Agli Evergrey basta poco più di un anno per consegnarci il loro debutto sotto l’egida della Napalm Records. Spetta a questo nuovo lavoro dal titolo “A Heartless Portrait (The Orphean Testament)”, come sempre ambizioso, il compito di raccogliere il testimone del valido predecessore “Escape Of The Phoenix”. Le coordinate sono ancora una volta quelle di un heavy/prog oscuro e roccioso, come al solito raffinato, ma meno incisivo del solito. Procediamo comunque con ordine.

La opener “Save Us” rappresenta un ottimo inizio: drammatica, potente e sinfonica. Mantiene le stesse premesse, anche se risultando già un po’ meno efficace, il singolo apripista “Midwinter Calls”, mentre “Ominous” comincia ad annoiare e a sapere un po’ troppo di mestiere. “Call Out The Dark” è immediata e molto AOR oriented, ma funziona; la parziale title track a seguire, brano più lungo del lotto, riporta invece in primo piano l’aggressività.

La seconda parte dell’album si apre in maniera diretta e melodica con “Reawakening”: già da questo momento in poi, però, il platter non ci regala più grandi sussulti. Il copione che ci accompagna da qui alla fine è infatti sempre lo stesso, in un’alternanza un po’ calcolata fra ariose aperture e momenti più robusti, con tastiere di stampo cinematografico a fare costantemente da sottofondo.

Sarà che, fra allontanamenti temporanei e ritorni, la line-up degli Evergrey è più o meno quella da parecchio tempo (il componente più fresco, ovvero il bassista Johan Niemann, è ormai nei ranghi da 12 anni), ma ci sembra che i nostri questa volta siano andati col pilota automatico. La tecnica non si discute e la complessità del concept nemmeno: a latitare è la capacità di coinvolgere l’ascoltatore. “A Heartless Portrait (The Orphean Testament)” resta un disco per gli appassionati delle produzioni meticolose e delle sonorità studiatissime, che faticherà però a entrare nel cuore di un’audience più ampia.

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