Robledo – Recensione: Broken Soul

James Robledo è un cantante cileno in forza a Frontiers che, prima di sbarcare alla corte dell’etichetta di Napoli, ha collezionato una serie di esperienze significative nel continente di origine: dal trionfo al Talento Crudo Festival sulla TV nazionale ai due album registrati con gli argentini Thabu, senza dimenticare la partecipazione a The Voice Chile ed il periodo trascorso nei Renegade, diciamo che quando nel 2019 Robledo si è presentato alla corte di Serafino Perugino con il primo disco dei suoi Sinner’s Blood il talento del cantante cileno non era certo una novità, e la ribalta continentale un passaggio praticamente obbligato. Successivamente coinvolto anche in altri progetti, con “Broken Soul” è però la carriera solista dell’artista sudamericano a fare un passo in avanti: accompagnato da Nasson Corbalán (chitarra), Alessandro Del Vecchio (tastiere), Alex Jansen (basso) e Jacopo “Jaco” Martignoni (batteria), Robledo ritorna in proprio con undici tracce di solido hard rock e ben prodotto che non fanno altro che confermarne la bravura. La title-track, cui spetta anche l’onere di aprire l’album, è il classico brano dalla ritmica compatta che sfocia in un ritornello melodico, struttura che di sé non presenta nulla di nuovo, ma che risulta in ogni caso gradevole grazie all’affiatamento esibito dalla band. Con una nota di apprezzamento speciale per il dinamismo della sezione ritmica (Martignoni è uno sperimentatore e certamente non un batterista che si limita a fare il compitino), “Broken Soul” presenta sempre un carattere vibrante e frizzante in grado di valorizzare al meglio il materiale a disposizione.

Se infatti la materia di partenza appartiene a quel sottobosco melodico dal quale è sempre più difficile emergere, la vivacità di una “Real World” è qualcosa di certamente più raro e prezioso, un ingrediente non segreto ma nemmeno scontato che porta qualsiasi disco – quando presente – ad un livello di godimento superiore. Per fortuna, “Broken Soul” possiede dosi piuttosto generose di attitudine e drive, confermando non solo le doti tecniche del suo frontman, ma anche una certa predilezione da parte dello stesso di un melodico arioso e robusto, alla Eclipse, nonostante le linee melodiche non si possano dire sullo stesso livello di quanto proposto in territorio scandinavo. Diciamo però che il cuore e l’animo latino sopperiscono più che degnamente alle mancanze compositive (testi inclusi) con un’invidiabile e contagiosa grinta (“Right Now, Right Here”), che permette alla fiamma della longevità di questo disco di bruciare più lentamente, conservandone l’appeal nel tempo. Gli episodi più lenti, anch’essi presenti, permettono all’estensione di Robledo di rivelarsi in tutta la sua tecnica: “Fire” e “Over”, ad esempio, hanno ben poco di originale o vagamente notevole, ma arrangiamento elegante e performance del cantante le rendono altrettanto piacevoli, se non altro per prendersi una pausa dall’assalto ritmico che questo lavoro dispensa.

Pur riconoscendo che “Broken Soul” non contiene melodie particolarmente azzeccate, rivelando una certa stanchezza d’idee che talvolta affiora in casa Frontiers (“Victims With No Crime” è quasi bellissima, “Dead City Lights” ha un bel riff che purtroppo si perde in tutto il resto), viene spontaneo esprimere un apprezzamento convinto per la cura con la quale è stato realizzato, con la possibile esclusione di una copertina abbastanza insapore, una cura che gli permette di distinguersi da molta della concorrenza attuale, elevandosi giusto un pelo al di sopra di essa. Questi tre quarti d’ora scorrono godibili e ragionevolmente densi, offrendo diversi momenti nei quali la solidità della produzione, il gusto esibito negli assoli di chitarra (“Every Day”) e l’irriducibile passione del vocalist cileno accendono la scintilla e coinvolgono l’ascoltatore nel momento che questa formazione è spesso capace di creare (“My Own Hope”). Che cosa questo album sarebbe potuto diventare con melodie meno “Made In Frontiers” e più interessanti – suonare il campanello degli Scream Maker – è quel genere di dubbio con il quale ormai abbiamo imparato a convivere, consapevoli che, se da un lato dalla vita non si può avere tutto, dall’altro l’offerta è ampia e la soluzione di accettare timidi il compromesso lungi dall’essere l’unica possibile.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2023

Tracklist: 01. Broken Soul 02. Real World 03. Right Now, Right Here 04. Fire 05. Over 06. Every Day 07. My Own Hope 08. Victims With No Crime 09. Dead City Lights 10. Run And Hide 11. To The End
Sito Web: facebook.com/JAMESROBLEDOOFICCIAL

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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