Dicembre si apre e si chiude sotto il segno della penisola scandinava, e in questa sera particolare batte bandiera svedese. Come concludiamo l’intervista nel tour bus degli At The Gates, inizia il concerto delle promesse metal Orbit Culture.
ORBIT CULTURE
Il quartetto è forte delle ultime due uscite discografiche che hanno attirato a sé molti sguardi da diverse categorie della musica estrema e questa serata milanese è una vetrina molto importante per il pubblico italiano, che li può gustare meglio, nonostante in passato abbiano già suonato ma in un contesto molto più piccolo.
La loro proposta melodeath di stampo contemporaneo è molto sofisticata ed elaborata, quindi era necessario un sound-check a dovere per gustare dignitosamente i brani degli Orbit Culture, cosa che fortunatamente avviene. Sul palco ci sanno fare, buoni movimenti e interazione col pubblico con una performance davvero ineccepibile anche a livello vocale, che toglie qualsiasi tipo di dubbio sulle capacità della band al di fuori dello studio di registrazione.
La mezz’ora messa a loro disposizione viene sfruttata alla perfezione proponendoci anche l’ultimo singolo “Vultures of North”, oltre ai principali singoli della loro breve, ma di successo, discografia. Anche la risposta del pubblico è calda e accogliente, molto probabilmente già ben a conoscenza della loro musica, il che facilita l’immersione dei loro suoni molto moderni, ma non impersonali, tra tutti noi. Ottimo inizio di serata e band assolutamente super consigliata, oserei dire che sono pronti per un tour da headliner nei piccoli club d’Europa.
Setlist:
- Vultures Of North
- North Star Of Ninja
- Strangles
- Carvings
- Saw
IMMINENCE
Il secondo gruppo vede protagonista quella che ritengo la proposta più atipica: gli Imminence. Nulla togliere alla band che, nella sua categoria, penso sia una delle migliori in circolazione, ma in questo concerto (e tour) in particolare li vedo un pochino fuori luogo. Le loro contaminazioni molto pop vanno in netto contrasto con il mood della serata, ciò però non può assolutamente farci dimenticare la loro grande capacità di scrittura, con un Eddie Berg alla voce e violino decisamente in ottima forma.
Divideranno la setlist in due tra l’ultimo disco “Heaven In Hiding” e il suo antecedente “Turn The Light On”, creando anche un ottimo spettacolo di luci durante l’esibizione. Personalmente li ho sempre ascoltati poco per i motivi sopracitati e dal vivo, ahimè, non mi hanno trasmesso nulla di particolare. Dopo la terza canzone li ho trovati molto ripetitivi e con un carisma troppo di nicchia nonostante tutte le buone intenzioni della band di far breccia nei cuori dei presenti. Unica nota positiva, oltre agli effetti luce, il piccolo assolo di violino che spezza un po’ i ritmi monocorde della loro esibizione. Consigliato a un pubblico specifico.
Setlist:
- I Am Become A Name…
- Ghost
- The Sickness
- Erase
- Chasing Shadows
- Paralyzed
- ∞
- Heaven In Hiding
- Temptation
AT THE GATES
Finalmente, per il sottoscritto arriva il momento più atteso di questo giovedì 1 dicembre: l’esibizione degli At The Gates. Ancora in uno stato euforico per l’intervista di prima, mi accingo a gustarmi un’ora di sano death metal göteborghiano.
Iniziano con l’unica traccia (purtroppo) presa dal loro ultimo disco: “Spectre Of Extincion”, per poi passare subito alla celebrazione di quello che fu uno dei dischi più importanti del metal, ovvero “Slaughter Of The Soul”, con un pubblico in totale delirio. Musicalmente parlando sono perfetti, Tompa invece alla voce inizia a faticare molto, troppo, facendo perdere molto carisma alle canzoni che hanno segnato un’epoca di metà anni ’90. Lui sarà l’unico vero tasto dolente della loro esibizione in quanto non si riuscirà a riprendere durante il concerto. Nel frattempo gli At The Gates continuano con “At War With Reality” e due pezzi dall’album “To Drink From The Night Itself”, tra cui la title track, che adoro in modo totale e personalmente è uno dei momenti più spinti di stasera. Dopodiché si ritorna a SOTS con “Cold” e “Under A Serpent Sun”, e si riprende ancora “At War With Reality”, che paradossalmente sarà il disco più suonato nella scaletta degli svedesi.
