Richie Kotzen: Intensa Fragilità – Intervista

Ultimamente sei in tour molto più spesso che in passato, almeno in Italia. Cosa fai quando non suoni dal vivo?

“Di solito scrivo e registro musica. Altrimenti lavoro sulla mia casa: costruire per me è un hobby, così come lavorare in giardino, guardare gli alberi… Mi piace tantissimo prendermi cura di fiori e alberi e talvolta mi piace semplicemente starmene senza far niente, o dedicarmi alla meditazione.”

Ti ho visto l’anno scorso a Verona, e mi aveva particolarmente impressionato la tua interpretazione di “Faith”: ha un’importanza particolare per te?

“E’ importante quanto lo sono tutte, anche se per ragioni diverse: sono delle piccole fotografie, istantanee di sensazioni, emozioni, punti di vista. Sono come miei figli, che escono attraverso di me anche se l’aspetto fattuale del processo creativo è opera mia.”

Come hai trovato i musicisti che hanno suonato con te in questo tour?

“Il batterista mi è stato segnalato da un musicista che conosco, e il bassista è stato segnalato dallo stesso batterista.”

Quanto ha influenzato il tuo modo di comporre il fatto di diventare padre?

“Non saprei esattamente. Qualsiasi cosa accada diventa un’influenza, qualsiasi cosa tu senta o provi lo sarà per te, in una maniera o nell’altra. Credo che la cosa migliore sia evitare di concentrarsi sull’analisi e lasciare semplicemente che le cose siano, punto e basta. Cioè, la cosa migliore per una persona, in un certo senso, è non pensare: la gente passa troppo tempo a farlo, e così smette di esistere, di agire.”

Personalmente ritengo “Into The Black” il tuo album migliore, fin qui: cosa ti ricordi del periodo in cui ne hai composto le canzoni?

“Non ho ricordi specifici, ciò di cui sono sicuro è che una volta finito quell’album mi piaceva moltissimo: lo sentivo particolarmente sincero, era “innocente” nel senso che non sapevo che stavo facendo un album, stavo semplicemente registrando delle canzoni mentre il tempo passava. Ad un certo punto mi sono reso conto che questi 11 pezzi potevano vivere bene assieme. In altre parole, mi sono reso conto che avevo fatto un cd, e un cd che mi piaceva, che suonava vero.”

I tuoi testi spesso parlano di sentimenti personali. Quanto ti interessano, invece, gli avvenimenti socio-politici?

“A me interessano le persone, e le persone si occupano di politica, società, religione, tutto il sistema all’interno del quale la maggior parte di noi vive. E’ tutto opera delle persone, per cui è logico che io mi interessi di persone, di sentimenti personali e di sensazioni.”

C’è qualche possibilità di ascoltare in futuro un nuovo album dei Forty Deuce?

“Nessuna.”

Adesso che sei ormai concentrato totalmente sulla tua carriera solista, pensi che accetteresti di suonare semplicemente la chitarra, come hai fatto in passato con Poison e Mr.Big?

“Forse…rimane sempre possibile che suoni con altri musicisti, ed è assolutamente possibile che suoni in un gruppo diverso dal mio. Non è qualcosa che pianifichi: è inatteso, accade e basta…”

Cosa ne pensi della reunion dei Mr.Big?

“Immagino sia entusiasmante per i fan dei Mr.Big vedere la line-up originale di nuovo insieme.”

Hai qualche aneddoto curioso sui tuoi primi anni nel music business?

“Mi dimentico del passato così facilmente. E non lo faccio apposta, semplicemente non vivo più lì…tutto ciò che conosco del passato è quello che mi ha reso quel che sono oggi. Non tengo un registro dei passi che ho fatto in precedenza, perché non ho grandi margini di crescita tornando dove sono già stato.”

Cosa ricordi di quando hai aperto per i Rolling Stones?

“Semplicemente che è successo. Ho più ricordi di loro che non di come mi sentivo io. Ero impressionato già dal fatto che esistessero ancora, e da come sembrassero sempre gli stessi, così potenti!”

Citi Paul Rodgers come uno dei cantanti che più ti hanno influenzato: cosa ne pensi del suo lavoro con i Queen?

“Non l’ho sentito, ma nella mia testa non riesco neppure ad immaginarlo…”

 

giovanni.barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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