Gorgoroth: Live report della data di Milano

Ormai ho perso le speranze: purtroppo non riesco a godermi mai un gruppo di supporto (ed ai Keep Of Kalessyn ci tenevo davvero molto), anche nei concerti che aspetto da più tempo, come questo attesissimo ritorno sulle scene italiane dei Gorgoroth, in tour per promuovere l’album “Quantos Possunt Ad Satanitatem Trahunt”.

I norvegesi calcano il palco del Tunnel con una line-up di tutto rispetto: Pest alla voce, Tormentor e Infernus alla chitarra, Boddel al basso e l’ex Dark Funeral e Dissection Tomas Asklund alla batteria. Pest e Tormentor, in particolare, sono rientrati dopo un periodo di stacco dalla band solo nel 2008 (anche perché tra dissapori interni al gruppo e guai giudiziari di varia natura la line up ha avuto diversi riassestamenti con denunce e condanne varie). Lo show, ben distante – purtroppo – dagli eccessi scenici di alcuni anni fa che hanno consacrato i Gorgoroth come una tra le più estreme band del panorama black, si presenta in un tripudio di luci rosse sceniche e deleterie fotograficamente parlando, ma almeno musicalmente, nonostante il locale non brilli per l’acustica, l’impatto è ottimo. Aprono la setlist davanti a quasi duecento spettatori (pochini, in realtà, visto il calibro della band) parecchi dei quali provengono da altre regioni, con “Bergtrollets Hevn” – da “Antichrist”, “Aneuthanasia” – dal loro lavoro più recente -, “Katharinas Bortgang” – tratta da “Pentagram” – e “Prayer”. Passato e presente dal 1994 ad oggi, sapientemente mescolati in un crescendo di potenza e brutalità, dimostrano di non voler deludere nessuno sia tra i loro fan di vecchia data che tra quelli che hanno iniziato ad accostarsi al genere da poco tempo. Seguono “Revelation Of Doom”, “The Rite Of Infernal Invocation”, “Forces Of Satan Storms”, “Odeleggelse” e “Blood Stains The Circle”. Una scelta di pezzi, la loro, creata ad hoc per non deludere e per dimostrare un continuum temporale, stilistico ed ideologico tra la passata e la recente produzione, quasi una dichiarazione/conferma di (cattivi) intenti che va molto controcorrente, visto il trend di ammorbidimento e commercializzazione che altre band del panorama black hanno subito nell’ultimo decennio. Sono sempre loro, fortunatamente. E non potevano far mancare prima della chiusura con “Unchain My Heart” un’intensa e possente Incipit Satan”. Escluso il mio ritardo e le impressioni negative sull’acustica e le luci, i Gorgoroth hanno dato veramente tantissimo sull’angusto palco del Tunnel. Spero di rivederli con il loro apparato scenico al completo (sangue, teste di pecora, donne nude crocifisse e se i polacchi non sanno godersi spettacoli del genere, veniteli a fare sotto casa mia, siete i benvenuti!)

Copyright immagini RITUAL ART 2010

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