A distanza di due anni da “Into The Great Unknown” ritornano in pista gli svedesi H.E.A.T con un nuovo lavoro, “H.E.A.T II”, che per la prima volta viene prodotto interamente dal gruppo con Jona Tee e Dave Dalone in veste di produttori. Se il precedente lavoro aveva suscitato pareri contrastanti in quanto più sperimentale e meno in linea alle sonorità a cui la band svedese ci aveva abituato, con questo nuovo disco il gruppo ritorna alle origini sfornando undici composizioni di hard rock energico e di classe, un album che sicuramente guarda al passato, ma che non si fossilizza su schemi precostituiti e si spinge in avanti senza paura.
Il loro rock melodico si arricchisce ancora di più di energia a partire dall’infuocata opener “Rock Your Body”, caratterizzata da un ritornello ficcante che rimane subito impresso, a cui segue l’up-tempo “Dangerous Ground”, che scalda la pista con il suo ritmo tirato e il piede fisso sull’acceleratore. “Come Clean” è un altro punto di forza di questo album, con le imponenti tastiere in evidenza che si amalgamano alla perfezione con la chitarra di Dalone e l’appassionata e vincente interpretazione di Gronwall, mentre “Victory” è robusta e aggressiva al punto giusto. “We Are Gods” ha un avvio dalle tinte blues che sfocia in una composizione intrigante e ruffiana, caratterizzata da un assolo centrale efficace e d’impatto, sicuramente un brano vincente in sede live, mentre “Adrenaline” smorza un po’ il mood con un brano più di maniera e dalle sonorità old school.
“One By One” non a caso è stato scelto come singolo ed è un pezzo tirato e dall’incedere sostenuto, che guarda al passato a band come i Survivor e che emerge in tutta la sua magnificenza. Un altro picco del disco è rappresentato dall’intensa ballata “Nothing To Say” dal grande pathos, a cui segue la melodica e Aor-oriented “Heaven Must Have Won An Angel”, ma è con la dinamica e incalzante “Under The Gun” che si ritorna a scalciare alla grande, a cui segue la frizzante e allo stesso tempo incisiva “Rise”. Un disco, questo “H.E.A.T II”, che non presenta nessun filler, che si lascia ascoltare piacevolmente e che merita di essere apprezzato nella sua interezza, in sostanza una grande conferma per una band che ha ancora tantissimo da dire.

…..questo album in complesso e’anche riuscito ma le songs non arrivano certo alla bellezza di address the nation….a mio parere sono sotto anche a great unknown che aveva si pezzi piu’ pop ma piu’ belli…..la partenza e’ banalotta con quel coretto di rock your body poi il tutto migliora alla grande da dangerous in avanti….all’improvviso pero’ arrivano all’ascolto di due brani stucchevoli come gods e adrenaline che hanno un ritornello troppo forzato e poco fluente…dopo questa frenata si riparte con l’ottima one by one arrivando alla fine su buoni livelli se tralasciamo la scialba rise!….a mio parere un album che supera di poco il discreto!