In occasione dell’uscita del loro nuovo album “The Last Night Of Fall”, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Rossella Moscatello e Francesco Savino, rispettivamente voce e chitarra dei False Memories.
Ciao ragazzi, benvenuti su Metallus. Come state?
Francesco: Bene, grazie!
Rossella: Molto bene!
Partiamo subito col parlare del vostro nuovo disco, “The Last Night Of Fall”, uscito giusto pochi giorni fa. La sensazione, ascoltando le undici tracce che compongono il disco, è che sia il frutto di tanto lavoro e di una grande cura per i dettagli. Vuoi raccontarci un po’ della sua genesi e lavorazione?
Francesco: il lavoro è partito un po’ in sordina, nel senso che inizialmente non sapevamo bene che direzione prendere. L’unica certezza era la necessità una svolta rispetto al passato: con l’ingresso di Rossella nella band, bisognava trovare qualcosa di più calzante con la sua vocalità. Ci siamo quindi messi a sperimentare e fare un po’ di ricerca insieme, fino a che non abbiamo trovato finalmente quello che stavamo cercando e siamo partiti in quarta, scrivendo i pezzi letteralmente uno dietro l’altro.
Rossella: Confermo, tutto il resto è poi venuto da sé. Le bozze delle canzoni erano già aderenti per un buon 90 % alle versioni definitive, al netto ovviamente del lavoro svolto in fase di registrazione.
Credo che la pandemia abbia influenzato parecchio il vostro songwriting ed in generale le atmosfere che si respirano all’interno del disco – penso per esempio a brani come “Hysteria” …
Rossella: assolutamente. A differenza di alcuni artisti, che hanno scelto di dissociarsi da questo periodo così fortemente negativo, noi abbiamo cercato di far crescere un po’ di fiori da questo letame, rendendo in qualche modo fertile questo periodo che ci ha relegato fra le mura di casa. Per noi è stata la maniera migliore di affrontare la situazione, e non solo: penso che l’ultimo anno faccia parte della nostra storia e non dobbiamo dimenticarcelo. È giusto ricordare quello che abbiamo vissuto e imprimerlo nella memoria, come altri avvenimenti negativi del nostro passato, in modo tale da non ritrovarci sprovvisti di qualche risorsa mentale in più se situazioni del genere si dovessero verificare di nuovo.
Francesco: Questa esperienza ha avuto un impatto emotivo pazzesco su tutti noi; mentre ora ci siamo quasi abituati alla situazione e non vediamo l’ora di lasciarcela alle spalle, all’inizio il quadro era piuttosto surreale. Dal momento che il genere che suoniamo è legato a doppio filo con certi aspetti della vita, che non solo solitamente i più allegri e festaioli, ci è venuto naturale mettere in musica i lati più introspettivi, intimisti e per certi versi angoscianti del nostro sentire. Una band come la nostra si presta a veicolare il sentimento che abbiamo vissuto durante questa pandemia, a differenza di chi suona magari punk o altri generi. Oggi però non riusciremmo più a sfruttare il tempo che questa pandemia ci ha messo a disposizione; siamo esausti della situazione ed è davvero tempo di un ritorno alla nostra vecchia vita.
L’impressione è che, rispetto al precedente “Chimerical”, la vostra musica si sia evoluta verso una commistione di generi, che va al di là del gothic metal cui siete spesso associati. Pensi che ciò sia merito anche dei vostri recenti cambi di line up?
Rossella: sotto il punto di vista compositivo, in realtà, non tanto. Rispetto a “Chimerical” c’è stato un cambio di line up a livello canoro, ma il modo di scrivere e comporre è rimasto di base lo stesso: i pezzi di quel disco erano stati elaborati dalla cantante precedente assieme a Francesco, mentre in “The Last Night Of Fall” gli autori siamo noi due. Certo, l’ingresso nella band di Emanuele (alla batteria) e di Moreno (alla chitarra) ha arricchito il nostro sound – entrambi hanno portato qualcosa di nuovo.
Francesco: confermo. Rossella ed io scriviamo solitamente il 90% del pezzo, dalle ritmiche ai testi; in sala prova viene poi rifinito quel restante 10 %, con una forbice che si stringe o si allarga a seconda dei casi. Emanuele e Moreno ci hanno dato molto in questo senso, si sono rivelati le scelte giuste e ci hanno finalmente permesso di avere una formazione stabile, che è una bella novità rispetto al passato.
Per il momento i singoli estratti dal disco sono due, “Voices” e ”Rain Of Souls”; come mai la vostra scelta è caduta proprio su questi pezzi?
Francesco: confesso che è stato molto difficile. Per noi l’opera è il disco intero, quindi il singolo, che per definizione è un’estrazione, obbliga a lasciar fuori qualcos’altro. A noi piace realizzare brani fruibili, ma non scontati, e parte della difficoltà sta nel trovare il giusto equilibrio. Penso che “Voices” sia il brano che meglio racchiude in sé l’essenza dei False Memories, perché mescola al suo interno soluzioni particolari e orecchiabilità. Su “Rain Of Souls” avevamo persino il dubbio di proporre un brano quasi troppo semplice ed immediato, ma abbiamo visto che la percezione di noi musicisti spesso differisce da quella di chi ascolta!
