E’ passato poco più di un anno dall’ultima volta che abbiamo avuto modo di assistere ad un live degli svedesi H.E.A.T. nel bel paese e ora sono ritornati dalle nostre parti per continuare la promozione del loro ultimo album in studio “Into The Great Unknown” accompagnati da due formazioni di tutto rispetto, gli One Desire e gli Shiraz Lane.
A quest’ultimi è spettato il compito di aprire le danze in un Locomotiv che piano piano si sta riempendo, infatti molti dei presenti sono accorsi per assistere all’esibizione della band finlandese che in Italia si sta conquistando una bella fetta di supporter. Fautori di un convincente hard rock dalle tinte sleazy e di un buon secondo album come “Carnival Days” la band capitanata dal bravo Hannes Kett riesce all’istante a coinvolgere i presenti pescando tra i migliori brani del nuovo album come la titletrack eseguita in apertura, “The Crown” dai rimandi molto evidenti alla scuola Skid Row e la convincente e scanzonata “Tidal Wave” ad altri estratti dal primo album come “Mental Slavery” e “Out There Somewhere”. Il tempo purtroppo è tiranno e dopo l’esecuzione di “People Like Us” il five-piece si congeda tra gli applausi e l’approvazione del pubblico.
SHIRAZ LANE
Dopo un veloce cambio palco è la volta dei One Desire, formazione dedita ad un hard rock melodico, corposo caratterizzato da venature pomp che lo rendono molto accattivante. La band finlandese composta da Andrè Linman alla voce e chitarra, Jonas Kuhlberg al basso, Jimmy Westerlund alla chitarra e Ossi Sivula alla batteria è molto carica e scalda gli animi dei convenuti proponendo quasi interamente il loro valido album di debutto in cui spicca la grintosa “Apologize” e la ruffiana e ottantiana “Love Injection”.
ONE DESIRE
Ma l’attesa ormai sta diventando spasmodica per gli headliner, una band gli H.E.A.T. che ha consolidato un seguito fedelissimo di fan sia qui da noi che all’estero merito di show esplosivi ad alto tasso energetico e anche questa volta al Locomotiv non sono stati da meno. Dopo il consueto intro “The Heat Is On” di Glenn Frey la band da subito fuoco alle polveri con “Bastard Of Society” e “Breaking The Silence”. Erik Gronwall è un fiume in piena, salta, incita i presenti, fa capriole, un vero entertainer che non si perde d’animo neanche quando salta l’impianto, ma bensì imbraccia la chitarra e continua lo show in acustico prima con l’esecuzione di “Tearing Down The Walls” e poi scendendo in mezzo alla folla facendo cantare tutti i presenti con “Living On A Prayer” dei Bon Jovi e “18 & Life” degli Skid Row. Fortunatamente sul palco i problemi vengono risolti e si può continuare alla grande con un ampia scelta di brani che vanno a pescare sia dal passato del gruppo sia con estratti dagli ultimi lavori in studio, una scaletta a dire il vero che ha un po’ trascurato l’ultimo album di cui vengono riproposti solo tre pezzi, ma che ha puntato a ripercorrere i punti salienti della carriera della band. Dopo una convincente “Living On The Run” è la volta di “Beg Beg Beg” inframezzata con parti di “Whole Lotta Rosie” degli Ac/Dc e “Piece Of My Heart” di Erma Franklin che infiammano ancora di più i presenti così come ben accolta anche la dirompente “Mannequin Show” che porta al bis per la celeberrima “A Shot At Redemption” dove viene fatto salire sul palco un bambino super scatenato che canta il ritornello a memoria, (lo stesso che era presente anche al concerto dell’anno prima al Legend di Milano) e che Erik indica come una promessa per la futura generazione di rocker. Un concerto quello di stasera che non vorremmo finisse mai merito di una band come gli H.E.A.T. in grado di entusiasmare ed intrattenere i presenti come pochi e di lasciare il sorriso anche in una gelida serata di dicembre. The heat is on è proprio il caso di dirlo.
H.E.A.T.