Non è chiaro se il termine post-metal si addica perfettamente agli Intronaut. Potremmo parlare delle influenze di Cult of Luna, Neurosis e Isis nel sound di questo gruppo americano, ma “Prehistoricisms” aveva troppi elementi accomunati col progressive rock che non potevano essere ignorati: dalle ritmiche danzanti, a volte irregolari in stile Rush, una strana prominenza di linee di basso e un uso di pedali per chitarra con riverbero e accordi estesi. Sicuramente il primo nome che poteva saltare fuori erano invece i Mastodon. Una proposta interessante, che alternava momenti di furia hardcore a sezioni di relax cariche di tensione, confermata con i successivi “Habitual Levitations (Instilling Words with Tones)” e “The Direction of Last Things”.
Dopo un’intro, “Fluid Existential Inversions” trasporta l’ascoltatore in un universo fatto di battute troncate, accordi sospesi e sognanti risuonanti in lontananza e un testo che incita a lasciare un passato che non ci appartiene e viaggiare alla riscoperta di noi stessi (“Time to find my way back home / I’ve been home for far too long / The setting sun drips into me / Languid and open to it all”), ma “The Cull” ci sbatte giù con pattern di batteria che si infiltrano con le note basse e una prevalenza di growl. Il resto delle tracce segue le stesse strutture e gli stessi elementi, a volte con diffuse dissonanze (“Tripolar”) o sezioni di batteria molto articolate (“Check Your Misfortune”).
Se un disco del genere fosse uscito negli anni 70, in piena esplosione progressive, probabilmente sarebbe diventato un manifesto del genere, ma ormai, nell’anno 2020, fra tante proposte simili, gli Intronaut escono fuori ridimensionati. Come i loro precedenti, questo album è gradevole, immediato, cerebrale e neanche troppo complicato: pane per i denti degli ascoltatori di Fates Warning & co. Tuttavia, gli incastri tra gli strumenti sono continui, e il songwriting è così ripetitivo da sembrare mancante di naturalezza e di spontaneità, come se il disco fosse stato interamente composto al computer. Non sappiamo se semplificare la loro proposta migliorerà il loro riscontro fra il pubblico, ma è certo che i gruppi di seconda fascia come questo tendono a rimanere tali per sempre.