Recensione: Healed By Metal

Il diciassettesimo album dei Grave Digger intitolato “Healed By Metal” è probabilmente l’episodio più debole della discografia del gruppo tedesco; dimentichiamoci i fasti epici di capolavori come “Tunes Of War”, “Knights Of The Cross”, “Rheingold” o anche la genuina furia metal di “Heavy Metal Breakdawn” e “The Grave Digger”. Purtroppo infatti il nuovo capitolo della storica band sembra il classico “timbro di cartellino” del combo che dopo tre anni deve far uscire un nuovo lavoro.

Nonostante tutto l’opera inizia abbastanza bene. La titletrack (forse uno degli episodi più riusciti… anche il video non è male) si propone come un cadenzatone epico davvero efficace che, grazie alle chitarrone grasse e potentissime di Axel ‘Ironfinger’ Ritt, esalta la voce cartavetrata di Chris Boltendahl; anche l’assolo della sei corde è piacevole e non mancano di soddisfare decentemente le nostre aspettative anche la melodica When Night Falls”, la più tosta e violenta “Lawbreaker” (che pone sugli scudi il potente Stefan Arnold alla batteria) ed anche l’anthemica “Forever Free” che contrappone un ritornello accattivante al solito granitico riffone portante.

Da qui in poi però l’album scade in un abisso banale e quasi grottesco di canzoni quadrate e monolitiche in cui manca quasi del tutto lo spunto dinamico e melodico a cui i nostri ci hanno spesso abituato.

Apice di quest’anomalia è Ten Commandments Of Metal” che vorrebbe imporsi come un nuovo inno da suonare dal vivo ed invece si rivela un monolito di cemento indigesto senza la benché minina stilla di vita.

Il medesimo piattume si rivela nei brani seguenti, ossia dalla noiosa The Hangman´S Eye” al poco riuscito semi-lento conclusivo “Laughing With The Dead” (terribile la risatona inserita nel brano…) in cui l’unica nota positiva è il lavoro svolto dal bassista Jens Becker.

Nel complesso la delusione per questo nuovo lavoro è tanta perché dai Grave Digger ci si aspetta onestamente di più ed invece ci si imbatte in poca fantasia e idee scarsine. Indubbiamente se i nostri avessero proposto un EP con i soli primi quattro brani per lo meno avremmo potuto raccontare di un album discreto ma non eccellente. Il full length invece si pone in un limbo fra la sufficienza ed l’inaccettabile.

“Healed By Metal” è il classico album “solo” per i fan. Speriamo comunque che i tedeschi si riprendano subito con il prossimo album!

grave-digger

Leonardo Cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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