Recensione: The Apostates

“The Apostates” è il settimo album in studio dei Glorior Belli, band francese guidata dal vocalist/chitarrista Billy Bayou e protagonista di un percorso evolutivo interessante che l’ha portata dal ferale black metal degli esordi ad una progressiva contaminazione con lo stoner rock.

Un’amalgama strana ma funzionale che ha peraltro assunto differenti chiavi di lettura di album in album. Ad esempio in tempi recenti possiamo citare il più lineare e sardonico black’n’roll di “Gators Rumble, Chaos Unfurls” (2013), mentre nell’ultimo “Sundown (The Flock That Welcomes)” (2016), la componente stoner assume un aspetto più diluito andando a sfiorare i lidi dello space rock, sempre combinato a una matrice estrema.

Con il nuovo “The Apostates”, la band cambia ancora una volta le carte in tavola, modellando il suo ibrido con delle soluzioni moderne e piene di groove, soprattutto nella seconda metà dell’album. Infatti, i primi quattro brani tendono a incanalare in un black dal taglio comunque contemporaneo, ma lento e crepuscolare, delle soluzioni stoner rock piuttosto intriganti che troveremo in assoli di chitarra assolutamente orecchiabili se non del tutto ruffiani. Queste due facciate convivono bene nonostante le loro tangibili differenze, tanto che nella bella accoppiata di “Sui Generis” e “Deserters Of Eden”, è come se i nostri trasformassero repentinamente il black in hard rock in modo molto naturale e con risutati positivi.

Cambi di intenzione che troveremo, affrontati in maniera differente, a partire dalla successiva “Hangin’ Crepe”, un episodio che flirta in modo molto più sentito con un extreme metal melodico e attuale, grazie a tappeti di riff “grassi”, una melodia portante efficace e una produzione priva di sbavature. I due brani posti al termine, “Runaway Charley” e “Rebel Reveries” evidenziano addirittura l’utilizzo di numerosi elementi metalcore, e tanta, tanta voce pulita. Il refrain ficcante dei pezzi sfocia un po’ nella ruffianeria ma il risultato è tutto sommato apprezzabile.

C’è forse ancora un po’ di confusione in “The Apostates”, ma per quanto i Glorior Belli tentino approcci diversi, il risultato è scorrevole e funzionale. Siamo curiosi di capire quale sarà il prossimo passo, se la band tornerà a uluare dagli inferi o si dedicherà in via definitiva ad un metal moderno che godrà certamente di riscontri commerciali.

Andrea Sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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