Recensione: Life On Death Road

Lande torna a dedicarsi al proprio progetto solista, dopo l’ennesima collaborazione con Tobias Sammet ed il bellissimo “Dracula” di Trond Holter. L’ultimo album di Jorn con canzoni originali risale al 2013, anche se lo scorso anno abbiamo potuto ascoltare la raccolta di cover, grdevole, ma superflua, “Heavy Rock Radio”. “Life On Death Road” è il decimo disco (esclusi greatest hits e tributi vari) del vocalist norvegese, che per questo lavoro è accompagnato da una line-up nuova di zecca, con il veterano Mat Sinner al basso, il nostro Ale Del Vecchio alle keys e Francesco Iovino e Alex Beyrodt dei Primal Fear (ma non solo) rispettivamente alla batteria e alla chitarra. Lo stile è sempre in bilico tra l’hard rock e l’heavy classico, con pesanti richiami all’hard settantiano, composto con grande professionalità e cantanto, come sempre, in maniera perfetta. La qualità è indiscutibile, ma 12 song della durata media di 5 minuti sono forse troppe in questo contesto, anche se la voce di Lande si ascolta sempre volentieri.

Partendo dalla fine: “Life On Death Road” è un disco discreto, che non raggiunge il capolavoro “Lonely Are The Brave”, ma nemmeno l’ottimo, penultimo, “Traveller” né “Bring Heavy Rock To The Land”. La title track posta in apertura sciorina oltre sette minuti di hard sostenuto, in cui la voce inconfondibile di Jorn fa il bello ed il cattivo tempo. Del Vecchio mette in mostra la propria abilità anche con l’hammond, anche se non disedegna qualche puntatina nel sinfonico, come nella ballad “The Optimist”, o nella metallica “The Slippery Slope (Hangman’s Rope)”. Il singolone “Man Of The 80’s” permette a Lande di destreggiarsi in saliscendi vocali, grazie ad guitar work ricco di groove e momenti ariosi nel refrain, con la sezione ritmica che aumenta i giri.

Life On Death Road” è un buon disco per il suo genere, curato e scorrevole, anche se non brilla per originalità. Si va a collocare un gradino sopra ad un paio di lavori non ispiratissimi della carriera di Lande solista, come “The Duke”, ma conferma come le vette a livello di songwriting raggiunte da Jorn in carriera siano soprattutto in ambito metal ed in progetti nati dalla mente di altri compositori, come Avantasia, Allen/Lande, Ark, Masterplan e Beyond Twilight.

 

Alessandro Battini

view all posts

E’ il sinfonico della compagnia. Dai Savatage ai Dimmu Borgir, passando per i Rhapsody, predilige tutto ciò che è arricchito da arrangiamenti sontuosi ed orchestrazioni boombastiche. Nato e cresciuto a pane e power degli anni ’90, si divide tra cronache calcistiche, come inviato del Corriere Dello Sport, qualità in azienda e la passione per la musica. Collezionista incallito di cd, dvd, fumetti, stivali, magliette dei concerti, exogini e cianfrusaglie di ogni tipo, trova anche il tempo per suonare in due band.

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi