La Festa Bikers è un appuntamento grande e consolidato, diviso in settori adatti a tutte le categorie: famiglie con bambini, appassionati di moto, cibo buono a prezzi ragionevoli. E poi, se si fa molta attenzione, si possono vedere due signore dall’aria un po’ dimessa che si avviano verso l’area cibo chiacchierando fra loro. Sono Kim McAuliffe e Tracy Lamb, rispettivamente cantante/chitarrista e bassista delle Girlschool. Le stesse che, due ore dopo, con gli abiti di scena che mescolano rock e lustrini, domineranno la scena insieme alle altre due compagne di avventura.
ALCATRAZZ
Sembra incredibile, ma quella a cui abbiamo assistito è stata in assoluto la prima data italiana della band fondata ancora una quarantina di anni orsono da Grahm Bonnet, il cantante celebre per aver prestato la sua voce a quel grandissimo disco rispondente al nome di “Down To Earth” dei Rainbow.
Certo, da allora di tempo ne è passato, e della formazione originale sono rimasti i soli Jimmy Waldo alle tastiere e Gary Shea al basso, coadiuvati da Mark Benquechea alla batteria, il virtuoso malmsteeniano Joe Stump alla chitarra e un altro ex Rainbow alla voce, ovvero Doogie White, cantante che ha messo a servizio la propria ugola, fra i vari, anche per altri virtuosi della chitarra quali Yngwie Malmsteen e Michael Schenker. Davanti ad un pubblico ancora piuttosto scarso la band apre con “Grace of God”, brano da “V”, il loro ultimo disco in studio dell’anno scorso, e l’inizio bisogna dire che non è stato dei migliori. Un sound piuttosto slegato, quasi che ognuno facesse il proprio concerto a prescindere dagli altri, Stump su tutti, certamente a causa di suoni decisamente da assestare. Poi man mano il suono si è compattato sempre di più fino ad arrivare a un ottimo livello, che si confà a professionisti di tale classe ed esperienza. Il repertorio oltretutto si è basato sul nuovo lavoro, proposto in tre brani, alcune cover di Rainbow ed MSG e tutto sommato neanche tantissimi classici dei primi dischi della band, giusto “Too Young To Die, Too Drunk To Live” e “Jet to Jet” dal debutto “No Parole From Rock’n’Roll” con Malmsteen, e la splendida “God Blessed Video” da “Disturbing The Peace” con Steve Vai, della quale Stump, pur essendo distante dallo stile del mostro sacro americano, ha dato una buona propria interpretazione. Il concerto è proseguito con buone prestazioni individuali, scambi di assoli fra chitarra e tastiere, e una complessivamente valida interpretazione vocale di White, più a suo agio col materiale proprio (ovviamente) che con quello di Bonnet. Il gran finale con il classico dei Rainbow “Temple Of The King”, con un White oggettivamente da brividi nell’omaggiare Ronnie James Dio (oltre a lui vengono citati anche altri grandi scomparsi, come Cozy Powell e “sweet Jon Lord”) ha concluso un concerto in crescendo, dove il vocalist sembra aver preso in mano la band, adattandola alle proprie esigenze interpretative con un repertorio a lui consono. Forse qualche cover in meno e qualche classico in più non avrebbero guastato, ma in conclusione è stato un concerto più che godibile.
Setlist:
1 Grace of God
2 Too Young to Die, Too Drunk to Live
3 Wolf of the Moon
4 Turn of Wheel
5 Take Me to the Church
6 Ariel
7 Jet to Jet
8 Sword of Deliverance
9 Too Late for Tears
10 God Blessed Video
11 Vigilante Man
12 Temple of the King
GIRLSCHOOL
L’ultimo brano degli Alcatrazz, con tutte quelle citazioni di grandi musicisti che ci guardano stando da qualche altra parte, lascia un sapore di malinconia in bocca. Poi le Girlschool salgono sul palco e l’atmosfera cambia in modo drastico. Si torna allegri e la testa torna a essere leggera, perché anche quando le quattro bambine cattive ricordano Lemmy, e lo ringraziano, come sempre hanno fatto e come sempre faranno, per averle portate in tour con lui a inizio carriera, lo fanno con serenità. Poche pause fra un brano e l’altro, una botta di energia che ti attraversa a ogni riff di chitarra, ritornelli urlati a squarciagola. La struttura dei brani delle Girlschool è più o meno la stessa da sempre, ma è proprio questa iniezione di energia a fare da valore aggiunto.
Facendo un raffronto con l’esibizione italiana di pochi mesi fa al Rock The Castle, ci si rende conto che ci sono poche differenze, ovvero l’aggiunta in scaletta di “Hit And Run” e di “Take It All Away”. Poco importa, però, perché non bisogna mai farsi scappare l’occasione di riascoltare dal vivo brani come “C’mon Let’s Go”, “Action”, “Take It Like A Band” o “Emergency” e di urlare i ritornelli insieme a Kim McAuliffe, mentre Jackie Chambers lancia riff di chitarra accompagnandolo con i suoi sorrisi remoti e Denise Dufort, alla batteria, tiene il tempo con il suo stile sgangherato ma efficace. Specie perché le Girlschool sono musiciste che cantano ogni brano con la stessa grinta di quando lo hanno fatto la prima volta. Ogni concerto viene vissuto con una grande empatia con il pubblico e uno spirito di coesione tipico di chi ha macinato migliaia e migliaia di chilometri per raggiungere la sede del prossimo concerto. Per poi, magari, fermarsi a mangiare un piatto di spaghetti poco conditi e un’insalata confondendosi con le famiglie con bambini nel passeggino e i biker che lucidano le cromature del proprio mezzo. Poter assistere ancora a un concerto di qualità come questo è sempre un onore.
Setlist:
1- Demolition Boys
2- C’mon Let’s Go
3- The Hunter
4- Hit And Run
5- Guilty As Sin
6- Action
7- Future Flash
8- Kick It Down
9- Nothing To Lose
10- Take It Like A Band
11- Take It All Away
12- Race With The Devil
13- Bomber
14- Emergency