Jorn – Recensione: Over The Horizon Radar

Dieci nuovi brani e mezzo, sei musicisti e cinquantotto minuti di musica: suonerà pure freddo e calcolato, ma artisti così costanti e prolifici come il norvegese Jorn Lande si misurano anche dal punto di vista quantitativo, dal momento che la qualità del loro apporto non è praticamente mai stata in discussione. Che si tratti della sua carriera solista o degli impegni che lo hanno visto ora fronteggiare Ark, Beyond Twilight e Masterplan, ora collaborare a vario titolo con Russell Allen, Ayreon ed Avantasia, ora assumere le vesti di doppiatore nel videogioco League Of Legends (sua è infatti la voce di Karthus), la figura di Jorn ha ormai assunto una dimensione mitologica che fa della sua carriera una vera e propria “crociata nel mondo del rock”, combattuta vittoriosamente a suon di dischi venduti – sono milioni – e concerti fatti in ogni parte del mondo. Con “Over The Horizon Radar”, ventesimo parto del Lande solista disponibile anche in un doppio vinile blu, Jorn si accompagna ad una band italo-norvegese (che vede Tore Moren e Adrian Sunde Bjerketvedt alle chitarre, Nicola Mazzucconi al basso, Alessandro Del Vecchio alle tastiere e Francesco Jovino alla batteria) per proporre un hard a tinte classiche che porta, con orgoglio, il suo marchio di fabbrica: non sono in tanti a poter proporre e riproporre lo stesso genere e la stessa attitudine senza risultare scontati e ripetitivi ma in questo caso, vuoi per la personalità del cantante vuoi per la maturità delle composizioni, quando ascolti un disco del genere sai di stare facendo la cosa giusta.

Già nella title-track senti il peso dell’interpretazione, l’importanza della produzione e la perfezione levigata degli incastri, tutto talmente ben rifinito che il valore in sé della canzone passa quasi in secondo piano. E quando, al termine della seconda traccia (“Dead London”), hai l’impressione di aver già sentito molte cose interessanti, nonostante ne manchino ancora nove per concludere il viaggio, il senso di soddisfazione comincia a farsi piacevolmente strada. Abile nel suonare moderno pur mantenendo sempre un piede nell’heavy tradizionale (“Ode To The Black Nightshade” ricorda ed omaggia la scuola inglese), “Over The Horizon Radar” si mantiene consistente e credibile, affiancando alla performance del suo cantante elementi diversi, che spaziano dalle sonorità intimistiche ed eteree di “Winds Of Home” alle atmosfere ben più terrene e ferrose di “In The Dirt”, passando per l’immediatezza televisiva della traccia presentata al Melodi Grand Prix dell’emittente pubblica norvegese Norsk Rikskringkasting (“Faith Bloody Faith”). A dare ulteriori varietà e nuovi stimoli ci sono poi il peso di “My Rock And Roll” e la forza trascinante di “One Man War”, la varietà del missaggio (che spesso strizza l’occhio al basso di Mazzucconi) e la qualità degli assoli di chitarra, tutti elementi il cui scopo non è quello di impressionare al primo ascolto, ma piuttosto di formare un quadro solido ed un’impressione tanto positiva quanto duratura. Un approccio di incorruttibile e disinteressata sostanza che, a conti fatti, costituisce l’essenza dello spirito heavy più autentico (“Believer”).

Dischi come questo si valutano per le sensazioni che trasmettono e per lo stile col quale comunicano, elementi sui quali solo gli interpreti più navigati e talentuosi possono giocare con tanta sicurezza perché il corteggiamento dell’ascoltatore richiede più tempo e la totale assenza di passi falsi, altrimenti l’incantesimo rischia di spezzarsi. Ed il fatto di potersi affidare completamente alle mani dell’artista, senza preoccupazioni, determina anche quell’ascolto rilassato e ben disposto (“Black Phoenix”) che rende tutta l’esperienza ancora più disimpegnata e piacevole, anche quando i brani offrono una qualità solo buona (“Special Edition”). Quello che “Over The Horizon Radar” fa è un semplice compitino nel mondo di Jorn ed un disco di spessore probabilmente inarrivabile per tanti altri: nonostante una copertina poco esaltante che non comunica fino in fondo l’ambizione del prodotto ed al di là del valore delle singole composizioni, che si mantiene comunque elevato, la nuova uscita di Jorn regala un’esperienza suggestiva e totalizzante, che davvero avvicina il suo ascolto all’idea di un viaggio da compiere ogni volta nella sua interezza. Un disco accessibile che esige attenzione e che quasi gli si farebbe un torto ad ascoltarlo a pezzi, perché la sua forza sta anche nel modo in cui – con fare subdolo e scafato, minuto dopo minuto – esso si appropria del tuo tempo e ti avvolge nelle sue morbidissime spire.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2022

Tracklist: 01. Over The Horizon Radar 02. Dead London 03. My Rock And Roll 04. One Man War 05. Black Phoenix 06. Special Edition 07. Ode To The Black Nightshade 08. Winds Of Home 09. In The Dirt 10. Believer 11. Faith Bloody Faith (Extended Album Version)
Sito Web: facebook.com/OFFICIALJORN

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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