House Of Lords – Recensione: Saints And Sinners

Ho come l’impressione, certamente un po’ nostalgica, che una volta un nuovo disco degli House Of Lords fosse atteso con più trepidazione ed accolto con più entusiasmo. Perché sapevamo che si sarebbe trattato di un disco elegante e composto, dai suoni opulenti e dalle atmosfere adulte pur senza risultare né stucchevoli, né noiose. Ed ho come l’impressione che oggi questa magia si sia un po’ persa, forse per demeriti che non sono nemmeno imputabili alla formazione fondata da James Christian e Gregg Giuffria nel 1987. E’ solo che un disco come “Saints And Sinners” si perde tra i tanti, quasi soffocato nella lunga lista delle uscite del mese, considerato come un album in più da ascoltare (in streaming, per giunta) e recensire sperando di rispettare, a grandi linee, la data di uscita. La speranza che si affida all’ascolto è allora quella di un guizzo sapiente, di un colpo di reni deciso, di un disco che possa non solo intrattenerci ma anche restituirci l’eleganza che ricordavamo, l’incedere maestoso, l’orchestrazione raffinata che, mentre ascolti gli House Of Lords (che anche il nome è elegante) fa di te un ascoltatore dal gusto capace, dall’orizzonte ampio e dal taglio raffinato. E, al tempo stesso, si incrociano le dita e si tocca il ferro augurandosi che almeno “Saints And Sinners” sia riuscito a tenersi alla larga da quell’urgenza di produzione inarrestabile e seriale che affligge molte delle produzioni moderne, di casa Frontiers ma non solo.

Per fortuna, che poi è quello che ci vuole quando le variabili incrociate dell’arte e del mercato sono così tante da risultare incontrollabili, le stelle della formazione fronteggiata da James Christian sembrano essersi allineate anche in questa occasione: l’album scorre infatti con un’agilità a tratti sorprendente, forse a discapito di quell’aura di classe che abbiamo sempre associato agli House Of Lords. “Saints And Sinners” è un disco veloce di mano e di idee, come ben evidenziato dalla sua title-track, nella quale riff, assoli e cori anni ottanta (“Roll Like Thunder”) si rincorrono con un passo lieve che, in qualche modo, sembra voler rispondere per contrasto alla pesantezza dei tempi. Questo dinamismo non pregiudica l’anima rock degli americani, che continua ad emergere dalle ritmiche di stampo heavy (“House Of The Lord”, “Mistress Of The Dark”) così come dagli episodi più asciutti e veloci (“Road Warrior”, che però sul finale tende ad essere un po’ ripetitiva). La fusione di elementi che sembrano attingere da stili diversi, spesso supportata dalle tastiere di Mark Mangold, dà luogo e sostanza ad un album piacevolmente sfaccettato, nel quale non mancano fughe prog che ai fan della prima/seconda ora ricorderanno il controverso “Power and the Myth” (2000), costruzioni alla Broadway (“Razzle Dazzle”), momenti densamente atmosferici (“Angels Fallen”) ed accostamenti che solo le band più navigate possono azzardare e concludere con successo, specialmente quando alle prese con l’esecuzione dal vivo.

Il principale motivo di interesse che sta alla base di “Saints And Sinners” è la sua capacità di ricondurre ad una base melodica spunti differenti, che spaziano dall’AOR di più facile ascolto (“Take It All”) al metal leggermente più ruvido e moderno che il quartetto sa ancora interpretare con signorile autorevolezza e senza alcun imbarazzo (“Dreamin’ It All”). Sebbene questa pluralità di appigli tenda ad annacquare a tratti l’esperienza, sensazione corroborata da una produzione buona ma non scintillante e dalla mancanza di almeno un singolo di particolare efficacia, agli House Of Lords va riconosciuto il merito di aver pubblicato un disco non banale, che invece di incanalarsi comodamente lungo il percorso fortunato tracciato da “Come to My Kingdom” (2008) e “Cartesian Dreams”  (2009) continua a sfidare i propri limiti e la propria storia, prendendosi un rischio non comune per un gruppo formato oltre quarant’anni fa. Un disco di tastiere onnipresenti ed interpretazioni inappuntabili (“Takin’ My Heart Back”), la cui immagine si costruisce piano piano, di pari passo con una credibilità che sembra crescere ad ogni ascolto. Oltre a restituire l’immagine di un gruppo vitale ed in pieno controllo del proprio percorso, questo undicesimo disco è anche un manifesto della potenza della melodia, un linguaggio universale che parla al cuore ed un filo conduttore sempre in grado di riportarti – qualunque sia la digressione – sulla via di casa.

Etichetta: Frontiers Music Srl

Anno: 2022

Tracklist: 01. Saints And Sinners 02. House Of The Lord 03. Take It All 04. Road Warrior 05. Mistress Of The Dark 06. Avalanche 07. Roll Like Thunder 08. Razzle Dazzle 09. Dreamin It All 10. Takin My Heart Back 11. Angels Fallen
Sito Web: facebook.com/HouseOfLordsB

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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