Rossella: riguardo a “Voices” volevo aggiungere che, immaginandolo come singolo, mi ossessionava l’idea di stupire e scioccare i nostri ascoltatori con un cambiamento netto, dando sfoggio della grande metamorfosi della band. Secondo me non poteva esserci modo migliore di aprire le danze.
Per altro entrambi i brani sono accompagnati da due video di ottima fattura, che sono collegati fra loro e raccontano una storia. Avete voglia di dirci di più?
Rossella: siamo molto contenti di aver collaborato con Violex Video, una società a che lavora con moltissima dedizione e professionalità; abbiamo avuto a disposizione un ottimo staff, con un addetto alla fotografia e al montaggio e una truccatrice sul set che si sono dedicati a noi tutto al tempo. La story board dei due video l’abbiamo creata proprio con Alex Bufalo della Violex – l’idea è partita da me e dai ragazzi della band ed è stata poi sviluppata insieme. Ci tenevamo molto a manifestare una crescita ed un’evoluzione anche attraverso le immagini, siamo pienamente soddisfatti del risultato.
Immagino che non vediate l’ora di tornare a suonare dal vivo. State già scaldando i motori? Avete qualcosa in programma?
Rossella: stiamo iniziando a fare dei programmi. La questione più spigolosa al momento è cercare di mediare con le agenzie di booking e con i locali; veniamo tutti da un periodo molto duro, non solo per i musicisti ma anche per i gestori dei locali, che non hanno avuto dallo Stato il sostegno di cui avrebbero necessitato. La situazione è ancora precaria, ciononostante stiamo cercando di pensare e ove possibile pianificare molte date; ci teniamo tantissimo a presentare “The Last Night Of Fall” dal vivo, e non appena ce ne verrà data la possibilità, lo faremo con grande orgoglio: è il disco che più ci rappresenta come False Memories. A brevissimo comunque annunceremo qualcosa!
Cosa pensate del fenomeno dei live streaming, che nel corso dell’ultimo anno ha preso moltissimo piede?
Francesco: noi ne abbiamo fatto uno qualche mese fa, con dei mezzi abbastanza semplici e senza sborsare ingenti somme, ma la mia opinione è che il live streaming riesca veramente bene solo se si fa in grande stile, il che presuppone di avere uno staff di professionisti, che naturalmente devono essere pagati; di conseguenza può funzionare solo per quelle band che hanno un seguito di un certo tipo, perché tecnicamente si tratta di eventi abbastanza complicati. Detto questo, come fenomeno “occasionale” potrebbero anche avere un suo perché: un release party mondiale in streaming può avere senso, ma ciò vale sempre per band con un bacino d’utenza mondiale, che da un evento del genere riescono a ricavare un compenso per sé e per i propri tecnici e collaboratori. D’altro canto è invece difficile pensare che i live streaming possano davvero prendere piede, perché per dei musicisti suonare davanti a una platea vuoto è stranissimo; se davanti a un pubblico seduto dopotutto si può ancora fare, anzi, per chi ha cominciato esibendosi nei pub potrebbe essere un po’ un ritorno alle origini, vedo difficile abituarsi, alla fine di ogni pezzo, a un gran silenzio, con l’occhio della telecamera che ti fissa e rende tutto molto inespressivo.
Quali sono state le vostre principali fonti di ispirazione? Quali sono gli artisti che vi hanno fatto venire voglia di provare a fare musica?
Rossella: ti stupirà forse sapere che in realtà non abbiamo preso spunto nè dai Lacuna Coil, né dai The Gathering, né tanto meno dai Paradise Lost, che sono considerati i padri fondatori del gothic metal, sebbene il nostro filone ammicchi a quel genere. In effetti la nostra proposta musicale contiene molte influenze, che noi raggruppiamo sotto la definizione di dark metal. Se dobbiamo citare giusto un paio di band che racchiudono in sé elementi di dark, gothic e doom metal cui noi ci ispiriamo, in primis nominiamo i Katatonia, seguiti dagli Opeth.
Francesco: sono d’accordo con Rossella; per quanto sia i The Gathering che i Paradise Lost abbiano creato un genere, e per quanto io stesso li abbia ascoltati e amati, trovo che Katatonia ed Opeth ad un certo punto abbiano tirato le fila del gothic metal, riuscendo ad arricchirlo con le loro contaminazioni e salvandolo in questo modo dall’appiattimento su cui esso stesso, per sua natura, rischiava di afflosciarsi – ed è per certi versi è quel che miriamo a fare anche noi.
L’intervista è terminata, vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato. Alla prossima, sperando di ritrovare i False Memories finalmente su un palco!