Recensione: Abominate

3, 2, 1, via con le mazzate.

Sembra che dopo aver lasciato gli Entombed e aver messo a nanna gli Entombed A.D., Lars-Göran Petrov abbia ottenuto una specie di seconda giovinezza. Il suo secondo gruppo musicale post-Entombed, Firespawn, ha all’attivo tre album furiosi e potenti come gli Entombed non erano mai stati prima. Musicalmente, si tratta più o meno della stessa roba (death metal ritmico con presenza di breakdown e accordatura in Do), ma la prova vocale di Lars è quanto di più distante dall’hardcore di un tempo. Sarà la presenza del chitarrista dei Necrophobic Fredrik Folkare del batterista dei Defleshed Matte Modin nella formazione, ma il suo recente growl fa più impressione di altri cantanti brutal death con la sua età. Paese che vai, “rutti” che trovi.

Il terzo album del gruppo in questione, “Abominate” è l’ennesima scarica di death un po’ thrash, un po’ metalcore e molto trash come i precedenti erano a loro volta. C’è un solo problema: a parte qualche blast-beat sparso, è anche più lento. Le ritmiche sono mediamente più lente del passato, qualche volta c’è un uso di ritmiche differente dal solito 4/4, ma questo non significa che tracce come “The Gallows End” , “Death an Damnation” o “Heathen Blood” siano prive di qualche tipo di violenza sonora. Solo nella title track il gruppo fa uso di accordatura in Drop La#, il che fa venire il sospetto che ormai i Crowbar hanno perso il primato di “gruppo più pesante della terra” da un bel pezzo. Dopo un interludio che separa le due parti dell’album, la seconda segue più o meno la scia della prima senza deludere.

Da un genere come il death metal, dove di solito la potenza sonora viene prima della creatività della musicalità, un album del genere non può che essere considerato valido. Una sola cosa: a partire dal prossimo album, ai Firespawn converrà cominciare a spingere ancora di più nell’acceleratore, o rischiano di diventare succubi della ripetizione di cui il genere viene spesso accusato… molte volte a ragione.

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