L’estate milanese inizia con il botto, soprattutto in quel dell’Alcatraz dove martedì 6 giugno si sono esibiti Monster Magnet, Ministry e i Five Finger Death Punch, band sempre più seguita dai giovani e dai più agée ed headliner della serata.
Gli impegni lavorativi ci impediscono di vedere l’intera performance dei Monster Magnet che, esibendosi di fronte ad un pubblico modesto ma molto partecipe, scaldano gli astanti in preparazione di una serata tutt’altro che melodica. Il check dei suoni permette a tutti i componenti di avere il giusto spazio, così come il gioco di luci che dà movimento al palco e alla folla sottostante.
L’orologio batte le ore 20 e senza troppi preamboli prendono possesso di palco e microfoni i Ministry, una vera e propria istituzione in ambito metal che, nonostante l’importanza storica e il seguito di una buona parte del pubblico, poco aveva a che fare con il mood della serata. La scenografia, molto movimentata grazie a luci e a video a tema politico e ritmo di musica, hanno dato un quid in più ad una esibizione che, nonostante il continuo coinvolgimento del pubblico da parte della band, è stata quasi totalmente minata da un sound check pessimo. I suoni non avevano un equilibrio, la voce di Al Jourgensen passava dall’essere non udibile all’essere fin troppo alta, la batteria, più che sostenere il ritmo cadenzato dei pezzi, era un frastuono poco definito. Nonostante i Ministry non rientrino tra le mie preferenze musicali, avrei gradito poter seguire senza troppi disagi il loro live show.
SETLIST:
- Psalm 69
- Punch In The Face
- Antifa
- Rio Grande Blood
- Señor Peligro
- LiesLiesLies
- Waiting
- Worthless
- Bad Blood
- N.W.O.
- Just One Fix
- Thieves
Dopo un cambio palco piuttosto lungo, il pubblico inizia ad accalcarsi sotto al main stage in preparazione dei Five Finger Death Punch, tecnici e spontanei allo stesso tempo che hanno saputo deliziare gli astanti con una performance breve ma di grande qualità.
Come per i Ministry, i suoni non sono dei migliori e su “Lift Me Up”, brano di apertura, si è purtroppo totalmente persa la parte dell’assolo.
La setlist, molto catchy ed in grado di accontentare vecchi e nuovi fan, mette in mostra la grandi doti canore di Ivan Moddy che non perde una sola e che si destreggia senza troppe difficoltà tra clean e growl. La grande empatia verso il pubblico ed il calore dei fan italiani fanno sì che la performance sia collettiva e in alcuni punti molto emozionante, abbattendo quasi le barriere che vi sono fra star e astanti.
“Bad Company”, come di consueto, è anticipata da piccole gag fatte da Ivan & Co. che omaggiano Black Sabbath e Slayer. Lo show non è solo fatto di salti, urla e strumenti in distorsione, ma ha al suo interno un momento più intimistico che si ha con l’esecuzione di in acustico di “Wrong Side Of Heaven” e “Remeber Everything”, resa ancora più struggente da pause di silenzio tra una strofa e l’altra e dal frontman particolarmente coinvolto ed emozionato. La pce vede presto la fine con “Coming Down” ed “Under And Over It”, pezzo da novanta che ha una buona riuscita solamente grazie al pubblico, visto che purtroppo i buoni suoni hanno latitato in favore solamente di chitarra ritmica e batteria.
La firne è ormai vicina e la band concede una versione, purtroppo ed ingiustamente, ridotta di “Far From Home” che apre le porte a “The Bleeding”, ultimo pezzo in scaletta.
Lo show nel complesso è statp coinvolgente ed interessante, equilibrando bene momenti concitati e melodici e con una qualità sempre molto alta.
L’unica pecca, se bisogna trovarne e segnalarne una, è che un’ora sola di performance è stata piuttosto limitante ed io, come molti altri tra il pubblico, avrei voluto sentire ancora 5/6 pezzi per poter ritenere totalmente soddisfatta.
SETLIST:
- Lift Me Up
- Never Enough
- Wash It All Away
- Got Your Six
- Bad Company
- Jekyll And Hyde
- Burn MF
- Wrong Side Of Heaven (acoustic)
- Remember Everything (acoustic)
- Coming Down
- Under And Over It
- Far From Home
- The Bleeding