Recensione: Conformicide

Il successo di una band come gli Havok dimostra come in tempi di magra sia più facile accontentarsi. Lungi da noi liquidare i nostri come una band di poca qualità; allo stesso tempo, cercandosi loro un improbabile paragone con la scena thrash più classica si sono tirati in qualche modo la zappa sui piedi. Vero è che non ci sono in questa ondata degli ultimi anni gruppi che valgono le migliori tra le band storiche, ma allo stesso tempo ci pare che qualcosa di meglio di ciò che propone la band in questo nuovo “Conformicide” si potesse tirare fuori.

Va detto che loro ci provano ad essere più vari e originali, almeno rispetto a chi si accontenta di copiare in modo poco fantasioso i dettami più canonizzati del genere, ma alla fine il risultato rimane per nulla eccelso e il cercare una strada diversa aiuta semmai a far emergere alcuni limiti nella qualità della composizione che finché ci si accontenta di sparare a mille e premere sull’acceleratore rimangono ben nascosti.

Se infatti il precedente “Unnatural Selection” era un onesto, per quanto banale, lavoro di competente vetero-thrash, con “Conformicide” gli Havok inseriscono variazioni che sinceramente non ci saremmo aspettati e aumentano di molto i cambi di ritmo e atmosfera.

Il lungo arpeggio iniziale di “F.P.C” introduce ad esempio ad un riff subito spezzato da una ritmica funkeggiante che rimanda istantaneamente alle contaminazioni che già ci furono in prossimità degli anni novanta (ricordate i Death Angel?). L’idea non sarebbe neanche male, ma la resa di un brano così nel 2017 è davvero poca, non fosse altro che per un sound secchissimo che ci pare inadatto al groove cercato e per la oggettività banalità dell’insieme.

È questo pero solo il prodromo di un’intera scaletta che evidenza una (lodevole) voglia di muoversi alla ricerca di strade innovative per la band, andando in qualche modo a ripercorrere le orme del vecchio techno-thrash, inserendo quindi partiture strumentali più fantasiose e alternando sfuriate thrash a momenti più ragionati.

Il tutto però ci parrebbe richiedere una qualità nel comporre le strutture dei brani superiore a quella messa in atto dagli Havok e, senza dubbio, anche un cantante diverso e, per noi, migliore di quello che si dimostra David Sanchez.

In effetti solo una minoranza delle 12 tracce qui compilate ci è davvero piaciuta. “Ingsoc” ad esempio, con il suo incedere sincopato e un break strumentale molto buono, ma anche la veloce e trascinante “Hang’em High” e la possente “Wake Up”. Il resto è pieno zeppo di spunti interessanti e di intuizioni anche di valore, ma si concretizza in brani che non hanno l’efficacia del thrash più diretto e neanche il fascino delle tracce più tecniche e arzigogolate, restando in un limbo che, almeno a noi, dice poco o nulla. Pessima ci è apparsa invece la cover di “Slaughtered” dei Pantera, che suona decisamente più vecchia e sgonfia rispetto all’originale.

Hanno avuto la loro possibilità gli Havok, ma se lo sono giocata maluccio. Speriamo per loro di sbagliarci di grosso, ma un disco così rischia di passare del tutto inosservato nel già poco ricettivo mercato odierno.

Riccardo Manazza

view all posts

Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi