Dopo alcune date non proprio esaltanti dal punto di vista della risposta di pubblico gli svizzeri Gotthard arrivano finlmente a Milano al Transilvania Live, in una serata che sin dalle prime battute ha il sapore del successo.
Infatti, finalmente, possiamo notare come, sin dall’apertura delle porte del locale, uno stuolo sempre più grande di fan si ponga in fila per entrare nel club che ospita la formazione di hard rock melodico che quest’anno ha riscosso un grande successo di critica con l’album ‘Lipservice’.
Le prime battute della serata sono affidate ai The Godus, un gruppo di hard rock del milanese, che propone soprattutto cover di band leggendarie inserendo nella breve scaletta due pezzi di propria produzione. Il gruppo sembra quadrato e interessante ma non mancano sbavature abbastanza gravi, dovute forse anche al fatto che la band è stata chiamata all’ultimo minuto a sostituire i Wine Spirit, che troviamo cancellati della bill senza spiegazione alcuna da parte degli addetti ai lavori.
Concluso il breve show dei The Godus notiamo come lentamente ma progressivamente il Tansilvania di Milano si sia riempito fin quasi a stiparsi e si sottolinea come sia bello veder finalmente un concerto sold out.
I tecnici dei Gotthard hanno fatto le cose in grande ponendo di fronte allo stage una sorta di enorme tapparella che riporta per l’appunto l’immagine presente sulla cover dell’ultimo CD ‘Lipservice’, con le due donnine che vengono proiettate al centro della struttura. Quando alle 22,00 inizia il concerto si può ascoltare l’intro dello show e pian piano la tapparella viene alzata e dietro la struttura compaiono gli hard rocker più famosi della Svizzera (senza nulla togliere ai grandi Krokus…).
L’inizio dello show è roboante e conquista immediatamente l’audience, con l’esecuzione dei primi due pezzi del nuovo album, ‘All We Are’ e ‘Dream On’ (fantastica song che dal vivo risulta ancor più grandiosa) e della cover di ‘Hush’ dei Deep Purple.
Sempre di ‘Lipservice’ vengono poi subito suonati altri due hit (del resto ‘Lipservice’ è un capolavoro hard rock a tutto tondo quindi praticamente tutti i brani sono ottimi dal vivo…) come il lento ‘I’ve Seen An Angel Cry’ e l’intensa ‘I Wonder’, che suscita un notevole entusiasmo da parte del pubblico. Fra le due song citate trova anche spazio l’esecuzione di uno dei pezzi migliori del precendete album ‘Human Zoo’, ossia la terremotante ‘Top Of The World’, una song dalla carica selvaggia, che farebbe saltare anche uno zoppo.
Entrati nel vivo del concerto possiamo solo sottolineare come la lunga carriera dei Gotthard sia ben percepibile dalla professionalità che i nostri sfoggiano sul palco. Steve Lee, il singer, è semplicemente perfetto sia dal punto di vista esecutivo che dal punto di vista della gestione del palco; poche frasi e atteggiamenti studiati ma naturali riescono a catalizzare l’attenzione di un folto pubblico che ormai pende letteralmente dalle labbra del cantante d’oltralpe.
La stessa professionalità la constatiamo per gli altri musicisti della band, in particolare il bassista Marc (ex China), che canta nei cori e zompetta con il suo ghigno perenne sullo stage, infondendo carca sugli astanti ed anche ai suoi compagni; la sua energia ed il suo entusiasmo sembrano inesauribili sino alla fine del concerto.
Il chitarrista Leo Leoni ha invece un atteggiamento più gigionesco che ben si attaglia al suo personaggio alla mano ma allo stesso tempo estrememante dotato con i proprio strumento, la chitarra, con cui nel corso della serata sfoggia diversi “numeri” degni di nota.
Lo spettacolo dei Gotthard presenta quanto di meglio possa garantire una serata di puro hard rock, con parti acustiche, duelli di assoli fra chitarristi (anche l’altro chitarrista, Freddy, risulta impeccabile) ed il bravissimo tastierista (milanese, come ricorda Steve durante le presentazioni), che si ritaglia anche una sua parte solista nella conclusione del set, sul super conosciuto hit ‘Heaven’, primo dei bis previsti.
Descrivendo ancora lo show si rimane stupiti da quanto la band creda nell’ultimo album visto che vengono suonati quasi tutti i brani… infatti ascoltiamo ancora ‘Cupid Arrow’, ‘Said & Done’ e l’ottima ‘The Other Side Of Me’, in cui i nostri dimostrano ancora una volta la loro esperienza quando eseguono lo stacco improvviso e la ripartenza per l’ultimo coro nella più completa perfezione (spesso molti gruppi anche famosi quando si lanciano in questi stop & go rimediano figuracce immani).
Non mancano anche alcuni hit del passato come ‘Mountain Mama’ o ‘Fist In Your Face’, ma il protagonista della serata si chiama senz’altro ‘Lipservice’.
Dopo la prima uscita dal palco i Gotthard vengono richamati a gran voce dal pubblico ed eseguono ancora, come anticipato, ‘Heaven’ più altri due brani dell’ultimo CD, ossia l’inno da stadio ‘Lift’U’Up’ e la bellissima ‘Anytime Anywhere’, che come viene annunciato da Steve, è fra l’altro il nuovo singolo appena uscito.
Dopo la seconda uscita dallo stage sembra proprio che i fan presenti non vogliano andarsene e richiamano ancora a gran voce i Gotthard sino a quando Leo Leoni ritorna sul palco e saluta insieme agli altri ragazzi della band le diverse centinaia di astanti con una terremotante versione di ‘Immigrant Song’ dei Led Zeppelin.
Ora è veramente giunta la conclusione… e soddisfatti si ritorna tutti verso casa, sicuri di aver assistito ad un ottimo concerto di hard rock melodico di gran classe.
Foto di Federica Lunghi