Recensione: Incorruptible

Dopo aver pubblicato due album come “Dystopia” e “Plagues of Babylon”, gli Iced Earth tornano sulla scena con il loro dodicesimo disco in studio, “Incorruptible”, che consolida quanto di buono la band ha fin qui realizzato. I due dischi precedenti, che segnavano un evidente ritorno a sonorità vicine alle prime prove del gruppo, sono serviti come rodaggio per questo full-lenght che ci restituisce gruppo in forma, forte dell’alchimia che si è venuta a creare tra i suoi componenti e dalla sempre maggiore convinzione e sicurezza acquisita da Stu Block dietro il microfono.

Incorruptible” è composto da 10 brani di matrice American Power Metal, caratterizzati da passaggi epici, robusti, carichi di pathos, a rimarcare, qualora ce ne fosse bisogno, che questi sono gli Iced Earth, questa è la musica con la quale hanno raggiunto il successo, e con la quale continueranno a marchiare a fuoco la scena Metal. Jon Schaffer macina riff dopo riff, coadiuvato dalla chitarra solista di Jake Dreyer (Witherfall), artefice di una prova davvero coinvolgente.

La prima parte del disco è ciò che ogni fan della band vorrebbe ascoltare: odore di campi di battaglia, polvere da sparo, sangue e acciaio. Le atmosfere evocative di “Great Heathen Army” si alternano all’arrembante “Black Flag”, in un crescendo di emozioni e colori caldi. È giunto il momento del primo mid-tempo, “Raven Wing”, incentrato su una melodia stupenda e un assolo di Dreyer superbo per gusto e perizia. Sulle stesse coordinate stilistiche del precedente si muove anche “The Veil”, altro brano che può vantare un grande prova vocale di Stu Block.

La seconda metà di questo “Incorruptible” parte con “Seven Headed Whore”, canzone veloce, immediata in cui ancora Block dimostra di essere la giusta sintesi dei suoi predecessori: la capacità interpretativa e il timbro caldo di Matt Barlow, gli acuti e la potenza di Tim Ripper. Il ritmo, e la qualità, calano un po’ in “The Relic (Part 1)” e in “Ghost Dance (Awaken The Ancestrors)”, quest’ultima una strumentale priva del giusto mordente ed eccessivamente prolissa. L’anthemica “Brothers” apre il trittico finale, prosegue con la devastante “Defiance” e chiude con la lunga ed articolata “Clear The Way (December 13th, 1862)”, dedicata Battaglia di Fredericksburg.

Non ci troviamo di fronte a un capolavoro, né al miglior disco della band. Di sicuro “Incorruptible” rappresenta una buona prova degli Iced Earth, ricca di spunti, eterogenea, perfettamente suonata e con tante melodie indovinate. Per i nostalgici, per gli amanti del gruppo, per chi è alla ricerca di epico furore.

 

Pasquale Gennarelli

view all posts

"L'arte per amore dell'arte". La passione che brucia dentro il suo cuore ad animare la vita di questo fumetallaro. Come un moderno Ulisse è curioso e temerario, si muove tra le varie forme di comunicazione e non sfugge al confronto. Scrive di Metal, di Fumetto, di Arte, Cinema e Videogame. Ah, è inutile che la cerchiate, la Kryptonite non ha alcun effetto su di lui.

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi