Una bella accoppiata quella messa in atto per il tour europeo dei Kataklysm, che vengono accompagnati dai Soilwork, reduci da un’ottima pubblicazione con “Overgivenheten”. Il ritrovo è il solito Legend Club di Milano, che diventa ormai una tappa settimanale fissa per tutti i metallari d’Italia.
DISCIPLINA
A cominciare sono i nostrani Disciplina con il loro death metal e pochissimi presenti in sala. La loro esibizione è senza infamia e senza lode, suoni molto standard e per via della bassa reattività del pubblico molto statici sul palco. Fanno il loro e portano a casa i loro venti minuti, probabilmente è ancora troppo presto in quel di Milano e tanti si presenteranno durante i successivi Wilderun.
WILDERUN
Gli americani sono fortissimi delle ultime due pubblicazioni che hanno fatto girare abbastanza il loro nome nei meandri del mondo metal, anche se personalmente io non ne ero proprio a conoscenza. Il perché è presto detto: il loro mix prog-folk-death è molto ostico e di difficile assimilazione, propone uno spettro di suoni complicato (ma non per questo non godibile) che inserisce la band in una nicchia di ascoltatori ben precisa. Per questo motivo ho trovato il loro concerto abbastanza melenso e privo di un filo di continuità tra le varie canzoni. Manca un’amalgama tale da poterne assorbire tutti i vari aspetti anche da coloro che non hanno mai sentito una canzone. Il risultato è stata una sofferente noia dalla seconda canzone in poi, ma ripeto, è puramente un giudizio personale dato da una proposta ben lontana, anzi lontanissima, dai miei ascolti quotidiani. Di sicuro in un altro contesto sarebbero stati apprezzati maggiormente.
Setlist:
- The Tyrrany Of Immagination
- Identifier
- Passenger
- Far From Where Dreams Unfurl
SOILWORK
Una band che seguo con molto interesse da anni ma che ho visto solamente un paio di volte (l’ultima risalente nel 2016), quindi ero veramente entusiasta di potermeli gustare soprattutto con l’ultimo capolavoro come “Overgivenheten“. Gli svedesi probabilmente non sono certo abituati a suonare in questi piccoli spazi e inizialmente si vedeva un pochino di frustrazione da parte del leader Bjorn Speed, che però scompare praticamente subito appena capisce come noi siamo proni ai loro piedi. La scaletta vede ben cinque canzoni prese direttamente dall’ultima fatica, poi le altre undici sono un fantastico slalom tra le glorie che hanno fatto la storia del melodeath scandinavo. Infatti il secondo brano eseguito è “This Momentary Bliss”, che è diventato un instant cult per gli affezionati dei Soilwork. Segue a ruota “Stabbing The Drama”, con tanto di poghi e cori che coprono la voce di Bjorn, che da questo preciso momento il suo sguardo muta anche il suo atteggiamento. Ora è divertito dal fatto di suonare un piccolo locale.
I suoni sono eccellenti anche nelle primissime file, con una pulizia degli assoli stupefacente da parte di Sylvain (che a guardarlo bene sembra il sosia metal di Roberto Baggio, nda), ma soprattutto ben bilanciato con le tastiere e con la batteria.
Le movenze della band ormai sono perfette e portano brano dopo brano tutto il loro bagaglio di esperienze, suonandoci le due “The Living Infinitive”, qualcosa dagli albori come “Bastard Chain”, ma anche un brano inaspettato come “Death Diviner” direttamente dall’EP “A Whisp Of The Atlantic”. Nonostante il netto cambio di rotta sonoro che hanno intrapreso con gli ultimi lavori, il mix tra vecchio e nuovo è davvero ben riuscito e secondo me vincente. Hanno mantenuto comunque i fan della prima ora, ma ne hanno acquisiti di nuovi, infatti non è un caso che come parte la prima nota di “Nerve” venga giù il Legend.
Ci salutano con “Stålfågel”, e direi che l’esibizione di stasera ha reso giustizia in toto. Assolutamente delle macchine dal vivo.
Setlist:
- Övergivenheten
- This Momentary Bliss
- Stabbin The Drama
- The Living Infinitive I
- Is It In Your Darkness
- Electric Again
- The Living Infinitive II
- Bastard Chain
- Valleys Of Gloam
- The Nurturing Glance
- Harvest Spine
- Death Diviner
- The Ride Majestic
- Arrival
- Nerve
- Stålfågel
KATAKLYSM
Siamo giunti alla portata principale, quella degli italo-canadesi Kataklysm, con alle pelli anche il famigerato James Payne a dare un ulteriore tocco tricolore.
Quello che porteranno sul palco sarà un vero e proprio best-of, con quattordici canzoni provenienti da tutto il loro repertorio, anche quello più datato, oltre a vedere un Maurizio carichissimo e sinceramente contento di suonare in Italia nonostante in passato ci siano state date non proprio riuscitissime (dal punto di vista di numero di paganti).
Per scaldare il pubblico partono con “Push The Venom”, seguita da “Narcissist”, con i primi tiepidi poghi davanti a Iacono. Tra una canzone e l’altra si diletta in un italiano un po’ arrugginito, ma sicuramente apprezzabile, donando un tocco molto intimo e famigliare, parola che userà spesso durante la serata. Racconta anche delle sue origini e di come comunque si senta orgoglioso di avere sangue italiano nelle vene, incoraggiando il pubblico a darsele di santa ragione quando presenta “To Reign Again” o la super acclamata “Crippled And Broken”. I suoni dalla prima fila sono veramente ottimi e l’esecuzione generale di ogni brano è impeccabile, complice anche un perfetto James alla batteria, che non sbaglia mai un colpo. Dagenais e Barbe invece si scambiano di continuo la posizione sul palco cercando applausi e ovazioni da destra e sinistra, anche loro sempre col sorriso stampato in volto, soprattutto durante gli intermezzi di Maurizio e le sue continue interazioni col pubblico. Non avranno capito nulla, ma sicuramente le bestemmie sono universali e l’ovazione generale per le frasi del frontman non hanno bisogno di interpretazioni, e proprio per questo motivo l’atmosfera è molto leggera e divertentissima. Più dell’esibizione in sé è proprio questo mood fraterno a rendere il loro concerto molto più speciale del previsto.
Un momento solenne invece arriva con “In Shadows & Dust”, il loro singolo di maggior successo e amato in generale da tutti gli ascoltatori del death metal.
Chiudono con “The Black Sheep” e “Blood In Heaven”, ringraziando tutti i presenti e invitandoli dopo al bar per bere qualcosa insieme.
Tirando le somme, sicuramente i Kayaklysm non hanno nulla da invidiare rispetto ad altre band del genere che hanno avuto più successo commerciale e di vendite, ma a livello tecnico e qualitativo abbiamo assistito ad una serata super piacevole e di compagnia. Sicuramente sarò presente quando torneranno in Italia.
Setlist:
- Push The Venom
- Narcissist
- Underneath The Scars
- Where The Enemy Sleeps…
- Manipulation Of Souls
- To Reign Again
- The Killshot
- Outsider
- Crippled & Broken
- At The Edge Of The World
- As I Slither
- In Shadows & Dust
- The Black Sheep
- Blood In Heaven
