Recensione: Complicated

Album solista numero otto per Jeff Scott Soto, che aggiunge così un altro mattoncino alla sua carriera: ci troviamo di fronte al “solito” concentrato di melodic rock interpretato con grandissima grinta dal cantante, accompagnato in “Complicated” da Alessandro Del Vecchio oltre che da Fabrizio Sgattoni alla chitarra e da Edu Cominato alla batteria.

Piacevole ma non sempre entusiasmante, l’album fila via bene, come sempre l’energia di Soto è portentosa, ma nel merito aggiunge ben poco a quanto già detto dal nostro in episodi più gloriosi della sua carriera, sia che si prenda come riferimento il suo percorso solista sia che si faccia riferimento ai tanti progetti e musicisti con cui ha collaborato.

I brani migliori sono collocati al centro di “Complicated”: è il caso di “Love Is The Revolution”, questa sì davvero efficace e capace di imprimersi al primo ascolto e della melodrammatica title track, in mezzo alle quali trova spazio la buona ballad “Until I See You Again”. Prima e dopo, adrenalina a parte (quella con Soto è garantita!) mancano dei guizzi che avrebbero consentito all’album di ritagliarsi un posto un po’ più definito nella discografia del cantante americano. Una menzione a parte la merita solo la sincopata “Thank You”, con il suo sound più moderno e tagliente.

Sicuramente buono per i fan, difficilmente porterà nuovi ascoltatori all’ottimo Soto.

Giovanni Barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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