Hardline – Recensione: Heart, Mind And Soul

Credetemi. Io proprio non lo vorrei scrivere che dentro “Heart, Mind And Soul”, il sesto album in studio degli Hardline, ha trovato posto un sapiente mix di cuore, mente ed anima. Eppure, il lavoro svolto dal frontman Johnny Gioeli (unico superstite della line-up originale) e dai suoi nuovi scudieri italiani è così coriaceo, robusto e completo che il richiamo al titolo del disco non può passare inosservato. Tra questi undici brani puoi infatti sentire un pezzo di storia dell’hard rock, focalizzato in gran parte sulla evoluzione delle prima sonorità losangelene in composizioni più sfaccettate, ritmicamente complesse, prodotte con sensibilità e tecnologie moderne. Puoi sentirci lo scorrere degli anni e la disillusione (sana, spesso) che esso porta in dote, puoi respirarci il vento del cambiamento tipo gli Scorpions, oppure ancora la capacità di non prendersi troppo sul serio… perché in fondo è solo rock’n’roll. Qualsiasi sia lo spirito, la curiosità o la nostalgia con i quali se ne intraprende l’ascolto, è chiaro che fin dalle sue prime battute “Heart, Mind And Soul” suona piacevolmente sporco e stradale, molto più di quanto ci saremmo aspettati: le ritmiche sono vigorose e taglienti, l’attitudine di Gioeli diretta, viscerale e aggressiva, le tastiere presenti ma contente del ruolo assertivo di semplici escort che Alessandro Del Vecchio ha pensato per loro in questa occasione.

Con l’avanzare delle tracce ed il passare dei minuti sembra che la band oggi italo-americana si sia prefissata l’obiettivo di rinverdire i fasti del migliore hard rock californiano degli anni novanta, aggiungendovi un pizzico di quella quadratura elegante che abbiamo imparato a dosare negli anni. Un rock che sapeva essere ammiccante nelle melodie e – talvolta – drammatico nelle descrizioni, superficiale se giudicato con superficialità televisiva, ma sorprendentemente profondo quando i suoi racconti nati sui marciapiedi venivano compresi e contestualizzati. Insomma, non solo cotonature e cori ammiccanti, ma anche un sentimento sottile ed amaro di risveglio improvviso, ostilità ed emarginazione che alcune band come Bon Jovi, Love/Hate, Poison, Tesla oppure Tyketto sapevano suggerire nascondendolo tra le dolcezze dei propri ritornelli. Nel disco di questi Hardline 6.0 ritroviamo proprio quel retrogusto di molte giornate (“The Curse”), quella fallibilità della quale innamorarsi, quell’equilibrio instabile tra affermazione e rimpianto (“If I Could I Would”), quel non-luogo tra arena affollata e cameretta silenziosa (“We Belong”) e quell’incertezza che risuona così nostra, umana. Come se cuore ed anima avessero idealmente preso il sopravvento sulla mente, e contribuito a plasmare un prodotto che in più occasioni sa essere delicato e potente al tempo stesso (“Like That”), descrivendo sentimenti e solitudini, l’intensità del momento, la speranza sospesa tra possibilità, opportunità ed occasione mancata.

Alla prova convincente della sezione ritmica composta da Anna Portalupi e Marco Di Salvia (“Waiting For Your Fall”) rispondono gli ottimi assoli di Mario Percudani, davvero ispirati nel riproporre le successioni armoniche e liquide dei tempi migliori (“Heavenly”), e soprattutto l’ennesima performance stellare di Gioeli, probabilmente uno degli interpreti moderni più a suo agio quando si tratta – come in una sorta di Ritorno al Futuro a cavallo tra Sunset Boulevard e Frontiers Rock Festival – di viaggiare tra presente e passato sulla schiena di una ballad intensa e sofferta (“Searching For Grace”) oppure di uno street d’antan alla Roxy Blue (“80’s Moment”), senza smarrire per un solo attimo decoro ed identità. Il risultato di questa operazione, nella quale il rock viene declinato in molte delle sue sinuose forme, è un prodotto fresco (“Surrender”) ma che riesce a scavare nei ricordi come pochi altri, proponendo una materia che sembra plasmata apposta per attirare gli ascoltatori di tutte le età nelle atmosfere di tempi che – almeno prima di questo vinile – pensavamo irripetibili. Allora grazie Hardline, perché con “Heart, Mind And Soul” darete a molti l’opportunità di descrivere il vostro nuovo disco senza mezzi termini, senza allusioni, senza perifrasi e senza ricorrere al politicamente corretto del detto e non detto. Questo è un lavoro ispirato, progettato ed eseguito in modo brillante da una formazione molto italiana e molto affiatata, lineare nel tradurre le sue premesse in un’esperienza elettrizzante, in una scenografia maestosa, in un ascolto fantastico. Fatene di più e più spesso, verrebbe da dire, di dischi così.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2021

Tracklist: 01. Fuel To The Fire 02. Surrender 03. If I Could I Would 04. Like That 05. Heavenly 06. Waiting For Your Fall 07. The Curse 08. Heartless 09. Searching For Grace 10. ‘80s Moment 11. We Belong
Sito Web: hardlinerocks.com

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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