare locale quando i SOM, band sotto contratto con la Pelagic Records, stanno per terminare il proprio set; l’impressione purtroppo è la stessa provata all’ascolto del recente “The Shape Of Everything” dove l’alternative ipnotico alla Tool non arriva alla sufficienza a causa di pochissima originalità e un’attitudine un po’ distaccata.

SÓLSTAFIR

Attendevo invece con curiosità i Sólstafir, band dal passato viking black, ma che con gli ultimi album è transitata verso un post metal con divagazioni post rock sempre cantato in islandese ma interessante; purtroppo la scelta di pezzi eccessivamente dilatati del loro repertorio non ha giovato alla buona riuscita dello show anche se il pubblico pare avere apprezzato il lato teatrale della band (è innegabile che molti fossero a Trezzo anche per loro). Personalmente gli islandesi mi hanno abbastanza annoiato ma, ripeto, è un punto di vista assolutamente soggettivo.

KATATONIA

Forti del nuovo “Sky Void Of Stars” primo album per Napalm Records, appena pubblicato e protagonista della scaletta di questa sera con ben 5 pezzi, i Katatonia tornavano in Italia dopo l’annullamento del tour che avrebbe dovuto promuovere lo splendido “City Burials” e la mancata partecipazione al Luppolo In Rock l’estate scorsa per problemi di trasporto. Gli svedesi sono ora davvero i maestri di un genere che hanno contribuito a creare, quel dark progressive metal, che hanno iniziato a plasmare da “Viva Emptiness” consci di avere una capacità compositiva superiore e particolarmente ispirata; peccato non fosse presente il co-leader Anders Nÿstrom sostituito da Nico Elgstrand (ex Entombed A.D.) ma ciò non ha impedito di assistere ad uno show davvero senza sbavature che fa notare il miglioramento continuo di tenuta palco che i nostri hanno avuto nel corso degli ultimi anni.

Purtroppo uno dei migliori pezzi dell’ultimo album “Austerity” serve ai fonici di palco per mettere a posto i suoni che già durante “Colossal Shade” sembrano a posto, infatti la prima vera ovazione esplode in occasione di “Lethean” capolavoro estratto da “Dead End Kings” dove si mette in mostra quel Roger Öjersson che, parere personale, ha accelerato l’evoluzione del suono dei Katatonia stimolando anche l’autore di tutti i pezzi, ovvero Jonas Renkse; spenderei due parole anche per l’esecuzione vocale del tetro cantante che osa ormai passaggi impensabili anche solo ai tempi di “The Great Cold Distance” e per il quale non possiamo che complimentarci per come stia conducendo questo vascello malinconico che ha riempito fin quasi al sold-out il Live Club e altri noti locali europei.

Da lì in poi è stata un’apoteosi di pezzi ormai entrati nella storia di certo metal evoluto come “Forsaker”, “My Twin” ed “Evidence” a fianco di alcuni instant classic come “Atrium”, “Old Heart Falls” (prestazione vocale da brividi) o “Untrodden” con il suo assolo strappalacrime.

Niente da aggiungere e anzi, per citare un altro loro titolo del quale si è sentita la mancanza questa sera, i Katatonia sono ormai “leaders” di una pletora di band di progressive cupo e plumbeo ma dalle spiccate pulsioni melodiche.

alberto.capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

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