È arrivata pochi giorni fa la notizia della morte senza alcun clamore mediatico di Tony Hill, uno dei musicisti più geniali e innovativi del suo periodo, sempre relegato ad artista di culto, seguito da una schiera di appassionati pur di una certa consistenza, ma senza per questo avere il riscontro che avrebbe meritato. Tony Hill è stato il fondatore, cantante, chitarrista, tastierista e mente di uno dei gruppi più interessanti ed innovativi della sua epoca, gli High Tide.
Fondati alla fine degli anni ’60 dall’incontro di musicisti dell’underground inglese, vedevano in formazione, oltre al già citato Hill, il violinista Simon House (una particolarità per l’epoca la presenza di un violino in una formazione rock), il bassista Peter Pavli e il batterista Roger Hadden. Il loro debutto discografico, prodotto in modo ben poco raffinato da Denny Gerrard per l’etichetta Liberty, arriverà nel 1969. Il titolo sarà “Sea Shanties”, e già dall’inquietante copertina, disegnata da Paul Withehead (famoso nel mondo prog soprattutto per le copertine dei Genesis) è evidente che ci si trova davanti a qualcosa di non banale. L’apertura, affidata a “ Futilist’s Lament”, è già di per sé un brano sconvolgente, dal riff durissimo, che farà scuola in tutto l’ambito doom, stoner, ma anche metal, che getta da subito l’ascoltatore in un vortice musicale dove la chitarra col wah wah e il violino vanno in sincrono e svisano producendo suoni lancinanti, la sezione ritmica non si ferma per un attimo, e la voce, definita con qualche ragione vicina a Jim Morrison, declama le sue tonalità oscure. Non da meno la successiva “Death Warmed Up”, uno strumentale di ben oltre nove minuti, che coinvolge l’ascoltatore in un magma sonoro che va da momenti folk dati dal violino di House a riff acidissimi, armonizzazioni che anticipano i tempi e una generale atmosfera di un cupo caos organizzato, ben difficile da trovare in equivalenti dell’epoca. Un po’ di tregua arriva con l’inizio di “Pushed, But Not Forgotten”, da ballata vagamente psych, che si sviluppa poi in un’alternanza di riff durissimi e parti strumentali ossessive per tornare a momenti relativamente più tranquilli. “ Walking Down Their Outlook” è un brano di estrema varietà, con un inizio non distante da certe cose dei Doors, per poi partire con un’armonizzazione fra chitarra e violino che anticipa quelle di tanto heavy metal successivo, e le “solite” parti strumentali cupe, lancinanti e articolatissime. La successiva “Missing Out” è un altro brano che supera i nove minuti, con una linea vocale consistente in un blues stravolto e deragliato che si perde nelle ennesime fughe strumentali. Conclude l’album “Nowhere”, dall’iniziale riff schizoide e le armonizzazioni barocche che si perdono in divagazioni strumentali, finché non arriva la voce di Hill a narrare le sue cupe melodie. “Sea Shanties” è un album straordinario, di difficile descrizione (è ben più facile ascoltarlo e abbandonarcisi) e classificazione: le etichette di hard rock, proto metal, dark – doom, psichedelia, progressive, lo descrivono fino ad un certo punto, essendo tutte riscontrabili ma non completamente esaustive. Un lavoro avanti anni luce per i suoi tempi, anticipatore ma unico, senza precisi equivalenti sia nei contemporanei che nei successivi, dei quali nessuno raccoglierà totalmente l’eredità. Gli High Tide faranno seguire nel 1970 un album omonimo, eccellente anche se forse non con l’impatto sconvolgente del debutto, per poi sciogliersi. Quello che avrà più fortuna sarà Simon House, che militerà o collaborerà in formazioni storiche quali Third Ear Band, Hawkwind, Japan, o artisti del calibro di David Bowie, David Sylvian, Mike Olfield e molti altri. Con la riscoperta della band a fine anni anni ’80, verranno pubblicati album postumi di inediti dell’epoca e Hill riesumerà il nome per produrre nuovo materiale, anche se niente eguaglierà i primi due lavori.
Resta un lascito enorme, tanto limitato nel tempo e nel successo commerciale, quanto di importanza straordinaria per qualità, originalità e visione di una musica libera, complessa e innovativa, figlia per molti aspetti unica di tempi con ben altro livello di creatività rispetto a tanto di ciò che è arrivato dopo.

Etichetta: Liberty Records Anno: 1969 Tracklist: 01. Futilist's Lament 02. Death Warmed Up 03. Pushed, But Not Forgotten 04. Walking Down Their Outlook 05. Missing Out 06. Nowhere |