Non sono certo una tra le band più innovative di quest’annata, ma con i Grand Supreme Blood Court non si corre il rischio di restare delusi. Abbiamo sentito a proposito quello che forse è il vero spirito guida di questa nuova formazione, quel Eric Daniels che tanto ha dato in passato alla gloria del Death Metal e che mancava ormai da parecchi anni dalla ribalta musicale del genere.
Ciao Eric, cosa ci puoi dire circa l’inizio di questo nuovo progetto denominato Grand Supreme Blood Court? Quando ha deciso di tornare attivamente nella scena metal e perché hai scelto di lavorare con musicisti con cui ha lavorato in passato, soprattutto con Bagchus e Van Drunen.
Ciao Riccardo, l’idea originale era quella di chiamare il progetto The Company Of Undertakers, ma a causa dei molti impegni che coinvolgono le persone che fanno parte della band siamo stati costretti a lasciare tutto sulla carta per un po’. Avevamo da subito alcuni riff buttati giù, anche parti intere di canzoni, ma la distanza tra le città dove viviamo è stato un’ulteriore limite da superare. Alla fine però io, Bob e Martin ci siamo presi il tempo necessario per andare in sala prove e finire un paio di canzoni… si trattava di fatto di un nuovo inizio e Martin (Van Drunen) se n’è venuto fuori con questo nome: Grand Supreme Blood Court. Per me si tratta in tutto e per tutto di una nuova band, non di un progetto e basta. In questi anni, che mi piace pensare di distacco e riposo dalla scena musicale, mi sono concentrato su altre cose. Mi sono dedicato al mio lavoro e oggi ho raggiunto lo status che mi ero prefissato, in più ho avuto problemi in famiglia che non voglio descrivere in dettaglio, ma che hanno pesato su questa scelta. Sono tornato quando mi sono sentito pronto per farlo e in questa nuova avventura ho ritrovato l’ispirazione che cercavo. Mi sento come se fosse un nuovo inizio, eccitato e pieno di idee. Devo dire che è stato in qualche modo Bob a darmi la voglia di tornare a suonare e mi è sembrato naturale riprendere insieme ai miei vecchi amici Bob e Martin, con cui sono comunque sempre rimasto in contatto durante questi anni. E’ una bella sensazione essere di nuovo qui.
Il nome della band, ma anche il senso delle liriche… tutto pare essere studiato per raccontare una storia dalle tinte horror che mi pare si adatti molto bene allo stile death metal old school della musica.
Grand Supreme Blood Court nasce come ibrido tra Gran Jury e Supreme Court e si distingue per l’idea estrema e brutale del concetto di giustizia. Nessuna pietà, né detenzione, solo una lenta discesa verso la morte. Noi siamo i cinque Giudici della Corte: Grand Magistrate Bagchus – Firing squad commander and coffin drummings, Grand Judge Daniels – Axe wielding beheader guitar, Grand Prosecutor van Drunen – Verdicts, sentences and tormented howls. Grand Registrar Zuur – Blood runes and flesh-saw guitar, Grand Executioner van Eekelen – Torture instruments and slaying bass. L’album è un concept sulla Corte Di Sangue. Tutti i testi sono collegati da questa idea. Martin ha scritto l’intero concept, ma é troppo dettagliato per raccontare i testi qui. L’ispirazione principale è che la Corte Di Sangue è arrivata in un dato luogo, non si sa da dove è venuta, né dove andrà domani, ma giudicherà tutti all’interno del tribunale per dar loro una morte brutale. Quando si viene trascinati al suo cospetto si sa già che si sta per morire. In che modo è l’unica vera decisione di questi orribili giudici. Dopo aver svolto il proprio compito la Corte Sangue svanirà e la ritroveremo in un altro luogo, ma nessuno sa dove. Questa è la storia di cui parla l’album, una trama che pare tratta da un fumetto, confezionato con testi brutali e ovviamente musica altrettanto aggressiva.
La musica che suoni è come sempre collegata in qualche modo alla vecchia scuola del death metal. Si tratta di uno stile che comunque hai contribuito non poco tu stesso a forgiare, soprattutto attraverso un suono di chitarra altamente riconoscibile. Come hai ottenuto questa unicità?