Il loro concerto si conclude con la celeberrima “Blinded By Fear”, allargando la zona pogo fino quasi al mixer, e salutandoci con “The Night Eternal”, in cui uno alla volta i componenti degli At The Gates escono ai lati del palco lasciando solo i fratelli Björler, freschi di nuovo ricongiungimento dopo l’addio forzato di Jonas. Tirando le somme in modo molto onesto, gli At The Gates sono un gruppo che in questa serata ha dimostrato il suo valore, soprattutto ora con la line-up storica che ha scritto un capolavoro assoluto come “Slaughter Of The Soul“, ma che vede nel suo leader assoluto Tompa una mina vagante al microfono. Gli anni passano per tutti, purtroppo, speriamo di poterli rivedere in un altro stato di forma, anche se a me sono piaciuti nonostante una prova vocale monocorde.
Setlist:
- Spectre Of Extincion
- Salughter Of The Soul
- At War With Reality
- Der Widerstand
- To Drink From The Night Itself
- Cold
- Under A Serpent Sun
- Heroes And Tombs
- El Alter Del Dios Desconocido
- Death And The Labyrinth
- Blinded By Fear
- The Night Eternal
IN FLAMES
Per gli In Flames, vi dirò la verità: sono molto in difficoltà. È stato il mio primo vero amore nel mondo metal e allo stato attuale, in cui fra i padri fondatori non c’è più nessuno, faccio veramente fatica a trovare un senso. Non che i singoli nuovi non siano molto spinti, anzi, ma continuare a chiamarli In Flames è personalmente una forzatura per mantenere un moniker conosciuto nell’ambiente. Tolta questa piccola polemica, devo dire che la scaletta proposta a Milano è assolutamente spettacolare e suonata in modo accademico. Bjorn insieme a Chris Broderik si trova molto a suo agio, i subentrati al basso e alla batteria eseguono un lavoro davvero preciso e scolastico mentre Niels alle tastiere l’ho trovato abbastanza “buttato a caso”. Osservandolo spesso, non l’ho visto veramente intento a suonare fisicamente le parti elettroniche presenti nei vari pezzi degli In Flames, ma semplicemente come un uomo “start & stop” delle varie basi pre-registrate. Una presenza solamente scenica e di valore, nullo nell’insieme dei suoni proposti dalla band.
Mentre per quel che riguarda la performance vocale di Friden, beh, ha retto solamente i primi tre brani: “The Great Deceiver”, tratta dall’album di prossima uscita, “Pinball Map” e “Cloud Connected”, dopodiché è stata una vera agonia. Se Tompa è stato monocorde, nemmeno Friden è senza colpe: riguardando i video registrati durante “Behind Space” o “Only For The Weak”, mi sono reso conto della grande difficoltà che ha nel cantare, buttandosi spesso su un growl molto basso che nasconde le criticità che ha nel riproporre i brani di inizio carriera. A livello di carisma, è indiscutibile la sua presenza, sulla gestione del palco e del pubblico, ma anche lui è il punto debole della band.
Tornando a parlare di questa scaletta da puro greatest hits, sono rimasto piacevolmente colpito nel riascoltare brani come “Leeches”, “The Hive”, “Alias” e “The Mirror’s Truth”. Gli In Flames hanno costruito il live partendo col botto, per poi intraprendere un percorso da inizio carriera con “Behind Space”, per proseguire di album in album fino alla conclusione con la loro hit “Take This Life”, tralasciando però il loro album più controverso, “Soundtrack To Your Escape”, dal quale mi sarei aspettato almeno “My Sweet Shadow”.
Scenografie da band rodata e affermata e super suoni per un locale come l’Alcatraz, il concerto di questa sera è stato davvero godibile e apprezzabile sotto quasi tutti i punti di vista. Non rimane che aspettare il loro prossimo capitolo discografico, previsto per marzo.
Setlist:
- The Great Deceiver
- Pimball Map
- Cloud Connected
- Behind Space
- Graveland
- The Hive
- Colony
- Only For The Weak
- Leeches
- Foregone Pt. 1
- Wallflower
- State Of Slow Decay
- Alias
- The Mirror’s Truth
- I Am Above
- Take This Life
Anno: 2022 |