Sugli Heathen si possono dire tante cose, ma di certo non che vadano di fretta. Il loro brillante come-back discografico “The Evolution Of Chaos”, arrivato a sua volta quasi vent’anni dopo il precedente album, risale ormai a un decennio fa. L’attesa non è stata in ogni caso vana, dato che il presente “Empire Of The Blind”, appena il quarto disco in carriera per questi thrasher della Bay Area duri a morire, non delude le aspettative.
Il platter costituisce un solido macigno di puro thrash metal, tecnico e veloce come vuole la tradizione in casa Heathen. Sempre per rimanere in tema di consuetudini rispettate, non mancano nemmeno questa volta gli stacchi e la propensione alla melodia che rendono personale la proposta della band, garantendo inoltre varietà alle sue opere.
Si comincia con l’intro “This Rotting Sphere”, che crea la giusta atmosfera e prepara il terreno alla batosta di “The Blight”, brano che vanta un riff micidiale. In quanto a rapidità non scherza nemmeno la title track, mentre “Dead And Gone” e “Sun In My Hand” si caratterizzano per un taglio più moderno e meno old-school.
La trascinante cavalcata “Blood To Be Let” è godibilissima, la ballata del lotto “Shrine Of Apathy” ci mostra il lato più intimo del gruppo e risulta assolutamente emozionante. “Devour” e “The Gods Divide” tornano a pestare a dovere: nel mezzo trova spazio la lunga e interessante strumentale “A Fine Red Mist”. Strumentale è anche la brevissima “Monument To Ruin” posta in chiusura.
“Empire Of The Blind” sarà un album un po’ nostalgico e che non mantiene lo stesso livello per tutta la sua durata, ma resta un gustoso disco di buon vecchio thrash. I tempi biblici con cui gli Heathen fanno uscire i propri lavori (il ritardo stavolta è comunque dovuto al fatto che la coppia di asce Lee Altus / Kragen Lum sia stata per anni in tour con gli Exodus: il nuovo platter, di per sé, era già quasi pronto nel 2014) rendono poi ogni loro release un piccolo evento, aggiungendo piacere alla scoperta del risultato a lungo atteso.