Faster Pussycat – Recensione: Wake Me When It’s Over

Quando si parla di glam metal made in Usa una delle prime band che vengono in mente è sicuramente quella dei seminali e coloratissimi Faster Pussycat.  La formazione nasce ad Hollywood nel 1986 ed è composta da Taime Downe alla voce, proprietario anche del famigerato Cathouse Club, Brent Muscat e Greg Steele alla chitarra, Kelly Nickels al basso (ex L.A. Guns) e Mark Michals alla batteria. Un anno dopo esce l’eccellente album di debutto che vede però Eric Stacy al basso a causa di un infortunio motociclistico che colpisce Nickels, il disco  prodotto da Rick Browde, noto per aver  lavorato anche con i mitici Poison sicuramente è una pietra miliare del genere, ma è con il successivo lavoro “Wake Me When It’s Over” che la band losangelina raggiunge il suo apice in quanto a notorietà, infatti il disco diventa d’oro e ad oggi è il loro album di maggiore successo.

Un disco sicuramente prodotto e suonato meglio e il cui livello di composizione è nettamente superiore al precedente e che risulta più maturo, che spazia di più nel genere e non si fossilizza su se stesso. Non dimentichiamo comunque che si parla di sleaze glam rock e la matrice trasgressiva è sempre predominante come nell’incalzante opener “Where There’s A Whip There’s A Way“, degenerato inno insolente a cui segue l’accattivante “Little Dove” che ci conduce in uno dei pezzi più riusciti di questo dischetto,  “Poison Ivy“, una sfrenata cascata di note ruvide, semplicemente una composizione perfetta, pericolosa ed irresistibile. A seguire una delle più belle ballad di tutti i tempi quella “House Of Pain” che emoziona e regala brividi ogni volta, merito sia dell’intensità vocale di Downe che del testo molto struggente supportato anche da un video di successo che regala alla band l’entrata al ventottesimo posto della classifica di Billboard.

Dopo questa parentesi molto intensa si ritorna a rockeggiare con la scoppiettante “Gonna Walk” dall’incedere quasi twist rock che non vi farà stare fermi un attimo a cui segue la sleazy e ruffiana “Pulling Weeds“. Ma il bello deve ancora venire : ecco farsi sotto “Slip Of The Tongue“, spregiudicata marcia verso la passione e la perdizione caratterizzata da un ritornello ficcante che ti cattura dal primo ascolto, mentre il rumore della pioggia da il via a “Cryin’ Shame“, composizione dall’incedere più melodico e arioso, ma comunque dotata di un fiero cipiglio elettrico. Le influenze del glam dei seventies, New York Dolls su tutti si fanno sentire sulla sbarazzina “Tattoo“, mentre “Ain’t No Way Around It” è un pezzo caldo e dall’energia a dir poco debordante.

Arizona Indian Doll” invece è una composizione molto particolare al piano che evoca scenari quasi cabarettistici e che scanditi dallo schioccare delle dita ci catapultano in un immaginario teatro di periferia di Hollywood, fumoso e angusto caratterizzato da un vecchio palco fatto di assi di legno e da drappi rossi sdruciti con al centro i Faster Pussycat ad intrattenere il malfamato pubblico. La chiusura è lasciata ad una romantica ballata dolciastra e struggente “Please Dear” che chiude in bellezza un lavoro seminale ed imprescindibile per ogni amante del glam, dello sleaze rock e che ne trasuda la vera essenza. Buy or die!

Etichetta: Elektra Records

Anno: 1989

Tracklist: 01. Where There's A Whip, There's A Way 02. Little Dove 03. Poison Ivy 04. House Of Pain 05. Gonna Walk 06. Pulling Weeds 07. Slip Of The Tongue 08, Cryin' Shame 09. Tattoo 10. Ain't No Way Around It 11. Arizona Indian Doll 12. Please Dear
Sito Web: http://www.fasterpussycat.com

eva.cociani

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Amo la musica a 360 gradi, non mi piace avere etichette addosso, le trovo limitanti e antiquate, prediligo lo street, il glam e anche il goth, ma non disdegno nulla basta che provochi emozioni. Ossessionata dalle serie tv, dalla fotografia, dai viaggi e dai live show mi identifico con il motto: “Live the life to the fullest”.

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