Ultimamente si fa un gran parlare dei Greta Van Fleet accusati dalla stampa più oltranzista di essere dei meri cloni dei Led Zeppelin, di sfruttare sonorità trite e ritrite e di cercare di riesumare quanto di buono il rock classico ci aveva già regalato parecchi lustri fa. A contrapporsi a queste severe accuse c’è un incondizionato sostegno e amore dei fan della band che se ne fregano delle aspre critiche e invece li trasformano in un fenomeno dei nostri tempi registrando il tutto esaurito per i loro live ancora prima dell’uscita del loro debutto.
Dove sta la verità? Sicuramente nel mezzo perché sebbene sia innegabile l’influenza della band di Robert Plant analizzando tutto “Anthem Of The Peaceful Army” non manca comunque la voglia di sperimentare qualche soluzione più raffinata e complessa come nell’iniziale “Age Of Man” in cui il lato emozionale ha un ruolo predominante interpretato alla grande dal bravo Joshua Kiszka. Le successive “The Cold Wind” e “When The Curtain Falls” sono delle composizioni di rock classico ad alta gradazione energetica e sopratutto nella seconda l’influenza del blues è marcata ed evidente e rende il brano ancora più coinvolgente.
Con “Watching Over” si rallenta un po’ il ritmo, anche se l’intensità rimane ad altissimi livelli sopratutto nella parte finale del brano in cui un retrogusto malinconico ne definisce la struttura portante, mentre in “Lover, Leaver (Taker, Believer) riemerge prepotente l’influenza dei Led Zeppelin in un brano dal gran tiro ricco di stimolanti variazioni stilistiche e da convincenti rifiniture chitarristiche. Fortunatamente in “You’re The One”, la prima ballad di questo platter la formazione capitanata dai tre fratelli Kiszka cerca soluzioni più personali avvalendosi anche dell’organo e usufruendo di arrangiamenti più ricercati, ma comunque il punto forte è sempre la voce che mai come in questo caso abilmente si modula su vari registri. “The New Day” e Mountain Of The Sun” si lasciano ascoltare piacevolmente con quelle armonie ariose e solari che infondono il buon umore a cui segue un pezzo dall’incidere più dark come “Brave New World” e “Anthem”, una ballad delicata posta in chiusura.
Sicuramente i Greta Van Fleet non sono degli innovatori e il loro sound è lontano da ogni logica commerciale e da qualunque trend musicale dei tempi odierni ma è riuscito a conquistare l’interesse del grande pubblico, sicuramente andando a riesumare in parte un passato glorioso e un modo di intendere la musica che si era perduto ed è lodevole per una band così giovane anagraficamente parlando. Che poi siano solo una improvvisa cometa questo per ora non ci è dato saperlo, ma quello che rimane è un grande disco di rock classico e sarebbe un peccato ignorarlo solo a causa dei pregiudizi.
Grande disco…. Ottima recensione !!!!!!