Un diesel chiamato Europe: come il motore in questione, parte lento ma poi non lo fermi più! Ed è stato in questi termini che si è svolto il sold out più atteso di questo improbabile, primaverile, autunno. Fans di lunga (e non) data, che attendevano il come back in penisola di Tempest e compagni da giurassici tempi, proprio come citava la maglietta del fanclub italiano.
Ad aprire la serata i Settevite, band meneghina che poco o nulla c’entrava con il genuino hard rock scandinavo in programma: il pubblico risponde. Col nome Europe. Proprio come desideravano, i quasi tremila presenti esplodono esattamente alle 21, quando ‘Got To Have Faith’ risuona in un tripudio stroboscopio di ottime luci, a contorno di uno stage spoglio, minimale costituito solo da ampli e lo striscione della band sopra il drum kit. Lontani anni luce dai fasti – al limite del glam – degli eighties, i nostri si presentano come un combo maturo, senza voglia di strafare, ma solo con l’intenzione di dimostrare l’assioma “siamo ancora qui”!
Incentrano gran parte dell’ora e mezza (poca?) – com’era giusto aspettarselo – sull’ultima fatica ‘Start From The Dark’, che con suoni modernisti ha riportato alla ribalta una band che da troppo tempo mancava dalle scene. Suonano con decisione, sforando talvolta su alcuni attacchi del drummer Ian Houglan. Cose non di eccessiva rilevanza e che non influiscono sul buon rendimento del resto del gruppo che si lancia anche in rivisitazione di vecchi classici come ‘Ready Or Not’ e ‘Superstitious’ tratti da ‘Out Of This World’. Si torna al nuovo con ‘America’, forse il capitolo meno convincente di ‘Start…’ per poi tirar dritto alla title track di ‘Wing Of Tomorrow’ ed a ‘Let The Good Times Rock’. Personalmente attendevo ‘Seven Doors Hotel’, come una delle mie preferite da sempre degli Europe: non vengo deluso… soprattutto dalla successiva ‘Heart Of Stone’ accolta da un boato dai presenti.
Si sta entrando nel vivo dello show e la calmierata ‘Hero’ anticipa un “are you still out there??” da parte di Joey, che si lancia in ‘Wake Up Car’, sempre dalla loro ultima fatica. ‘Sign Of Times’ preannuncia un instrumental set in cui a spiccare è il solo di Norum, sempre sostenuto e di spicco in tutto il concerto. Al termine viene presentata la band e al turno di Ian, questo risponde agli applausi del pubblico con una bella spruzzata d’acqua… servirà a calmare i bollori?
‘Girl From Lebano’ , stupenda come sempre, è un altro tassello al mosaico in cui brilla una ‘Carrie’ acustica cantata quasi totalmente dai fans. Altro ritorno al nuovo disco con ‘Flames’ sino ad arrivare al battimani della gente sulle prime note di ‘Yesterday News’. Battimani che diventano nuovamente ovazione quando ‘Rock The Night’ si materializza: nel mezzo della canzone Tempest chiede a chi gli sta davanti se saranno in grado di cantare più forte che a Vienna (venue precedente): dalla risposta pare proprio di si… Pochi minuti di rifiato ed è tempo di bis, con la title track di ‘Start From The Dark’ e due evergreen quali ‘Cherokee’ e ‘The Final Countdown’.
Il cuore Europe palpita nuovamente. Ma forse non ha mai smesso di farlo!