Ignescent – Recensione: Fight In Me

Gli Ignescent vengono dalla ventosa Chicago, hanno quasi ventimila follower su quel social network per giovani vecchi eppure Frontiers ne annuncia il debutto con uno dei testi più scarni degli ultimi anni… talmente scarno che ho sentito il bisogno di verificare quale fosse il sostantivo collegato a questa magrezza di parole. Scarnità? Scarnezza? O forse la più credibile scarnitudine? Sì, questa dovrebbe andare. Poco male, comunque, perché le informazioni sulla band me le sono trovate da solo e così ho scoperto che gli Ignescent sono stati formati da Jennifer Benson nel 2018, il loro primo album “Electrified” si è avvalso di collaborazioni piuttosto eccellenti e si sono fatti le ossa suonando in lungo ed in largo a fianco di, praticamente, chiunque (Anthrax, Avenged Sevenfold, Megadeth e molti altri ancora). Un gruppo formato da “persone vere con storie vere”, come loro stessi amano definirsi, e che evidentemente non ama perdersi in chiacchiere preferendo, come biasimarli, concentrarsi sulla musica e sul messaggio. Il disco si apre allora con una “Monster You Made” che è un po’ il classico brano da radio (americana): una successione di parti molto ben scandita, cori col megafono, ritmiche industrial e spruzzatina di elettronica qua e là come fosse aceto balsamico… insomma, il quadro lo conosciamo ed effettivamente non è che abbisogni di molte parole per essere descritto. Certamente il richiamo alla veridicità di questi artisti e delle loro storie poteva far sperare in un incipit più personale, ma dopo tutto ci sono ancora trentacinque minuti e non è il caso di essere troppo critichini.

La successiva “Unholy” spinge ancora di più sull’elettronica, tanto da ricordarmi “Guilty”: l’associazione è affettuosa, ma il fatto che i Gravity Kills la suonassero nel 1996 fa in modo che il sopracciglio si inarchi in modo cautamente sospettoso. Rispetto alla band del Missouri, che purtroppo si sciolse nel 2012 incompresa come molte delle cose tristi che piacciono a me, gli Ignescent sono meno incisivi, meno personali e pure meno abili nel comporre melodie convincenti: la stessa title-track si trascina in balia di se stessa, iperprodotta e disgregata, al punto che i nostrani Violet Blend – se proprio vogliamo un esempio di rock dal forte carattere femminile – sembrano da tutti i punti di vista su un altro e più confortevole pianeta. Le cose si raddrizzano, almeno in parte, con la balladYou’re Not Alone”, la cui poca sostanza si intuisce però già dal titolo: la canzone avrà anche un minimo di atmosfera, complici i suoni pulsanti e l’orchestrazione di archi, ma dove si vada a parare con questo brano alla Smallville – quando un giovane Clark Kent pieno di dubbi mirava le stelle dall’ultimo piano del fienile – lo si capisce già dopo i primi dieci secondi.

Brano dopo brano ci si accorge come questo disco abbia poco da dire (durante “Shadows” ho rifatto il letto, me lo si perdonerà), una volta inquadrati il genere e lo scopo: le sue parti più articolate (“Triple Threat”) sono in realtà quelle dove, ammucchiando suoni su suoni, si è tentato di dare corpo a momenti dall’impalpabile sostanza e, alla faccia delle persone vere con storie vere, la capacità di comunicare con una manciata di semplici e collaudati elementi è completamente assente, o almeno fortemente inespressa. La voce della Benson, dal canto suo, non fa molto per risollevare la situazione: a differenza di una Dorothy Martin, per dire, la cantante di Chicago si muove in modo meccanico su un registro canonico e prevedibile, che concede poco o nulla in termini di pathos, di intimità e di interpretazione. Ed è un vero peccato, perché queste sarebbero le carte migliori da giocare per risollevare le sorti di un songwriting avaro di spunti ed ispirazione. Persino l’assolo di chitarra posto alla fine di “Carries Me”, da ultimo, suona come un tentativo maldestro e disperato di ravvivare un disco la cui insopportabile ripetitività assume il carattere di un’ingiusta condanna.

Al primo approccio con gli Ignescent, un gruppo che sulla carta sembrava meritare una presentazione ben più curata ed altisonante, ho pensato a quanto mi sarebbe piaciuto riparare al torto con un articoletto incoraggiante, manzoniano, entusiasta. Quanta delusione, allora, nel constatare come chiunque abbia deciso di presentare “Fight In Me” con tre paragrafini veloci e striminziti lo abbia fatto con suprema, desolante e machiavellica cognizione di causa: di questo rock povero di nutrienti ed ultraprocessato – come quei cibi da evitare, ma che almeno hanno un buon sapore – si fatica davvero a cogliere il senso, e già il fatto di aver riempito questa pagina scrivendo del nulla (vedi “Under Attack” e il suo scream) suona come una personale vittoria. Avanti dunque, ma non così.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2023

Tracklist: 01. MONSTER YOU MADE 02. UNHOLY 03. FIGHT IN ME 04. YOU’RE NOT ALONE 05. UNDER ATTACK 06. TRIPLE THREAT 07. SHADOWS 08. CARRIES ME 09. THE HURT 10. WOMAN ON FIRE 11. NOT TODAY (Featuring Kevin Young of Disciple)
Sito Web: facebook.com/ignescentmusic

Marco Soprani

view all posts

Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi