Recensione: Finestatico

Ritroviamo con piacere i bolognesi In Tormentata Quiete, band attiva ormai da vent’anni nel panorama italiano e con tutta probabilità una delle realtà più eclettiche presenti nel nostro paese. Dagli esordi prossimi al black metal melodico, gli emiliani si sono spostati nel corso del tempo verso un metal d’avanguardia ricercato tanto sul piano musicale quanto lirico, senza dimenticare le radici estreme tuttavia portandosi ad un bacino espressivo multiforme dove convergono black, progressive, folk e cantautoriale italiano.

“Finestatico” arriva tre anni dopo “Cromagia” ed è presentato dal gruppo come un album dal taglio più metal e diretto, forte di una panorama lirico che attraverso la metafora dell’universo, descrive le reazioni dell’uomo di fronte alla proprie creazioni. La teatralità, la ricerca di melodie elaborate ma non inutilmente complesse, restano il punto di forza di questa band. L’opener “Zero” mostra subito come i retaggi black dei nostri non siano affatto dimenticati. Dopo l’intro di synth, il brano parte veloce, ruvido, addirittura primitivo nelle sue citazioni alla scena norvegese degli anni ‘90. Ecco poi entrare in gioco quelli che sono i cardini su cui la band ha costruito i propri tratti distintivi, ovvero melodie eteree e ariose che accolgono gli intrecci tra le tre voci.

“Sole” è decisamente più melodica, la voce di Irene Petitto ha più spazio (pare che questa sarà purtroppo la sua ultima performance con la band) e incontra lo screaming in una parte centrale cadenzata dal forte impatto emotivo. Lo stesso che troveremo in “R316a1”, brano costruito lungo una melodia progressive che si rende vieppiù aperta ed epica.

I sentori psichedelici e folk di “Eta Carinae” fanno sì che il brano funga da spartiacque verso ua seconda parte se vogliamo più morbida ma ricca di pathos. Qui i bellissimi testi trovano la massima efficacia nelle parentesi narrate sempre accompagnate da parti strumentali appropriate ed emozionanti, dagli intrecci prog rock e sinfonici di “Sirio” all’uso della chitarra acustica e delle tastiere in “RR Lyrae”, un momento molto dolce che nella sua fruibilità potrebbe essere proposto anche ad un pubblico per così dire, mainstream.

La musica ambient e le voci quasi monastiche di “Demiurgo” chiudono un platter maturo e sopra le righe, nuova testimonianza di come gli In Tormentata Quiete sappiano coniugare la migliore tradizione melodica italiana alla potenza del metal.

Andrea Sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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