Heavenwood – Recensione: The Tarot Of The Bohemians

Avevamo lasciato i portoghesi Heavenwood nel 2011 con “Abyss Masterpiece”, un disco interlocutorio che gettava qualche ombra sul possibile futuro della band. Oggi il gruppo ritorna con la prima parte di un ambizioso concept sui tarocchi (ogni canzone è appunto dedicata a uno degli arcani maggiori) che rimette seriamente in carreggiata un ensemble tra i più longevi in Europa, pressochè contemporaneo ai prime movers della scena.

Complice delle tante e buone idee che emergono all’ascolto, può essere in primis il sensibile cambio di line-up degli ultimi anni. Restano soltanto due membri del nucleo originario, ovvero il chitarrista Ricardo Dias e il vocalist Ernesto Guerra, mentre i nuovi innesti sono Daniel Cardoso degli Anathema alla batteria e Vitor Carvalho dei Demon Dagger alla seconda chitarra. Un altro punto a favore è l’ottimo lavoro svolto in fase di pre-produzione, registrazione e missaggio da parte di Andrè Matos (il brasiliano ha pure suonato il basso sul disco) e Wojtek Wieslawski, che hanno compiuto un lavoro di cesello, esaltando ogni minimo particolare.

Ne scaturisce un platter che in parte rivede il canale espressivo della band, che sacrifica una buona percentuale dell’ennui goth a favore di un metal potente e moderno, toccato da soluzioni sinfoniche potenti, ricche di enfasi ma non eccessive. Di certo la componente romantica rimane ma c’è anche tanto melodic death in questo album, percepibile nelle chitarre sempre incisive ed articolate e in una voce che rimane impostata principalmente su di un growling versatile ed espressivo. Il paragone più ovvio che viene in mente è quello con i Sentenced del periodo tardo-mediano, oppure con realtà come i Lake Of Tears, ma gli Heavenwood sembrano comunque aver trovato uno sbocco abbastanza personale.

Come lascia intendere il titolo “The Tarot Of The Bohemians – Part I”, ogni canzone descrive uno dei tarocchi e la sua musicalità cambia a seconda della carta che va a rappresentare (fa eccezione solo “Frithiof’s Saga”). Ecco dunque che “The Empress” è una canzone solenne e dal refrain epico con innesti sinfonici ricchi di grandeur, mentre la sua versione maschile “The Emperor” è nettamente più solida e lascia spazio all’incisività della sezione ritmica.

Ad ogni canzone è associato dunque un particolare groove. Noi troviamo davvero efficace il tiro rock di “The Lovers”, brano più diretto e fruibile, le divagazioni arabeggianti di “The Hermit” e ancora la particolarità di “The Hanged Man”, che introduce ricami progressive nel corpus sempre molto fisico e parti suadenti di voce femminile. Un ritorno davvero convincente e parecchio curato da un punto di vista formale, ma anche dimostrazione di come la band abbia ancora molte cose da dire. Attendiamo ora la seconda parte.

Heavenwood-The-Tarot-Of-The-Bohemians-Pt1

 

Voto recensore
7
Etichetta: Massacre Records

Anno: 2016

Tracklist: 01. The Juggler 02. The High Priestess 03. The Empress 04. The Emperor 05. The Pope 06. The Lovers 07. The Chariot 08. Justice 09. The Hermit 10. The Wheel Of Fortune 11. Strength 12. The Hanged Man 13. Frithiof’s Saga
Sito Web: https://www.facebook.com/heavenwoodofficial

andrea.sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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