Certo, il marchio Metal Blade sicuramente è in grado di attirare l’attenzione di una discreta quantità di persone interessate ad un particolare tipo di proposta musicale, e può di certo considerarsi un ottimo traguardo per qualsiasi band appartenente a questo settore lontano (più o meno) dalla commercialità più bieca, ma se adagiarsi sulla potente ala protettiva di una major significa sfornare prodotti mediocri e con pochi spunti degni di nota allora il discorso cambia…e anche parecchio.
I deathster Cattle Decapitation ci offrono, dopo circa sette anni di carriera nell’ambiente death/grind, un album piuttosto noioso che scorre monotono senza nessuna visuale particolarmente ‘elevata’ basando i dodici pezzi presenti nel cd sui classici cliché del grindcore più spudorato ed il risultato si può più o meno tradurre in quaranta minuti di “quasi noia”. Il combo in questione non suona affatto male, e chiunque avesse ascoltato i lavori precedenti potrebbe confermarvelo, infatti il voto assegnato a questo cd è da imputare principalmente alla tecnica e alla professionalità del lavoro nel suo complesso. Tutti i musicisti svolgono il loro ruolo degnamente a partire dalla sezione ritmica, passando per le chitarre ed arrivando al cantato in growl che si mantiene sì su tonalità profonde senza particolari variazioni o aperture di sorta, ma che riesce, comunque, a dare la necessaria potenza ai differenti brani. Il fatto è che non si può basare un lavoro esclusivamente sull’impeccabilità di suoni e missaggio.
Nel complesso, KbK è un lavoro che può tranquillamente essere bypassato a favore di nuove o vecchie glorie che riusciranno senz’altro a comunicarvi qualcosa in più rispetto all’ultima fatica dei Cattle Decapitation.