“Un autentico ed inaspettato fulmine”: lo definivo così “Hail To The Heroes”, un disco di straordinario hard rock che Frontiers aveva fatto arrivare lo scorso anno dall’India, terra d’origine dei Girish & The Chronicles. Basato oggi a Bangalore, il quartetto fronteggiato da Girish Pradhan e formato dodici anni fa non solo ha raggiunto uno status di culto in patria, ma ha anche avuto la possibilità di viaggiare e suonare con gruppi di provenienze ed influenze piuttosto eterogenee: dagli Hoobastank ai Poets of the Fall, dai Destruction ai Bonfire, sembra proprio che l’attitudine e le capacità dei GATC abbiano permesso loro di travalicare allo stesso tempo i confini stilistici e quelli geografici, contribuendo nel frattempo ad una maturazione accelerata che non potrà non sentirsi in occasione delle prossime uscite. “Back On Earth” appartiene allo stesso tempo al futuro ed al passato della band indiana: se infatti questo è il disco con il quale la loro etichetta italiana intende tornare a promuoverli nell’anno in corso, dall’altro l’album costituisce in realtà la ri-registrazione del disco di esordio, quel “Back On Earth” del 2014 dal quale molto, se non tutto, è cominciato. Composto sostanzialmente da una raccolta di singoli con i quali i GATC si introdussero al grande pubblico, prima di giungere alla pubblicazione del full-lenght, l’album in versione ri-registrata promette di attualizzare la sua nutrita scaletta sulla base dei gusti e dei suoni moderni, delle modifiche spesso apportate al momento di eseguire gli stessi brani dal vivo ed anche di una più consistente disponibilità di spesa, che ha permesso di rinverdire ogni traccia anche dal punto di vista dell’impatto sonoro. Da ultimo, trattandosi di un gruppo che solo recentemente ha cominciato a guadagnare popolarità dalle nostre parti, le possibilità che per molti “Back On Earth” rappresenti un ascolto nuovo a tutti gli effetti sono elevate, così come le aspettative elevate che Girish ci ha abituato a nutrire nonostante i soli tre album all’attivo.
Fresco, “Back On Earth” lo suona di sicuro: ed aggiungerei anche “spiritato” e “rovente” ai primissimi aggettivi da spendere, giudicando almeno dalle taglienti chitarre che introducono a “Ride To Hell”. Così come in occasione dell’album precedente, ascoltando questi quattro si avverte lo straordinario piacere di suonare rock che li accomuna, la carica inesauribile che sono capaci di veicolare con le note e l’efficacia di composizioni che in sede live trovano evidentemente il loro principale terreno di caccia. Diciamo subito che nella loro musica vi è ben poco di indiano, contaminato o vagamente esotico: i GATC suonano esattamente lo stesso hard’n’heavy di estrazione stradale americana degli anni ottanta/novanta (“I Wanna Get That Lovin Again”), ma lo fanno con una compattezza ed una sicurezza tali che riesce perfino difficile parlare di un debito creativo. Coesione, mordente e gusto per una ordinata pesantezza (si chiama heavy, dopo tutto) diventano così elementi originali quando riproposti in modo così brillante e ponderato, fondendo alla perfezione buoni chorus (“Loaded”) ed idee veloci, momenti più distesi (“Angel”, “Yesteryears” e “Smile Little Child”) ed altri nei quali invece si spinge sull’acceleratore senza risparmiarsi, come fecero gli Skid Row di “Slave To The Grind”.
La padronanza tecnica è un elemento fondamentale per la riuscita di questo tipo di dischi, perché è l’elemento che così chiaramente traduce l’intenzione in un prodotto finito e riutilizzabile all’infinito: da questo punto di vista è lo stesso Pradhan a rubare buona parte della scena, coniugando un’interpretazione moderna ed appassionata che in alcuni casi (“Born With A Big Attitude”) me lo avrebbe fatto vedere bene alla guida di tante band che si sono un po’ perse negli anni per la mancanza di un cantante carismatico. Yogesh Pradhan (basso), Suraz Sun (chitarre ed autore di molti pregevoli assoli) e Nagen Nags (batteria) non sono in ogni caso da meno, e forse è anche in un livellamento virtuoso – verso l’alto – che risiede uno dei segreti di questa capace realtà indiana. Nonostante la riserva infinita di carica, “Back On Earth” sconta un po’ il fatto di essere nato più come una raccolta di singoli che come un album pensato e sviluppato nella sua interezza, e secondo un preciso progetto narrativo: il suo piacevolissimo assalto sonoro è naturalmente portato a diventare più prevedibile mano a mano che i minuti si accumulano, l’esuberanza ritmica tende a formare una massa potente ma a tratti confusa ed informe (“Hey You”) e la mancanza di riconoscibilità di alcune tracce non pregiudica il godimento, ma in qualche modo scalfisce la longevità di un’operazione di assemblaggio del genere. Esaminato traccia dopo traccia, “Back On Earth” è una piccola perla di hard / street che non mancherà di compiacere non solo i nostalgici ma anche gli amanti delle sonorità ruvide alle quali l’hard rock continua a prestarsi così bene. E se anche il disco rivela qualche debolezza se considerato dal punto di vista della sua inesistente narrativa, il divertimento dispensato in questa ora abbondante di musica è tale che il suo ascolto rimane comunque divertente e più che consigliato.

Etichetta: Frontiers Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Ride To Hell 02. Loaded 03. Born With A Big Attitude 04. Shot By The Cupid, Touched By The Devil 05. Angel 06. I Wanna Get That Lovin’ Again 07. Hey You 08. Yesteryears 09. Smile Little Child 10. The Revolving Barrel 11. Golden Crown 12. End Of Civilization Sito Web: facebook.com/girishandthechronicles |