“Ambizioso” è certamente uno dei primi aggettivi che vengono alla mente per descrivere un progetto come quello di “Symphonic Concert No.1”, fortemente voluto dal suo creatore Gunter Werno. Conosciuto per essere stato il tastierista dei Vanden Plas, l’artista tedesco racconta di come la richiesta di comporre un’opera rock dal forte carattere classico/sinfonico gli sia pervenuta quattro anni fa direttamente dal direttore della Fruchthalle di Kaiserslautern, presso la quale la progressive band tedesca aveva appena eseguito il “Concerto for Group and Orchestra“ scritto da Jon Lord. Non del tutto nuovo a simili imprese, per quanto mai in una forma così estesa ed impegnativa, Werno ha accettato con entusiasmo la sfida, realizzando una consistente opera in tre movimenti rappresentata a Maggio del 2022 con il supporto della Pfalzphilharmonie della città dove tutto è cominciato. “Symphonic Concert No.1”, registrato dal vivo in quell’occasione, è dunque l’emozionante resoconto per suoni ed immagini (dal momento che l’edizione di Frontiers comprende anche un DVD) di una serata speciale, che non solo sintetizza il frutto di tre anni di lungo ed appassionato lavoro, ma testimonia ancora di più – penso alla nomination ai Grammy ricevuta da Kip Winger per “Conversations With Nijinsky” – la capacità, la curiosità e la duttilità stilistica dei musicisti che siamo generalmente abituati ad apprezzare in territorio metal.
Grazie ad una line-up che, oltre all’orchestra tedesca e lo stesso Werno comprende anche Stephan Lill alla chitarra, Torsten Reichert al basso, Andreas Lill alla batteria, Andy Kuntz ed Astrid Vossberg alla voce ed infine Charlotte Lisador, Lisana Werno ed Ines Pawlowski ai cori, “Symphonic Concert No.1” si presenta in tutta la sua sostanza con un’introduzione che, se sulle prime ricorda l’accordatura che precede “Symphony Of Destruction” dei Megadeth, intraprende in realtà il più ortodosso dei cammini classici. I tre movimenti, chiamati rispettivamente “Animabilis”, “Animosus” e “Animato”, offrono cinquanta minuti di musica al tempo stesso colta e trascinante, rappresentando una delle migliori contaminazioni tra mondo classico ed universo rock che io abbia avuto l’opportunità di ascoltare. Il segreto di questo complesso lavoro sta probabilmente nella genesi on demand dello spartito, sviluppato avendo già in mente il tipo di rappresentazione, di contesto e di ensemble che lo avrebbe successivamente messo in scena. Per questo motivo le parti nelle quali sono le chitarre elettriche a prendere il momentaneo sopravvento si fondono alla perfezione con i movimenti affidati ai fiati, con la continua commistione sostenuta energicamente da una sezione ritmica brillante e spesso presente. “1st Movement – Animabilis”, il primo movimento, gode di aperture luminose affidate agli archi, di intermezzi pesanti di gusto progressivo e di continui ritorni al tema principale, un elemento che ti permette di immergerti in un genere che – magari – non è propriamente il tuo senza però sentirti completamente spaesato. L’esecuzione della Pfalzphilharmonie sembra poi davvero grintosa quando serve, ed ispirata: anche nei passaggi nei quali l’intreccio è meno complesso puoi sentire il peso ed il pathos di un percorso di continua scoperta che, da premesse a volte lievi e spensierate, può in realtà condurre in angoli inesplorati e tenebrosi. A dominare questa prima parte è dunque un costante senso di sospensione ed incertezza, che attraverso il gioco del chiaro/scuro si diverte a tenere sempre l’ascoltatore sulla corda, negandogli il lieto fine proprio nel momento in cui tutto sembrava suonare come all’interno di un vecchio film Disney (artificio tanto più presente nel “2nd Movement – Animosus”, quello dal taglio più cinematografico).
Non vi è alcun dubbio che, all’interno del variopinto catalogo di Frontiers, questo “Symphonic Concert No.1” rappresenti una delle proposte più originali e stilisticamente più slegate dal mondo del metal e dell’hard rock. Nonostante infatti i brevi intermezzi riconducibili a Werno ed al suo lavoro nei Vanden Plas, che nel terzo movimento si fanno più spazio ma non al punto da modificare la natura borghese e ricercata di questo ascolto, il CD offre un intrattenimento di tipo prevalentemente classico, che riesce più facile consigliare agli estimatori di questo specifico e fondamentale genere. Anche in virtù del fatto che, se si esclude la presenza di un DVD che completa di fatto l’esperienza di riproduzione, questa uscita non beneficia di edizioni limitate né formati – come quello in vinile – in grado di allargare lo spettro dei potenziali interessati. Una volta riconosciuto con onestà che un giudizio tecnico sulla qualità delle composizioni sarebbe materia per altri spazi, va comunque sottolineato come le trame di quest’opera siano in grado – complice anche l’ottima produzione dal vivo – di stimolare la curiosità di un pubblico improbabile e trasversale per gusti, aspettative e dato puramente anagrafico. Più che un’opera rock, questa è un’opera classica che scaturisce dalla mente di un autorevole protagonista ed interprete del nostro genere più amato, un’opera di gusto assoluto che riscatta il suo debito di riconoscenza mediante rimandi vigorosi e ritmati che però si esauriscono, bruciando gli assoli come fuochi, nel giro di una manciata di battute. Il resto è allo stesso tempo elegante, splendidamente accessorio, e distante.