Haken: Live Report della data di Milano

Freschissimi autori di un album molto convincente come “Fauna”, tornavano dopo anni d’assenza dai
confini italici gli Haken, in un’interessante combo con i Between The Buried And Me e i Cryptodira.

Purtroppo per problemi logistici mi perdo completamente l’esibizione di quest’ultimi che avrei “misurato”
volentieri in sede live dopo aver ascoltato le loro prove da studio all’insegna di un death/post metal dalle
vaghe tinte progressive, un po’ caotico a mio modo di “sentire” ma che avrebbe meritato una
controprova… sarà per la prossima volta.

Non era invece la prima volta che assaporavo i Between The Buried And Me dal vivo e come al solito sono rimasto piacevolmente colpito da come gli americani mutino pelle sul palco; ciò che voglio dire è che su album il loro alternare progressive metal spiccatamente tecnico con ruggiti metalcore e follia avantgarde è studiato e ormai recepito dai propri seguaci mentre sul palco i nostri convogliano in un unico caleidoscopio tutte queste caratteristiche sbattendole in faccia al pubblico e lasciandolo incredulo di fronta a questo mixdi aggressività e sapienza strumentale; davvero pazzesco il batterista Blake Richardson che non perde una battuta nel percorso tracciato da Paul Waggoner e Dan Briggs mentre Tommy Giles Rogers si danna come un forsennato in primo piano alternando performance fisica a parti di tastiera. Insomma un grande prova con versioni notevoli di “Fix The Error”, “Bad Habits” e “Voice Of Trespass”.

A causa della pandemia gli Haken non avevano potuto presentare in tour l’accoppiata “Vector” e “Virus” e non è un caso che buona parte della scaletta sia stata occupata da pezzi tratti da quest’ultimo già dalla
partenza con una versione potentissima di “Prosthetic” fino alla chiusura con la suite “Messiah Complex”
eseguita in tutte le sue parti.

Anche in questo caso avevo assistito ad un concerto degli inglesi in più di un’occasione e il giudizio è
leggermente contrastante, seppur nettamente positivo; se infatti il successo della prog metal band
londinese è in continua crescita e la presenza di pubblico all’Alcatraz ne è la prova inconfutabile, mi
avevano colpito maggiormente durante le esibizioni in club più piccoli (parere assolutamente soggettivo).
I pezzi nuovi funzionano alla grande, ottime infatti le esecuzioni di “Taurus” e soprattutto “The Alphabet Of Me” uno dei pezzi più originali mai composti dai nostri e guidato ottimamente dal rientrante Pete Jones e da un Ross Jennings mai domo.

Detto di una coppia di chitarristi assurdi per preparazione come Henshall e Griffiths e dei due punti più alti della scaletta raggiunti con “Invasion” e “Falling Back To Earth” non possiamo esimerci dall’applaudire il livello raggiunto dagli Haken, ormai da qualche anno nel gotha del progressive metal più scolastico ma al contempo evoluto ed originale.

alberto.capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

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