Posso solo dire che il mio suono è negli effetti. Non ho una marca di chitarre e ampli personalizzati. Ho lavorato per giorni interi modificando il sound per cercare di trovare quello che mi sembrava essere più adatto al mio “sentimento” personale. Oggi è più facile lavorare con tutta la roba digitale a disposizione. Io uso un rack da 19” in cui sono cablati e conservati tutti i miei effetti e con una pedaliera passo da uno all’altro. E’ quasi ridicolo dirlo, ma oggi tutto ciò che riguarda il mio stile di chitarrista viene contenuto in un pezzo di plastica di pochi centimetri chiamato “chiavetta USB”. Anche la tipologia e la marca dei picks e delle corde sono importanti per dare la giusta nitidezza e il “crunch” voluto. E poi ovviamente conta il modo di suonare: non bisogna accarezzare le corde come se fossero il tuo piccolo animale domestico, ma colpire il tutto con rabbia, come se dovessi suonare sei corde di filo spinato. Il mio modo lo definisco aggressivo, ma senza mai perdere il controllo e la precisione. Oggi uso chitarre SKG, B.C. Rich, DBZ, e Jackson. E anche Flying V, che sono le chitarre metal per antonomasia. Mi piace cambiare spesso marca, perché ognuna ha il suo “corpo” e il proprio timbro e a seconda di cosa sono in vena di ottenere posso variare anche di molto. Le mie chitarre sono tutte neck-through o set-in. Mi piace perché mi danno più sostegno quando faccio i solo più orientati al doom. Sono sempre equipaggiate con EMG active pick-ups di cui mi piace il sound stabile. Per gli assoli più estremi con il tremolo uso Floyd Rose trems originali. Se volete il nostro piccolo segreto, sia ai tempi dei vecchi Asphyx che oggi come GSBC, vi dico che quasi tutto il nostro suono è negli effetti. Possiamo usare equipaggiamento costoso o roba economica, ma comunque riusciremmo a tirar fuori il nostro suono da qualsiasi chitarra o amplificatore. Non abbiamo infatti poi così tanto bisogno di sprecare troppo tempo per trovare il suono giusto. Spesso ci bastano pochi minuti e tutto torna. Alwin e io abbiamo poi un accordo di endorsement con SKG – Serpent King Guitars “Nighthawk”, realizzata da Henri Sattler dei God Dethroned. Ha fatto per noi chitarre con un’incredibile suono a “motosega”.
Appare ovvio, alla luce delle similitudini stilistiche e di formazione, crear un parallelismo tra Asphyx e Grand Supreme Blood Court. Ci vuoi dire quindi in che cosa le due band sono assolutamente diverse?
I GSBC sono così diversi che l’intero processo di costruzione delle canzoni non ha alcun punto in comune con altre band. Io e Alwin componiamo solo guardando a noi stessi, nel tentativo di svolgere il nostro compito al meglio e quello che ne esce è una perfetta miscela delle nostre idee. I riff, la struttura delle canzoni… niente è pensato per avvicinarsi a qualcos’altro fatto prima, ma solo per soddisfare le nostre esigenze compositive. Noi vogliamo suonare doom-death nel modo che ci piace e ci viene più congeniale, senza star lì a pensare a possibili paragoni. Se ci piace un riff o l’idea ci sembra funzionare in un dato pezzo, va bene così. Il resto non ci importa. La scena death è sicuramente ricca di grandi proposte e questo non può che farci piacere, ma noi preferiamo non sentirci avvicinati a nessuno.
Sarà possibile vedere la band in tour? O gli impegni dei musicisti coinvolti rendono impossibile questa evenienza? Ho visto che suonerete al Eindhoven Metal Meeting.
Non ci sarà nessun tour, ci sono di fatto troppi impegni con gli altri gruppi e le nostre vite private incidono, così come il nostro lavoro quotidiano. Tuttavia cercheremo di tenere spettacoli nei fine settimana e nei festival. Fino ad ora abbiamo previsto 3 show già confermati. E si, suoneremo al Eindhoven Metal Meeting 14 dicembre. Sarà un festival molto bello e siamo in trepidante attesa. Per il resto dobbiamo solo vedere cosa succederà. L’album è appena uscito e abbiamo per ora programmato solo queste poche date… poi vedremo.
Non capita tutti i giorni di poter parlare e sentire l’opinione di chi è nella scena fin dall’inizio. secondo te cosa è cambiato in modo più marcato nel corso degli anni. Oggi c’è forse più professionalità, ma a volte lo spirito di un tempo sembra essere svanito…
Direi sicuramente che per quanto riguarda la professionalità oggi si sono fatti passi da gigante. Tutto l’ambiente è più professionale e le etichette che hanno contribuito alla crescita del genere sono ormai label di peso internazionale. Per il resto non posso dirti che molto è cambiato. Un tempo il genere era qualcosa di nuovo e specialmente il timbro delle vocals era qualcosa a cui la gente non era minimamente abituata. Oggi invece è tutto più normale. Comunque mi piace molto la situazione attuale. In effetti ci sono un sacco di band valide in giro e spero che la bandiera del vero death metal rimanga sempre in alto a dimostrare quale sia il vero spirito con cui avvicinarsi a questo genere. Nel frattempo i Grand Supreme Blood Court faranno di tutto per lasciare un segno e l’unica cosa che mi sento di aggiungere è: we will sentence you to… death metal!!! Grazie Riccardo per la tua intervista su Metallus!
Ciao Eric, e grazie a te per il tempo che ci hai dedicato.